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Cultura in azione

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04 settembre 2021

L’impresa di Armida Barelli e Agostino Gemelli


Pensando alla vita di Armida Barelli viene in mente un adagio latino, ad impossibilia nemo tenetur , ma solo per ribaltarlo: tutti sono tenuti a desiderare l’impossibile, perché, se ci credono davvero, rischiano di ottenerlo. La vita di questa donna, eccezionale nella sua apparente normalità, è costellata di episodi che un bravo sceneggiatore di fiction segnerebbe con la matita blu di “inverosimile”; tutte cose realmente avvenute, documentabili e documentate. Cassiera senza cassa  — per tutta la sua vita lancerà iniziative ambiziose partendo da una totale assenza di finanziamenti adeguati — pasionaria timida — riservata e discreta per temperamento, arriverà a tenere anche sei discorsi al giorno alle ragazze del suo amato Gf, la Gioventù Femminile, con lo scopo di far capire l’importanza di un voto informato e consapevole —  globetrotter  disposta a qualsiasi trasferta proprio quando la salute comincia a vacillare, fondatrice di movimenti e reti sociali  proprio quando alla sua vita si affaccia la tentazione della clausura. E l’elenco dei paradossi potrebbe continuare. «La sua arma segreta? Il suo  nesso con l’oltre» si legge in un forum di discussione online di allievi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ateneo che senza la tenacia di questa donna non sarebbe mai nato.

Al centro dei commenti c’è la causa di beatificazione della “signorina Barelli”, ormai in dirittura di arrivo. Una fede rocciosa, solida, non banalmente sentimentale, quella di Armida, da cui sono scaturiti successi inattesi e veri e propri miracoli, non solo post mortem . Il termine “culto del cuore di Gesù” potrebbe tranne in inganno chi non ne conosce la storia; non c’è niente di sprovveduto o sdolcinato nella sua devozione, il termine “cuore” nella Bibbia indica la sede della volontà, quella che adesso chiameremmo intelligenza affettiva.

Armida si fida della locomotiva della Grazia, si lascia trasportare da quello che incontra, è fedele al metodo di non avere un metodo, investe tutte le sue energie nell’obbedire al presente. È certa solo di poche grandi cose, disponibile a cambiare strada e persino a fare inversione a u  quando la segnaletica della Provvidenza lo richiede. «Zitella mai — promette alle amiche, a 18 anni — sarò suor Elisabetta missionaria in Cina o madre di dodici figli, e la prima bambina si chiamerà Elisabetta. Ricordate tutte che Ida Barelli sarà suora o mamma, ma zitella mai». Non vuole vivere solo per se stessa Armida, è la sua ossessione. La sua passione per la vita conquista la fiducia di un uomo dal temperamento difficile, duro e autoritario (per usare un eufemismo) come Edoardo, alias Agostino Gemelli. Che sarà chiamato, non a caso, il Terribile, non il Magnifico, dai suoi prof, una volta diventato rettore del neonato ateneo.

L’incontro con padre Gemelli le cambia la vita. O meglio, fa deragliare la vita di entrambi verso percorsi impossibili da immaginare prima e progetti talmente ambiziosi da rasentare la follia. Armida si innamora perdutamente del carisma francescano — lo stesso che ha già rapito il cuore di Edoardo — ed entra nel Terz’Ordine con il nome di Elisabetta (in omaggio alla santa ungherese; come aveva sempre desiderato, nei suoi sogni di ragazza). E comincia a lavorare in simbiosi con padre Gemelli insieme agli amici Olgiati e Necchi, che adesso, nel ventunesimo secolo, sono diventati nomi di strade e di aule nel comprensorio della Cattolica meneghina.

«Capiamoci, nel 1921, cento anni tondi fa  — scrive Caterina Giojelli in un suo vivace ritratto del “tornado Barelli” — quando venne inaugurata l’università era tutt’altro che una semplice o sventata fundraiser . Nata nel 1882, famiglia borghese, formata nel prestigioso collegio svizzero delle suore francescane di Menzigen, poliglotta come pochi maître à penser  dell’epoca, aveva tuttavia tentennato un po’ prima di seguire padre Gemelli nell’ambiziosa fondazione dell’ateneo. Non si sentiva una intellettuale, ma il Sacro Cuore di Gesù scoperto in Svizzera e nella fede limpida di una compagna di studi orienta tutte le sue scelte».

 Non più «la fisima della scienza per la scienza o della cultura per la cultura, ma tutto per la religione» le scrive Gemelli nel 1919. Non una fissazione erudita ma un servizio al mondo, aperto agli imprevisti e alle sorprese della Carità con la c  maiuscola, che non risiede dalle nuvole in su ma ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini. Quando, vedendola in azione, il cardinale Ferrari le chiede di fondare la Gioventù femminile cattolica, l’instancabile signorina Barelli inizia a percorrere la penisola in lungo e in largo per dire alle donne quanto è prezioso il loro contributo, aiutarle a studiare, motivarle a lavorare e spronarle a impegnarsi in prima persona in politica o nel grande arcipelago della società civile, in famiglia o negli ambienti di lavoro.

 Povera di tutto (anche  di tempo e di salute) Armida diventa una calamita di finanziamenti e sottoscrizioni: migliaia di microdonazioni, ma anche “effetti speciali” come la capitolazione repentina del conte Ernesto Lombardo, in un primo momento scettico sulla fattibilità del progetto, che stacca un assegno a molti zeri per finanziare il futuro ateneo (il milione che serviva per l’acquisto dello stabile di via Sant’Agnese). Armida sostiene con il suo lavoro, giorno dopo giorno, l’opera del suo “gemello diverso”, Edoardo Gemelli, che ha scelto il nome di Agostino per emularne la determinazione e la profondità di pensiero. Scrive Barelli alla fine della guerra: «Sapete che è stato concesso il voto alle donne. È un esercizio di attività politica nuova per noi: dobbiamo prepararci, dobbiamo capire quali sono i princìpi sociali della Chiesa per esercitare il nostro dovere di cittadine. Siamo una forza, in Italia, noi donne».

Armida sa bene che la ricchezza (quella vera) è negli occhi di chi sa guardare il mondo con gli occhi di un bambino, nel dono di uno sguardo cambiato. «Che meraviglia lo scintillio del sole sull’acqua del mare. Sono miriadi di diamanti che il Signore dona anche ai più poveri» ripeteva da ragazzina, durante le vacanze dal lavoro nella stamperia dei genitori. Diamonds are a girl's best friend , ma solo se si tratta di gioielli che non serve comprare, che ricordano all’uomo il suo orizzonte eterno, gratis come la luce sul mare.

di Silvia Guidi


Una graphic novel per Armida


Armida Barelli ha segnato la prima metà del Novecento con la sua volontà di rafforzare la presenza e la fede cattolica nella società italiana. Una  graphic novel, sceneggiata e illustrata da Pia Valentinis e Giancarlo Ascari, ne racconta la vita e gli straordinari incontri con altri protagonisti del cattolicesimo italiano lungo oltre mezzo secolo di storia: oltre a Agostino Gemelli, Giuseppe Toniolo, Benedetto
 xv  e Pio  xi . Il volume si intitola «Armida Barelli - Nulla sarebbe stato possibile senza di lei»; è  a cura della giornalista  e scrittrice Tiziana Ferrario, ed è realizzato in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto Giuseppe Toniolo. Il libro, editore Franco Cosimo Panini, e che si avvale della consulenza storica di Aldo Carera , ed Ernesto Preziosi,  esce in occasione del centenario dell’Università cattolica. Con le tavole della graphic novel è in programma anche una mostra itinerante.  Il 20 febbraio 2021 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione dei Santi a promulgare il decreto che porterà agli altari Armida Barelli, di cui è stato riconosciuto un miracolo. La cerimonia della beatificazione si prevede per il 2022.