31 agosto 2021
Al vetriolo furono gli strali lanciati da Voltaire contro Shakespeare, definito dal filosofo francese «un genio senza il minimo buon gusto», e reo di aver prodotto «un enorme letamaio» dal quale, comunque, era possibile estrarre «qualche perla». Non risultano meno velenosi i dardi scoccati da Vladimir Nabokov all’indirizzo di Fëdor Dostoevskij che, nel celebre libro Lezioni di letteratura russa, gli riconosce solo «lampi di eccellente umorismo». L’assunto è chiaro ed inequivocabile. Dostoevskij «non è un grande scrittore, ma è piuttosto “mediocre»: dissemina le sue opere di «banalità letterarie».
Nabokov gli contesta «mancanza di gusto» e gli imputa il fatto di lasciare i suoi personaggi a «sguazzare nelle tragiche ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati