Il cardinale Re incorona come legato pontificio l’immagine mariana ad Oropa

L’aiuto della Madonna per uscire dalla pandemia

 L’aiuto della Madonna per uscire dalla pandemia  QUO-195
30 agosto 2021

«La Vergine Santa accompagni il cammino del popolo di Dio sulla via della santità»: così Papa Francesco, all’Angelus del 29 agosto, ha rivolto «un saluto speciale ai fedeli radunati presso il santuario di Oropa per la festa dell’incoronazione dell’effige della Madonna Nera».

Proprio le parole del Pontefice — ascoltate ad Oropa attraverso il collegamento televisivo — hanno introdotto spiritualmente il gesto dell’incoronazione compiuto domenica mattina, dopo la celebrazione della messa, dal cardinale legato pontificio Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, sul sagrato della basilica superiore.

A Oropa si è vissuto un vero e proprio pellegrinaggio “alpino” (è a 1200 metri di altitudine) di popolo, con la partecipazione dei vescovi del Piemonte — accolti dal vescovo di Biella, monsignor Roberto Farinella — e delle autorità civili e politiche. Ma soprattutto con una significativa presenza di giovani, di sacerdoti e di tanti fedeli che hanno raccolto pezzi di stoffa per donare un manto all’immagine mariana.

«Prendendo spunto da una preghiera mariana dei cristiani della fine del iii secolo, giunta a noi in lingua greca su papiro egiziano», il cardinale Re ha invocato, in particolare, la protezione della Madre di Dio «nella situazione odierna, carica di sofferenze e di angosce che attanagliano il mondo intero a causa della pandemia del covid-19 e per le difficoltà economiche, sociali ed educative che comporta la ripresa verso una vita normale, nella fraternità e nella solidarietà».

Incoronando l’immagine mariana — è la quinta volta nella storia — il legato pontificio ha elevato una preghiera accorata per «le sofferenze delle famiglie che hanno perduto persone care nel dramma della pandemia», perché trovino «la forza di riprendere a vivere con serenità, coraggio e speranza».

Il pensiero è andato anche ai «giovani che non riescono a trovare un’occupazione», a «chi ha perso il lavoro», a «chi soffre la solitudine e la povertà». E a tutte le famiglie, soprattutto quelle «in crisi, divise», e alle persone consacrate. Infine, il cardinale ha così concluso la preghiera: «Proteggi e accompagna, Vergine Santa, la comunità diocesana di Biella, il Piemonte, l’Italia e l’umanità intera, perché cresca l’impegno per il bene comune e non manchino gli sforzi perché amore e pace regnino nei cuori e nella società. Rinvigorisci la coerenza cristiana e sostienici nel cammino sinodale programmato dalla Chiesa italiana».

«Il gesto di incoronare la Madonna — ha spiegato il legato pontificio — è carico di significato: ci inserisce in una tradizione che ha radici nel 1620 e ci riporta col pensiero alle innumerevoli persone che lungo i secoli sono salite a questo santuario per mettere nelle mani della Madonna i loro problemi, cercando rifugio sotto la sua protezione». Anche Dante Alighieri, «del quale ricorre fra pochi giorni il settimo centenario della morte, aveva grande fiducia nel potere di intercessione della Madonna a nostro favore e fa dire a san Bernardo nella preghiera alla Vergine: Donna sei tanto grande e tanto vali che / chi vuol grazia e a Te non ricorre / sua disianza vuol volar senz’ali (Paradiso 33, 13-15). È come voler volare senza le ali, se non si ricorre all’intercessione della Madonna».

In precedenza, durante la celebrazione della messa nella basilica, il cardinale Re aveva sottolineato nell’omelia che «il tradizionale solenne rinnovo ogni cento anni dell’incoronazione della statua della Madonna di Oropa è un atto religioso altamente significativo» per ricordare e far «rivivere l’incoronazione, avvenuta il 30 agosto 1620». Ma, anzitutto, «l’incoronazione vuole essere un segno del nostro impegno nel mettere ordine nella nostra vita, dando a Dio il primo posto nei nostri pensieri e nel nostro cuore».

«L’uragano del covid 19 ha obbligato a ritardare di un anno questa celebrazione centenaria», ha ricordato il porporato. «Abbiamo vissuto — ha aggiunto — un periodo particolarmente difficile e oggi siamo qui riuniti per portare ai piedi della Madonna anche le tante sofferenze e dolori, le pesanti solitudini che ci hanno tenuti lontani dai familiari e amici, le speranze e le attese dell’umanità ferita dalla dura prova della luttuosa pandemia».

«Quattro secoli fa, in questo santuario che si eleva maestoso qui sulle Alpi, si fece ricorso all’intercessione della Madonna per implorare aiuto e protezione nelle difficoltà della vita e contro il flagello della peste», ha proseguito. E «oggi, in questo travagliato periodo storico, tormentato dal coronavirus e dalle sue pesanti conseguenze sanitarie e sociali nel campo del lavoro, dell’economia e della scuola per la gioventù, cerchiamo sostegno, coraggio e rifugio nell’aiuto della nostra celeste Madre per far fronte alle attuali sfide».

Con questo spirito, ha affermato, «sentiamo il bisogno di ripartire insieme, con determinazione e vigore, per superare la grave crisi che ci attanaglia. Sentiamo, ora più che mai, il bisogno dell’aiuto di Dio, ma avvertiamo anche il dovere di ravvivare la nostra fede e di ripensare la nostra vita, prendendo coscienza di ciò che veramente conta e, quindi, sentiamo acuto il bisogno di un risveglio religioso nel pensiero e nelle attività della nostra vita quotidiana».

«Questa solenne celebrazione mariana — ha concluso il decano del Collegio cardinalizio — è appello a un’intensa ripresa di vita cristiana e a una testimonianza coerente». E «deve segnare l’inizio di un genuino rinnovamento spirituale e portare a una crescita nella fraternità, nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, particolarmente necessari in questo momento critico in cui i problemi sono talmente complessi, che potranno essere risolti soltanto con il generoso contributo di tutti».