Tensioni in Europa per i timori di nuovi arrivi lungo la rotta balcanica

Afghanistan: il dramma dei profughi

TOPSHOT - Stranded people wait for the reopening of the Pakistan-Afghanistan border crossing point ...
12 agosto 2021

Kabul, 12. L’Afghanistan è un Paese al collasso e l’Europa teme un’ondata di profughi come quella provocata dalla crisi siriana nel 2015. La Germania ha deciso ieri di sospendere temporaneamente i rimpatri dei richiedenti asilo afghani che hanno visto rifiutata la propria domanda. Lo ha annunciato il ministero dell’Interno, citando le instabili condizioni di sicurezza nel Paese a causa dell’offensiva militare dei talebani. Analogo provvedimento è stato adottato dalle autorità dei Paesi Bassi, che hanno sospeso i rimpatri per i prossimi 12 mesi, come annunciato dalla sottosegretaria alla Giustizia, Ankie Broekers-Knol.

La decisione di Berlino e Amsterdam arriva dopo giorni di forti tensioni nell’Unione. Martedì scorso Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Austria e Grecia avevano chiesto alla Commissione europea di non fermare i rimpatri forzosi di chi non ha ottenuto l’asilo politico, temendo un nuovo flusso di arrivi lungo la rotta balcanica. «La situazione in Afghanistan è delicata — si legge in una lettera congiunta inviata alla Commissione — ma è importante rimpatriare chi non ha reali esigenze di protezione». Inoltre «fermare i rimpatri invia un segnale sbagliato ed è probabile che motiverà ancora più cittadini afghani a lasciare casa per dirigersi in Ue».

Ieri, come detto, il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha corretto il tiro affermando di essere favorevole a una ripresa dei rimpatri verso l’Afghanistan di chi si è visto respingere la richiesta di asilo in Germania «non appena la situazione lo consentirà». Seehofer ha però appoggiato la decisione di «non far proseguire al momento i rimpatri fino a nuove disposizioni in considerazione dell’avanzata dei talebani nel Paese». «Chi non ha il diritto alla permanenza deve lasciare il Paese» ha spiegato Seehofer. «Ma uno Stato costituzionale ha anche la responsabilità di garantire che i rimpatri non implichino un pericolo per le persone interessate».

La lettera ha suscitato l’indignazione di molti, soprattutto delle ong umanitarie. Fra le reazioni, quelle di Amnesty International e altre 25 organizzazioni non governative, che hanno rivolto un richiamo prima di tutto al governo tedesco: «La Germania non può chiudere gli occhi davanti alla situazione dell’Afghanistan in continuo peggioramento» si legge in una dichiarazione congiunta. Secondo le ong, «ogni respingimento in Afghanistan è una violazione del diritto internazionale». Severo anche il giudizio di Catherine Woollard, direttrice del Consiglio europeo su Rifugiati ed esiliati, che denuncia la strategia europea «basata solo sull’idea di impedire di arrivare ai richiedenti asilo, attraverso accordi con Paesi poco democratici».

Secondo fonti di Bruxelles, in Afghanistan mezzo milione di persone è pronto a fuggire verso i Paesi confinanti: Pakistan, Iran (che hanno già accolto rispettivamente 3,5 e 3 milioni di afghani) e in parte anche Tadjikistan. L’Unhcr stima che dall’inizio dell’anno quasi 400 mila afghani siano stati costretti ad abbandonare le proprie case; circa 244 mila solo a partire da maggio. Teheran, almeno per il momento, ha deciso di lasciare le frontiere aperte, mentre Islamabad ha blindato i suoi confini. E gli osservatori internazionali temono che l’esodo sia solo all’inizio.

Sei mesi fa, secondo i dati delle Nazioni Unite, erano 18,4 milioni le persone che in Afghanistan necessitavano di aiuti umanitari, pari al 45% della popolazione. Una situazione già disperata, che però ora minaccia di precipitare. Solo nelle ultime 72 ore, fanno sapere dall’Unicef, sono stati uccisi 27 bambini e ne sono stati feriti 136, mentre cresce la preoccupazione per i minori reclutati dai gruppi armati, e per le donne frustate e abusate in pubblico. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, così come l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, hanno lanciato l’allarme per l’emergere di violazioni che potrebbero equivalere a crimini contro l’umanità.

Sul piano militare, come accennato, i talebani continuano a guadagnare terreno. È di questa mattina la notizia secondo cui i ribelli hanno preso il controllo di Ghazni, capoluogo dell’omonima provincia nel sud est dell’Afghanistan. Lo riferiscono fonti ufficiali. A Ghazni, i talebani hanno assunto il controllo dei più importanti edifici governativi, compreso l’ufficio del governatore e il quartier generale della polizia. Nel momento in cui scriviamo sono in corso violenti scontri. I talebani ormai controllano circa il 65% del territorio afghano.

Intanto gli Usa hanno confermato che il ritiro delle truppe secondo il calendario previsto non si fermerà. Lo ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, in conferenza stampa. «Il futuro del Paese è nelle mani degli afghani», ha aggiunto Psaki, sottolineando che le forze di sicurezza afghane «hanno quello di cui necessitano» per contrastare i talebani. «Quello che devono determinare», ha aggiunto, «è se hanno la volontà politica e la capacità di unirsi come leader per combattere».