28 luglio 2021
Il discrimine è tanto insidioso quanto netto. E rivelatore. C’è la fraternità chiusa e c’è la fraternità aperta. La prima si richiude sul “noi” ed esclude chiunque sia straniero a questo “noi”. Si tratta di una fraternità che finisce per arroccarsi in un nazionalismo che tende a sopprimere qualsivoglia impulso e tendenza che si sviluppino al di fuori dei confini, geografici ed ideologici.
A tale nazionalismo fa da benefico contraltare il patriottismo che suggella una fraternità aperta, anzitutto quando riconosce «piena umanità» allo straniero, al rifugiato, al migrante.
È questo il discrimine su cui pone un forte accento critico Edgar Morin nel pamphlet La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo (Roma, Ave, 2020, pagine 71, ...
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