L’idea di Sirante

Arte delivery

 Arte delivery  QUO-167
26 luglio 2021

«Il mio banco del liceo era tutto completamente disegnato. Ecco, in quel momento ancora non avevo la minima idea di cosa avrei fatto in futuro e sicuramente non sapevo che il disegno sarebbe diventato il mio mestiere». Più di un mestiere verrebbe da dire, visto il rapido successo con cui il giovane Sirante è diventato un personaggio tra i più interessanti nel panorama della Street Art. Ma lui sorride distaccato e resta con le spalle sulla testa e continua a raccontare il suo percorso, confuso come spesso è per gli adolescenti, che lo ha portato fin qui. «Dopo il liceo mi sono iscritto a giurisprudenza, frequentata per un anno, ho poi capito che mi interessava molto ma che non avrei voluto diventasse il mio lavoro. Ho così cambiato radicalmente percorso di studi». Si concentra su un punto per lui fondamentale: la sete di conoscenza, figlia dello stupore. «Dopo il liceo è esplosa in me la voglia di conoscere quante più cose possibili, fosse per me studierei e basta, è troppo tutto “meravigliosamente interessante”. Per motivi di lavoro ho avuto anche la fortuna di viaggiare molto». A questa passione per la realtà si affianca presto quella politica e «per i problemi sociali», questo mix trova la sua via espressiva nel disegno. E quindi arriva alla Street Art e, da un anno, anche al progetto Just Art.

«Un progetto che nasce per necessità. Mi mancava molto entrare in un museo, osservare un quadro, perdermi un po’. L’Arte è troppo meravigliosa per essere “accantonata”, nello stesso tempo non ho nessuna qualifica per affermare che i poli museali debbano rimanere aperti. Sta di fatto che all’inizio del 2020 anche i musei chiusero. Trovai la cosa inaccettabile, provai una reazione immediata, bisognava fare qualcosa». Innanzitutto pensare. Cosa si era “salvato” dalla pandemia? Il delivery, la consegna a domicilio, ecco la strada: «Durante questa pandemia il delivery ne è divenuto il simbolo, un servizio molto diffuso per riempire la pancia, ma anche l’anima va sfamata. Non c’è solo fame di pane ma anche di bellezza, mi pare sia Dostoevskij a scriverlo. Come dar da mangiare agli affamati? Per rispondere a questa domanda nasce il delivery dell’Arte. La possibilità di ordinare delle opere, da noi scelte, e averle consegnate a casa. Opere che rispecchiano le emozioni, le situazioni e i momenti che stiamo vivendo dall’inizio di questa pandemia. Le opere sono consegnate in un comune cartone da pizza, che ne diviene supporto come se ne fosse la tela. Questo non vuole svalutare l’Arte, ma accompagnarla con un oggetto testimone di questo momento storico».

Nel corso dell’anno terribile della pandemia il progetto si è sviluppato, spiega Sirante. «Il progetto Just Art è nato come singola azione dimostrativa, le opere e la loro consegna sono state completamente gratuite. Poi però il numero di richieste è stato inaspettatamente alto, a dimostrazione che l’intuizione era giusta: grande era il bisogno di arte fra le persone. Così è stata realizzata una seconda ondata di consegne, con un costo minimo utile solo al finanziamento del progetto: il progetto però non è a scopo di lucro». E ora? «Adesso sto lavorando a una terza ondata, con nuove opere e un’ulteriore sviluppo dell’idea. Ad esempio la possibilità di usufruire di una video lezione sull’opera ordinata, preparata da uno storico dell’arte scansionando un QRCode presente sulla scatola». Una cosa sta a cuore a Sirante: che si colga l’esigenza radicale, precipuamente umana, della contemplazione della bellezza e quindi della necessità della fruizione dell’arte che secondo Pablo Picasso «scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni».

di Andrea Monda