Al motto olimpico è stato aggiunto «Communiter» sulla scia della «Fratelli tutti»
e dell’esperienza di Athletica Vaticana

La quarta parola

 La quarta parola  QUO-165
23 luglio 2021

Le Olimpiadi di Tokyo si aprono nel segno solidale suggerito dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco. Il Comitato olimpico internazionale ha approvato l’aggiunta della parola latina Communiter — che corrisponde all’inglese Together e al francese Ensemble — al noto motto olimpico «Citius! Altius! Fortius!» coniato, oltretutto, dal domenicano francese Henri Didon.

L’avverbio Communiter (cum munus e cioè dono reciproco) esprime la consapevolezza di tutto lo sport mondiale, dalla base ai massimi livelli, che solo con uno stile solidale — insieme, appunto — si può uscire migliori dalla crisi della pandemia. Anche attraverso lo sport.

La significativa parola in più nel motto dei Giochi è stata voluta dal Comitato olimpico internazionale, e in particolare dal suo presidente Thomas Bach, proprio per rafforzare l’idea della solidarietà. Con l’impegno per la sostenibilità, evitando inutili sprechi, e l’inclusività. Nell’agenda post-covid del Cio c’è, infatti, anche la raccomandazione che l’attività sportiva coinvolga il maggior numero possibile di persone nei Paesi con meno risorse, attraverso una più attenta redistribuzione economica. Perché lo sport non è solo mercato o sistema e neppure è solo quello si vede in t v. Insomma c’è bisogno di una visione alta per ripartire insieme puntando sui valori della gratuità, della bellezza.

Con lo stile della resilienza, che cancella la tentazione del guardare al passato per ricostruire semplicemente ciò che è caduto a causa della pandemia, lo sport inizia a guardare al futuro anche con nuovi modelli. E proprio l’aggiunta della dimensione solidale nel motto olimpico ripropone quelle relazioni fondamentali che lo sport costruisce tra le donne e gli uomini a scuola, in famiglia, nelle parrocchie, negli oratori, nelle piccole e grandi associazioni sportive.

All’iter che ha portato all’aggiunta della parola Communiter al motto olimpico ha contribuito anche il Pontificio Consiglio della cultura con un intenso carteggio con il Cio. Proponendo anzitutto di sostituire la parola Communis, un aggettivo, con Communiter. Una volta preso atto che il termine Simul, forse più appropriato, suscitava qualche perplessità in considerazione di un possibile accostamento all’espressione “simulazione”, tutt’altro che positiva.

E Simul ci invita anche a una considerazione. «Simul currebant» (dal Vangelo di Giovanni: Pietro e Giovanni «correvano insieme») e We Run Together sono i motti di Athletica Vaticana. È particolarmente significativo che il Cio si sia mosso su questa stessa linea inclusiva e solidale nella scelta delle parole per rilanciare il motto olimpico. È, in fondo, il diretto e pratico contributo culturale e spirituale che l’associazione sportiva della Santa Sede sta portando avanti tra la gente, nelle strade e nei luoghi sportivi. Penso, in particolare, al privilegiato rapporto con il Team olimpico dei rifugiati per il quale, al di là delle bandiere, tutti facciamo il tifo. In conclusione, non c’è dubbio che Fratelli tutti sia la strada, anche nello sport.

di Melchor Sánchez de Toca
Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della cultura


I Papi e le olimpiadi


Pio XII


«All’alba del prossimo vostro decennio si delinea già l’importante avvenimento dei Giuochi olimpici, ai quali è stata assegnata come sede, Roma... È molto opportuno  promuovere e favorire i convegni tra popoli diversi, affinché dalla conoscenza scambievole sorga l’amore e la fraternità [consolidando] più efficacemente nelle schiere giovanili la volontà di pace e di collaborazione. Lo sport, quando sia inteso cristianamente, è per sé un’efficace scuola per quel grande cimento che è la vita terrena le cui mete sono la perfezione dell’anima, il premio della beatitudine, la gloria immarcescibile dei santi» (Nel decennale del Centro sportivo italiano, 9 ottobre 1955).

Giovanni XXIII


«Olympiorum certaminum decursu omnibus vos... Nello sviluppo delle competizioni olimpiche darete a tutti un esempio di sana competizione, senza invidia e spirito di contesa; nella lotta mostrerete la vostra serena  costanza e giovialità, modesti nella vittoria, equanimi nel successo avverso, tenaci nelle  difficoltà, apparirete come autentici atleti  e farete vedere agli innumerevoli spettatori la verità dell’antico proverbio che raccomandava:  mente sana in corpo sano». (Udienza agli atleti olimpici, 24 agosto 1960).

Paolo VI


«Noi deploriamo questo fatto, che veramente disonora il nostro tempo, un tempo che era teso verso la pace... in un luogo e in un momento che è celebrativo della fraternità umana... E dinanzi a questi morti... non possiamo non essere molto tristi e non esprimere la nostra forte deplorazione... perché il tragico episodio porta il turbamento sopra una scena bella, giovanile, quella sportiva, che si stava celebrando con tanto ordine e con tanta tensione di animi... Non è un episodio che resta isolato. Tutti gli spettatori — milioni — che sono sparsi sulla terra restano tristemente feriti e vulnerati nel loro spirito» (Per l’eccidio a Monaco di Baviera, sede delle Olimpiadi, 6 settembre 1972)

Giovanni Paolo II


«La Chiesa vede anche nello sport un potente fattore di educazione morale e sociale, a livello personale, ma anche a quello nazionale ed internazionale. Come manifestazione dell’agire dell’uomo, deve essere una scuola autentica e un’esperienza continua di lealtà, sincerità, fair play, sacrificio, coraggio, tenacia, solidarietà, disinteressamento, rispetto! Quando, nelle competizioni sportive, vincono la violenza, l’ingiustizia, la frode, la sete di guadagno, le pressioni economiche e politiche, le discriminazioni, allora lo sport è relegato al rango di uno strumento di forza e denaro» (Ai membri del Comitato olimpico internazionale - Cio, 27 maggio 1982).

Benedetto XVI


«Le Olimpiadi sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e attenzione... i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fraternità tra i popoli della Terra» (Angelus, 22 luglio 2012).


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