Una riflessione sulla «Lettera agli Ebrei»

Un varco
tra noi e il Cielo

René Magritte, «Il falso specchio» (1928)
14 luglio 2021

Pubblichiamo la prefazione al libro di Albert Vanhoye, «Il Sangue dell’Alleanza» (Cinisello Balsamo, San Paolo 2021, pagine 208, euro 18).

Il testo della Lettera agli Ebrei è un testo del Nuovo Testamento che normalmente non viene particolarmente frequentato dai fedeli, né si trova facilmente nella preghiera liturgica o nella prassi pastorale. Questo forse per un motivo molto semplice: la Lettera agli Ebrei non è un testo facile, non è un testo adatto ai neofiti. Esso è piuttosto un testo della maturità, un’esortazione fortemente cristologica che diviene comprensibile solo dopo aver frequentato molto il Vangelo e la Vita nuova di Cristo.

C’è poi anche da dire che molti aspetti di questo testo rimangono oscuri, come strade che non conducono a una risposta chiara, definitiva, e proprio per questo alludono a una prospettiva di Mistero più ampio. Ciò che non si comprende subito, spalanca la possibilità di cadere in ginocchio davanti al panorama infinito del Mistero. Questa esperienza è essa stessa una rivelazione, un modo altro di sperimentare la verità. Il cardinale Albert Vanhoye sj, è uno dei più grandi esperti della Lettera agli Ebrei. Nelle pagine che seguono sono raccolte le meditazioni tenute dallo stesso negli anni Novanta a un gruppo di sacerdoti Missionari del Preziosissimo Sangue. È proprio grazie a loro che è stato possibile ridonare una nuova edizione di queste meditazioni che hanno come fondale la Lettera agli Ebrei, con un particolare riferimento alla vita eucaristica.

Ciò che colpisce della Lettera agli Ebrei è l’originalità con cui essa ripensa al Sacerdozio di Cristo. L’Autore di tale Lettera ha aperto una nuova comprensione per capire l’Antico Testamento come libro che parla su Cristo. Tutta la tradizione precedente si era fondamentalmente sforzata di pensare a rileggere la figura di Cristo soprattutto in chiave davidica: Egli era appunto il vero Davide, il vero Salomone, il Re di Israele. È significativo come proprio l’apice di questa convinzione trovi il suo zenit sulla Croce quando viene posta come iscrizione l’indicazione che lì crocifisso su quel legno c’è “il Re dei Giudei”. Sembra così compiuta l’attesa di quel Re Messia che il popolo di Israele attendeva.

Ma l’Autore della Lettera agli Ebrei sembra porre la sua attenzione su una citazione che fino a quel momento non era stata notata particolarmente: «tu sei sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek» (Salmo 110, 4). Gesù non è quindi solo il compimento della promessa davidica, non è solo vero Re di Israele e del mondo, è anche il compimento della promessa del vero Sacerdote. In parte dell’Antico Testamento vi sono due linee separate di attesa: il Re e il Sacerdote. L’Autore della Lettera agli Ebrei, ponendo l’accento su questo versetto, comprende che in Cristo sono unite le due promesse: Cristo è il vero Re, il Figlio di Dio (Salmo 2, 7) ma è anche il vero Sacerdote. Così tutto il mondo cultuale, tutta la realtà dei sacrifici, del sacerdozio, che è alla ricerca del vero sacerdozio, del vero sacrificio, trova in Cristo la sua chiave, il suo adempimento e, con questa chiave, può rileggere l’Antico Testamento e mostrare come proprio anche la legge cultuale, che dopo la distruzione del Tempio è abolita, in realtà andava verso Cristo; quindi, non è semplicemente abolita, ma rinnovata, trasformata, poiché in Cristo tutto trova il suo senso. Il sacerdozio appare allora nella sua purezza e nella sua verità profonda.

In questo modo ogni battezzato non è più ostaggio di un sacrificio fatto semplicemente di culto e di riti, ma è attraversamento di quel ponte, di quell’alleanza che Cristo stabilisce attraverso il suo sangue. «La nuova alleanza, dunque, è la comunicazione di un dinamismo interno che trasforma la persona, rendendola capace di vivere la comunione con Dio e con i fratelli in un amore generoso, frutto dello Spirito Santo» (p.151).

Il testo che segue conserva lo stile colloquiale con cui è stato pronunciato. Le diverse meditazioni riprendono i tempi diversi di preghiera delle giornate di esercizi. La grande capacità di un insigne biblista come il cardinale Vanhoye sta proprio nel riuscire a far diventare accessibile e vivibile ciò che da soli potremmo percepire solo come incomprensibile e distante.

Sono certo che queste pagine aiuteranno molti ad accostarsi al testo biblico e alle pagine del proprio cuore con occhi nuovi, nella consapevolezza che tra noi e il cielo finalmente c’è un varco, un passaggio, un’alleanza che ha un nome proprio: Gesù Cristo.

di Luigi Maria Epicoco