In Sud Africa
ancora violenze e saccheggi
Oltre 70 morti

A fire engulfs Campsdrift Park, which houses Makro and China Mall, following protests that have ...
14 luglio 2021

Continua a salire, inesorabilmente purtroppo, il numero dei morti negli scontri scoppiati in Sud Africa dopo l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma. Sarebbero 72, al momento, le vittime confermate, di cui 45 persone sono morte solo nella regione di Gauteng. Nelle regioni di Kwazulu-Natal e Rauteng oltre 750 le persone trattenute in arresto.

Le proteste sono partite da Zulu, paese considerato la roccaforte dell’ex capo di Stato nel KwaZulu-Natal, la sua regione natale, dopo che l’Alta corte dello stesso Stato regionale aveva rifiutato la richiesta di sospendere il provvedimento dell’arresto di Zuma, stabilendo che lo stesso sarebbe dovuto restare nel penitenziario di Estcourt. Zuma, che il prossimo anno compirà 80 anni, si è consegnato alle autorità venerdì scorso. Dovrà scontare una condanna a quindici mesi di carcere inflittagli dalla Corte costituzionale per oltraggio ai giudici.

Le manifestazioni si sono poi estese fino alla più grande città del Paese, la capitale Johannesburg, con la popolazione che ha riversato nelle strade tutto il proprio malcontento per la crisi dell’economia sudafricana, molto debole già prima dello scoppio della pandemia. Recessione acuita fortemente, appunto, dalle varie ondate di covid-19 che hanno fatto del Sud Africa il Paese più colpito dell’intero continente, in termini di contagi e di vittime.

Il tasso di disoccupazione ha oltrepassato il record dei 32 punti percentuali e il governo, a giugno, per via della terza ondata ha dovuto stabilire nuove misure restrittive per fronteggiare l’avanzata delle infezioni. Il rand, la moneta sudafricana, è al livello più basso da inizio aprile.

A Johannesburg, in particolare nel sobborgo di Soweto, tantissimi gli episodi di violenza, con strade bloccate e diversi camion dati alle fiamme, con saccheggi e furti nei negozi e nei centri commerciali. Con esplosioni di bancomat e spari. Centinaia di persone hanno saccheggiato capannoni industriali alla periferia di Durban, uno dei porti marittimi più trafficati dell’Africa, dando alle fiamme anche un impianto chimico della zona.

Stando a quanto dichiarato dall’analista politico Daniel Silke all’Afp, l’ondata di violenza che sta vivendo il Sud Africa può essere spiegata da una combinazione di fattori, in cui crisi sociale e crisi politica vanno di pari passo. Per l’esperto, secondo cui le proteste per chiedere la liberazione di Jacob Zuma sono diventate un’opportunità per i saccheggiatori, che ha permesso loro di attaccare le attività commerciali, le prossime 48 ore saranno decisive per il Paese. «Il governo dovrà riprendere il controllo delle strade e ha pochissimo tempo per farlo prima che le rivolte si diffondano nel resto del Paese» le parole di Silke, che ha poi dichiarato che «questo è un test per la polizia, per il governo e ovviamente per il presidente Cyril Ramaphosa». Proprio l’attuale presidente sudafricano, domenica, in un discorso alla nazione per annunciare la proroga di alcune misure anti-covid, aveva esortato i manifestanti a protestare pacificamente.

Intanto ieri è intervenuta anche l’Unione africana (Ua). Tramite un comunicato l’Ua ha condannato «con la massima fermezza lo scoppio di violenza che ha provocato la morte di civili e spaventose scene di saccheggio», esortando a «un urgente ripristino dell’ordine».