«Scrivere è l’infinito» di Mariano Sabatini

Come una conchiglia
allo scoglio

Marsden Hartley, «The Seashell» (1929)
14 luglio 2021

«A mia madre, per le letture di bambino e per avermi trasmesso la gioia di creare». È sufficiente leggere la dedica del suo ultimo libro Scrivere è l’infinito (Firenze, Vallecchi Editore, 2021, pagine 208, euro 14) per capire chi è Mariano Sabatini.

Dopo una lunga serie di romanzi con il protagonista Leo Molinverno, giornalista e detective, Sabatini pubblica una piccola e preziosa antologia che racchiude pensieri, parole e riflessioni sul mestiere di scrivere, di tanti autorevoli autori. Il timore del blocco, la paura della pagina bianca, le paludi della scrittura e d’improvviso il volo ad ali spiegate, sono sentimenti comuni a quasi tutti gli autori e Sabatini offre un vero e proprio vademecum, fondamentale per chi si cimenti per la prima volta con la pagina scritta ma anche per chi è più esperto.

Qualche anno fa Antonio Manzini, pubblicava Ogni riferimento è puramente casuale una raccolta di racconti, amare parodie sulla vita scombussolata e spesso incongrua degli scrittori. La fatica, gli inganni e le mistificazioni del mondo editoriale affrontata con ironia e con spietato realismo.

Sabatini studia le stesse dinamiche in maniera tecnica, affidandosi a una precisa e rigorosa ricerca e una quantità enorme di interviste da lui stesso condotte ai più rappresentativi interpreti della recente narrativa.

Tante le curiosità, gli aneddoti, le abitudini bizzarre; Camilleri pretendeva un po’ di confusione intorno a sé, Fruttero scriveva con un cappello in testa, Gabriel Garcia Marquez immaginava che la sensazione indescrivibile e incomparabile che raggiungeva all’apice del climax dovesse assomigliare all’effetto degli stupefacenti, la pigrizia (si fa per dire) di Giuseppe Pederiali. Melania Mazzucco di sé dice che si «incolla alla sedia come una conchiglia allo scoglio» cercando nella totale immobilità una sorta di beatitudine zen.

Anche la rivoluzione tecnologica non sembra aver impressionato gli scrittori, anzi, il computer ha ridotto i tempi di lavoro in maniera considerevole, «tra me e il computer c’è un flusso unico che scorre velocissimo, la tecnologia aumenta l’intimità tra la forma, il significato e il mezzo» sostiene Mauro Covacich.

Il libro si snoda in una serie di capitoli che affrontano uno dopo l’altro tutti i passi da fare e le soluzioni possibili per dar vita a un libro, dai vagabondaggi alla ricerca delle ambientazioni, alla potenza dell’incipit, allo stile, i personaggi e via dicendo per concludere con gli stratagemmi e le peripezie per pubblicare.

Pubblicare... Sembra quasi un dono, una concessione non dovuta. Con sottile amarezza Sabatini sottolinea come la scrittura venga troppo spesso percepita come pura passione o generosa virtù piuttosto che per quello che veramente è, duro lavoro e disciplina. E a questo proposito mi affido alle parole emblematiche di Lisa Ginz-burg: scrivere non è soltanto un verbo.

«Scrivere è un mestiere spesso non considerato tale, con un sistema di retribuzione sfalsato e precario, ma che andrebbe pensato invece al pari di tutti gli altri. Non amo il lavoro non pagato ma proposto con l’alibi del premio della “visibilità”. C’è un errore alla base, nel pensare la creatività come qualcosa frutto della sola passione. La creatività è sforzo, impegno, sacrificio e soprattutto una scelta identitaria radicale che dovrebbe venire riconosciuta e non mistificata».

di Flaminia Marinaro