Messaggi di affetto dai cinque continenti

Per il Pontefice
ancora qualche giorno
di degenza

SS. Francesco - Policlinico A. Gemelli - Angelus Domini  11-07-2021
12 luglio 2021

«Rimarrà ricoverato ancora qualche giorno» Papa Francesco, «al fine di ottimizzare al meglio la terapia medica e riabilitativa». Lo ha dichiarato stamane, lunedì 12 luglio, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, sottolineando che «Sua Santità ha trascorso una giornata tranquilla e ha completato il decorso post operatorio chirurgico», dopo l’intervento al colon cui è stato sottoposto lo scorso 4 luglio al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

Soffermandosi in particolare sulla giornata di ieri, domenica 11, il comunicato fa sapere che «il Santo Padre prima della recita dell’Angelus ha desiderato incontrare alcuni piccoli pazienti del vicino reparto di Oncologia con i rispettivi familiari che, successivamente, lo hanno accompagnato sul terrazzino del decimo piano in occasione della preghiera mariana». Al termine della stessa, il vescovo di Roma «ha salutato i degenti ricoverati al piano, intrattenendosi brevemente con il personale medico ed infermieristico».

Nel pomeriggio, prosegue Bruni, il Papa «ha celebrato la Santa Messa nella cappellina privata con il personale che quotidianamente lo assiste». Infine, conclude la dichiarazione, «nel condividere la gioia per la vittoria della nazionale argentina e di quella italiana» — rispettivamente della Coppa America e del Campionato Europeo di calcio — «con le persone che gli sono vicine, Sua Santità si è soffermato sul significato dello sport e dei suoi valori, e su quella capacità sportiva di saper accettare qualsiasi risultato, anche la sconfitta: “solo così, davanti alle difficoltà della vita, ci si può sempre mettere in gioco, lottando senza arrendersi, con speranza e fiducia”», ha detto.

Intanto continuano a giungere testimonianze di vicinanza e affetto dai cinque continenti. Tra i regnanti del mondo islamico hanno inviato messaggi augurali l’emiro del Qatar e il re Mohammed vi del Marocco, che dal Palazzo reale di Fez, il 7 luglio, ha espresso «sentimenti di rispetto, considerazione e ammirazione» nei confronti del Pontefice, per il quale assicura di aver «implorato il Dio altissimo e onnipotente» per il suo «totale ristabilimento» e affinché «lo ricolmi di grazia per godere di piena salute e lunga vita e poter continuare l’insigne missione di diffondere i nobili valori umani».

Sulla stessa lunghezza d’onda il co-principe e primo ministro del Bahrein, Salman bin Hamad Al-Khalifa, che nello stesso giorno aveva fatto pervenire un telegramma di congratulazioni per il successo dell’operazione chirurgica, augurando buona salute, felicità e benessere.

A nome dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations, il rabbino David Fox Sandmel, il giorno seguente, 8 luglio — ovvero il 28 di Tammuz dell’anno 5871 del calendario ebraico — ha reso noto di aver elevato «ferventi preghiere per una rapida e completa guarigione» del Papa. «Angosciati nell’apprendere del ricovero e dell’operazione», i membri del comitato si dicono ora «sollevati dalle notizie» che lo danno «in via di guarigione». E «ringraziando quanti sono stati impegnati nelle sue cure», formulano voti che «la Fonte di Ogni Benedizione possa avere misericordia» del vescovo di Roma facendo ottenere a lui «e a tutti coloro che sono malati, la guarigione del corpo e dello spirito».

Affetto fraterno e prossimità sono assicurati al Pontefice dalla Conferenza episcopale del Paraguay, riunita nella capitale Asunción per la 230a assemblea generale. Con un messaggio datato 9 luglio, ricordano come in questo mese ricorra il sesto anniversario del viaggio papale nel Paese latinoamericano e come le parole rivolte in quella circostanza da Francesco alla società civile mantengano vivo il dibattito sull’importanza del dialogo sociale. In spirito di fraternità, i presuli paraguayani riaffermano fedeltà, rispetto e adesione al magistero del Papa, affidandolo alla protezione della Vergine dei miracoli di Caacupé.

Anche i vescovi del Myanmar ieri, domenica 11, hanno voluto unirsi «al mondo intero nel ringraziare il Buon Dio che accompagna Vostra Santità nella vita e nella missione»: del resto «tutta la famiglia cristiana» del Paese asiatico — scrive il cardinale salesiano Charles Maung Bo, arcivescovo metropolita di Yangoon e presidente della Conferenza episcopale nazionale — «continua a pregare affinché il Signore benedica» il Pontefice «con molti altri anni di vita piena di grazia, portando conforto al mondo ferito». Il popolo birmano, fa notare, «è profondamente toccato dalla costante cura pastorale» manifestata da Papa Bergoglio «particolarmente nei momenti più difficili... portando all’attenzione» della comunità internazionale «l’angoscia di questo nostro piccolo Paese», la cui gente “ferita” e “debilitata” è stata confortata dalle sue «parole di compassione e di guarigione». Anche perché, aggiunge il porporato, «le condizioni, purtroppo, stanno precipitando con tre sfide: conflitto, covid-19 e collasso dell’economia». La comunità cattolica «ha subito un duro colpo» — denuncia — con attacchi alle chiese e «molti fedeli in fuga dalla violenza» alla ricerca di un «rifugio nella giungla» sferzata dalle «piogge monsoniche. La mancanza di alimenti e di cure sanitarie minaccia» molte vite umane. «Stiamo cercando l’aiuto da varie agenzie. In due diocesi più di centomila sfollati dipendono totalmente dal sostegno della Chiesa. La situazione è molto delicata e in rapido aggravamento» conclude con un appello.

Dall’ispettorato generale dei cappellani dei penitenziari italiani, infine, «in questo momento di prova che sta vivendo, nel silenzio accanto alla Croce del Cristo», è giunta al Pontefice il 10 luglio l’attestazione che «il mondo del carcere, detenuti, cappellani, suore, diaconi e volontari tutti», gli è «accanto con la preghiera incessante. La sua sofferenza, che sta offrendo per il bene della Chiesa e dell’intera umanità», fa sentire queste persone ancora di più grate a colui «che da sempre è accanto ai dimenticati e agli scartati della società». Ecco allora un triplice “grazie”: «per tutto il bene che semina nei solchi di ogni cuore umano; per la sua parola, che incoraggia ogni uomo a rialzarsi; per l’annuncio continuo della misericordia di Dio che fa sentire la nostra umanità debole, fragile e peccatrice, non giudicata ma amata e perdonata dall’amore del Padre». Da qui l’affidamento «alla cura materna di Maria, “salute degli infermi”», del Papa, «annunciatore coraggioso e instancabile del messaggio evangelico», affinché «possa continuare a esercitare il suo ministero pastorale ed edificare sempre di più la Chiesa che è a servizio di ogni uomo».