Il 16 luglio 1251 la Madonna appariva a Simone Stock

Il Monte Carmelo
e lo scapolare che salva

 Il Monte Carmelo e lo scapolare che salva  QUO-155
12 luglio 2021

Il 16 luglio 1251 la Madonna apparve a Simone Stock, priore dell’Ordine Carmelitano; all’ultraottantenne monaco inglese ella diede lo “scapolare” con la promessa: «Chiunque morirà rivestendolo, sarà salvo». Il Monte Carmelo sorge all’estremo nord della Palestina e nel ix secolo a.C. vi ebbe luogo il confronto del profeta Elia con 450 sacerdoti di Baal. Rimasto sempre luogo sacro ebraico, durante il periodo delle crociate vi si ritirarono alcuni cristiani stanchi delle guerre che volevano fare vita eremitica. Dopo il 1206 il patriarca di Gerusalemme, Alberto Avogadro, diede loro una prima Formula di vita, trasformata in regola da Onorio iii nel 1226.

L’apparizione mariana diede slancio alla devozione e all’ordine che ne era portatore: il 16 luglio divenne festa liturgica, poi estesa a tutta la Chiesa. Nel 1917 a Fatima, nell’ultima apparizione, la Madonna si mostrò ai tre veggenti vestita con l’abito carmelitano e tenendo in mano lo scapolare. La pratica venne poi confermata da Pio xii , Giovanni xxiii e Giovanni Paolo ii . I carmelitani dovettero lasciare la Palestina già durante il xiii secolo, diffondendosi in Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna e in altre nazioni. Grazie a essi la devozione ebbe una sua liturgia e un vasto repertorio poetico-musicale. Felice espressione della loro devozione è la sequenza latina Flos Carmeli, una breve ottava a lode della Beata Vergine. La sua composizione è attribuita allo stesso Stock. Eccone la traduzione: «Fior del Carmelo, vite fiorita, splendore del cielo, tu solamente sei Vergine e Madre. Madre mite, pura nel cuore, ai figli tuoi sii propizia, stella del mare! Ceppo di Jesse, che produce il fiore, a noi concedi di rimanere con te per sempre! Giglio cresciuto tra alte spine, conserva pure le menti fragili e dona aiuto! Forte armatura dei combattenti, la guerra infuria, poni a difesa lo scapolare! Nell’incertezza dacci consiglio, nella sventura, dal cielo impetra consolazione! Madre e Signora del tuo Carmelo, di quella gioia che ti rapisce sazia i cuori! O chiave e porta del paradiso, fa’ che giungiamo là dove di gloria sei coronata! Amen».

La melodia è gregoriana nel primo modo. Alcuni slanci al re alto le danno una certa liricità, che non contrasta, anzi accentua il solenne andamento. Il testo latino venne tradotto nelle varie lingue e a esso si ispirarono numerose parafrasi poetiche, che a loro volta diedero origine a un vasto repertorio di canti, popolari o anche di elevato livello letterario. Grande notorietà ebbe e continua ad avere però un inno di probabile origine sette/ottocentesca: «Evviva la bella Regina del cielo, Maria del Carmelo che macchia non ha». Il breve distico ne forma il ritornello, mentre quattro strofe, sempre in distici, invocano la protezione della «Madre di Dio, Vergine pia». A lei s’inchinano i fedeli; sul petto portano lo scapolare e chiedono che lo «splendore del cielo» distenda il protettivo velo su di loro. La melodia è quella originale della secentesca canzone mariana Lodate Maria, o lingue fedeli; semplice, declamata, adatta a scandire i passi di una processione.

Dal Carmelo vennero numerosi santi di tante nazioni; basti citare in Spagna Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, in Francia Teresa di Lisieux e prima di lei le sedici martiri di Compiègne; al loro supplizio si ispirarono Gertrud von Le Fort in L’ultima al patibolo e George Bernanos nei Dialoghi delle Carmelitane, poi messi in musica da Francis Poulenc. Carmelitana fu anche Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, compatrona d’Europa, filosofa, mistica e poetessa.

Delle poesie di Stein quattro sono state adattate ad antiche melodie e compaiono oggi nel repertorio cattolico Gotteslob. La più nota s’intitola Erhör o Gott mein Flehen (“O Dio ascolta la mia supplica”) ed è una parafrasi rimata del Salmo 61 in quattro ottave, corrispondenti ognuna a due versetti. L’autrice segue il testo salmodico, semplificandolo, ma anche integrandolo con ulteriori immagini poetiche. «Ascolta la mia preghiera. Tu m’hai visto da lontano, mentre io gridavo dal buio della notte. Sull’alto d’una roccia innalzami benigno; io guardo a te con speranza: tu mi guidi e conduci». Nella terza strofa però il re biblico è sostituito da «colei che a te si è consacrata», con evidente riferimento autobiografico. Ella diventa il soggetto dell’ultima strofa, cantando, secondo la propria promessa, la lode divina e porgendo la propria offerta a Dio di giorno in giorno. Una felice sintesi della spiritualità carmelitana. Il testo venne poi adattato a una melodia proveniente dal Salterio Ginevrino, il repertorio cinquecentesco per il canto dei salmi, oggi valido più che mai. Infatti vari canti dell’uso attuale ne provengono. I più noti sono Tutta la terra canti a Dio, Quanta sete nel mio cuore e Noi canteremo gloria a te.

di Benno Scharf