Atlante - Cronache di un mondo globalizzato

La nuova corsa allo spazio

Perseverance, il nuovo rover della Nasa su Marte.  Lo scopo della sua missione è cercare tracce di vita  sul suolo marziano e inviare dati da analizzare per studiare il Pianeta Rosso.
09 luglio 2021

Tra utopia e business l’esplorazione del cosmo attira sempre di più
i Big Tech ridisegnando le strategie geopolitiche


Era il luglio del 1960 quanto John F. Kennedy lanciava la corsa alla «nuova frontiera degli anni Sessanta», una frontiera che «non assicura promesse, ma soltanto sfide, ed è ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce». In quel momento Kennedy non era ancora presidente, ma il suo programma era già chiarissimo: la frontiera evocata era quella dei pionieri dell’Ottocento nella corsa all’ovest per portarvi «civiltà e benessere» — una dimensione culturale e mentale che non ha mai abbandonato gli Usa. Kennedy guardava però in un’altra direzione: lo spazio. «Al di là di questa frontiera — diceva — ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio».

È sintomatico che oggi a evocare la nuova frontiera dello spazio non siano più gli uomini politici o i governi, ma soprattutto i privati alla guida di compagnie che hanno ormai assunto un potere decisionale enorme e globale. I giganti del web, le Big Tech, hanno colto le sinergie tra il settore spaziale e quello digitale, soprattutto l’importanza delle comunicazioni satellitari per l’accesso ad Internet e quindi ai loro servizi e prodotti. Si sono quindi mossi verso lo spazio investendo enormi risorse e stringendo accordi con le agenzie nazionali. Tutto ciò è stato reso possibile dai progressi tecnologici che permettono una miniaturizzazione crescente dei satelliti e dei servizi a fronte di una maggiore capacità di processare dati, e favoriscono quindi lo sviluppo a costi contenuti.

Lo spazio è diventato una nuova fetta di mercato che, sebbene sia permessa e incentivata dai governi nel confronto geopolitico, risponde in primo luogo ad una logica di business. Basta un dato a dimostrarlo: nel solo 2015 i servizi di telecomunicazione via satellite hanno generato un volume d’affari di 127 miliardi di dollari, per l’80% imputabile alla trasmissione televisiva e per il restante 20% ai servizi internet e telefonici, una quota pari al 7% del mercato planetario del settore. E questo senza calcolare i proventi economici del Global Positioning System (GPS), che è un terreno del tutto nuovo e sempre più essenziale.

Il sudafricano Elon Musk è il simbolo di questo cambiamento: un imprenditore visionario alla guida di SpaceX, la prima compagnia privata a inviare una navicella spaziale alla Stazione spaziale internazionale (la Dragon nel 2012), a effettuare il primo atterraggio propulsivo per un razzo (il Falcon 9 nel 2015) e a riutilizzare un razzo (il Falcon 9 nel 2017). Musk punta verso Marte, convinto che la nostra specie debba iniziare a esplorare seriamente l’universo come forma di sopravvivenza. Non è da meno Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, che con la sua Blue Origin sta investendo nel turismo spaziale.

In questo quadro, le agenzie spaziali nazionali sembrano quasi aver assunto una funzione secondaria, un ruolo da battistrada. L’arrivo su Marte — nel febbraio 2021 — del rover Perseverance e del drone Ingenuity della Nasa è molto probabilmente destinato a essere soltanto il prologo di un rinnovato “far west” dove, in assenza di normative e governance, chi arriva per primo otterrà una posizione di forza e potrà facilmente dettare le sue regole.

La frontiera di Kennedy evocava speranza e mito all’alba di un’epoca che pensava se stessa come un nuovo inizio. Oggi quella frontiera sembra scomparsa, o è comunque radicalmente cambiata. Il presente numero di «Atlante» vuole offrire un contributo per capire questo cambiamento con alcuni articoli dedicati ad aspetti più complessi, come l’avvento rivoluzionario dei piccoli satelliti o l’esistenza di forme di vita aliene — questione tornata in auge dopo la pubblicazione di un rapporto Usa.

di Luca M. Possati