Incontri
A colloquio con la neo direttrice del settimanale cattolico malaysiano

Una donna per l’«Herald»

 Una donna per l’«Herald»  QUO-151
07 luglio 2021

Darà un tocco femminile, fatto di tenerezza e creatività, a una pubblicazione che è un pilastro della comunicazione della Chiesa in Malaysia: Patricia Pereira, 56 anni, è la nuova direttrice dell’«Herald», storico settimanale cattolico che, nato a Kuala Lumpur nel 1994, si è ben presto imposto come magazine della comunità cattolica nella nazione, caratterizzato sia dall’informazione di carattere ecclesiale, sia dal fecondo — e talvolta serrato — dialogo con il mondo, con la società e con la politica. Diretto fino al primo luglio scorso dal gesuita Lawrece Andrew, il settimanale compie una svolta ed ora viene affidato dalla Conferenza episcopale a una donna, una laica cattolica che vi porterà l’esperienza maturata nel campo della comunicazione aziendale e delle pubbliche relazioni. Pereira ha già lavorato all’«Herald» come redattrice tra il 1996 e il 2006 e, dopo un tempo di lavoro nel settore privato. È stata richiamata al sevizio di relazioni con i mass media nell’arcidiocesi di Kuala Lumpur. Ora torna alla pubblicazione del settimanale come direttrice, portando entusiasmo e una venata di rinnovamento: «Sono trepidante – dice in un colloquio con “L’Osservatore Romano” — per questa opportunità che mi è stata data offerta. Assumo questa responsabilità con gratitudine verso la Chiesa malaysiana che accoglie i suggerimenti di Papa Francesco: il Pontefice promuove la leadership femminile nella Chiesa universale e la Chiesa locale crede che le donne possano offrire una valido e prezioso contributo alla pastorale e all’evangelizzazione».

Non sarà facile guidare il giornale in questo periodo di pandemia, data l’incertezza che caratterizza l’apostolato con i mass media, soprattutto per le pubblicazioni cartacee. «Per questo — afferma — promuoveremo dei cambiamenti graduali. Il punto di partenza è sempre ascoltare la voce dei lettori, conoscere e comprendere le loro necessità e gusti. Intendo lavorare per migliorare la qualità della nostra pubblicazione e mantenere l’“Herald” come strumento significativo e rilevante per la comunità cattolica. Lo considero un importante strumento di evangelizzazione ma anche per la formazione e l’arricchimento della fede tra i battezzati».

La piattaforma digitale del giornale sarà rafforzata e si esamineranno «vie innovative per continuare a coinvolgere i lettori. Vorrei creare un rapporto simbiotico tra la versione cartacea e la versione online, integrandole a vicenda per creare un prodotto editoriale che sia più della semplice somma dei due singoli componenti», nota. Anche perché il risultato che ci si aspetta non è quantificabile tanto in termini economici o di profitto, quanto «in crescita nella fede, della spiritualità, di comprensione e amore per la Chiesa nel suo rapporto con il mondo».

In una nazione multiculturale e multireligiosa di 31 milioni di abitanti, dove il 61 per cento della popolazione è di fede islamica e circa il 20 per cento buddista, i cristiani sono circa il 9,2 per cento (secondo il censimento del 2010). In un ambiente e in un’arena pubblica segnata da tale pluralismo sociale, culturale e politico, l’«Herald» si inserisce guardando con la prospettiva della fede cristiana le sfide che si presentano ai credenti in Cristo.

Una di queste, che ha coinvolto il giornale in prima fila, è legata all’uso della parola “Allah” per indicare Dio. Solo nel marzo scorso si è conclusa, con una sentenza dell’Alta Corte, la battaglia legale per consentirne l’uso ai cristiani di tutta la Malaysia, mentre una direttiva governativa del 1986 l’aveva riservata come appannaggio esclusivo della comunità musulmana. Il tribunale ha riconosciuto l’incostituzionalità della direttiva, dato che i cristiani indigeni di etnia malay — come d’altronde accade a i fedeli nel mondo arabo — usano normalmente il termine “Allah” nella pratica della loro fede (nella liturgia, nella catechesi, nelle pubblicazioni) da 400 anni. L’«Herald» lo usava nella propria edizione in lingua malay ed è stato in prima linea nel sostenere il legittimo diritto di continuare a farlo. La questione dell’uso del nome “Allah” è stata a lungo divisiva in Malaysia: i cristiani ne hanno rimarcato l’uso strumentale e politico per promuovere l’islamizzazione di una società che appare pienamente pluralista. La battaglia legale ha assunto anche un significato simbolico sul tema dei diritti delle minoranze e ha suscitato in passato tensioni interreligiose, poi superate.

Questo bagaglio è ben presente nella mente e nel cuore di Pereira che intende sottolineare «lo spirito di misericordie e tenerezza che caratterizzerà il suo operato, e trasparirà dalle colonne del giornale». L’«Herald», rimarca, non sarà mai ostile, pregiudizievole o conflittuale, ma «sempre teso a trovare una via di dialogo, nello spirito di giustizia e pace, per il bene comune della nazione». Così come avviene in un tempo segnato dalla pandemia, quando la comunità dei battezzati malaysiani si adopera per offrire una risposta all’emergenza e alla richiesta di aiuto di ospedali pubblici e privati. Il settimanale sarà espressione autentica di una Chiesa che, da “ospedale da campo”, si pone accanto a ogni uomo, soprattutto accanto ai sofferenti e ai vulnerabili, per mostrare il volto misericordioso e compassionevole del Padre.

A ispirare l’opera di comunicazione, come quello dee servizio sociale che le comunità cattoliche promuovono instancabilmente, è il motto evangelico Duc in Altum, che significa “prendere il largo”. La presenza e l’impatto del giornale cattolico nella società malaysiana, infatti, non dipende tanto dalle sue dimensioni, dai numeri della diffusione o dalla sua ricchezza, quanto dal suo amore per la verità e dalla profondità di pensiero che sarà capace di comunicare e offrire ai lettori. Il fine è «toccare tutti nel profondo del cuore», parlando di contenuti biblici ma anche dei problemi che vivono le famiglie e le comunità, coniugando l’evangelizzazione e il benessere sociale. Un posto speciale, rileva la neo direttrice, lo troveranno i giovani e i migranti, sempre considerati come persone e non numeri. I cattolici in Malaysia, anche attraverso la loro voce pubblica come l’«Herald», «sono sempre chiamati a dare l'esempio e offrire l’annuncio de la testimonianza del Vangelo, imitando Gesù Cristo Salvatore, via, verità e vita», hanno detto i vescovi presentando il cambio della guardia alla guida del giornale.

di Paolo Affatato