Accanto a Thomas
in una stanza di ospedale

More e la figlia Margaret in una stampa del XIX secolo
07 luglio 2021

Un’avvertenza per il lettore: questo testo è tratto da un libro uscito undici anni fa, un dato da tenere presente quando l’autore fa riferimento a convegni appena passati, o prossimi venturi (o alla morte di Francesco Cossiga, avvenuta il 17 agosto 2010)

Il destino ha voluto che Francesco Cossiga lasciasse questo mondo il 17 agosto, appena avviati i preparativi dell’incontro per celebrare il decimo anniversario della proclamazione di Thomas More a patrono dei governanti e dei politici.

Come si sa, proprio Cossiga aveva da tempo perorato tale evento, curando poi la raccolta documentale Sir Thomas More Santo e Martire, Patrono dei governanti e dei politici.

Per quanto mi riguarda, ricorderò soltanto che nel tardo pomeriggio del 27 luglio, alla vigilia delle ferie estive, ero alla scrivania, intento a fare il punto sui lavori che avevo in corso più o meno avanzato di preparazione, quando dalla Camera dei Deputati giungeva una telefonata dell’onorevole Rocco Buttiglione, suo illustre vice presidente e mio ex collega all’università di Torino, che mi invitava — e ancora lo ringrazio — a svolgere un intervento su Thomas More e l’amicizia nell’ambito di questo incontro. Cominciai, perciò, ad inserirlo subito nei miei pensieri.

Posi, così, a me stesso una prima domanda: amicizia in che senso?

Quello, correntemente in uso, di rapporto tra persone che si frequentano o si sono frequentate durante la vita terrena, mi sembrava offrire spazi troppo ristretti a distanza ormai di ben cinque secoli, una distanza tale da renderlo praticabile soltanto per casi eccezionali di particolare rilevanza storica.

Scavando a fondo, proprio la vicenda di Thomas More mi ha dimostrato che è pure possibile una lettura dell’amicizia in chiave diacronica, cioè tra soggetti appartenenti ad epoche diverse o, più precisamente, tra una persona scomparsa e altre di epoche successive, anche se tale chiave è priva di quel connotato di reciprocità che caratterizza il significato corrente.

Di questo allargamento concettuale si trova una prima, autorevolissima, testimonianza nel sopra ricordato volume pubblicato a cura di Francesco Cossiga, oggi più che mai idealmente presente, non potendosi non rivivere il compianto per la Sua dolorosa scomparsa.

In quel volume figura la Lettera apostolica informa di motu proprio per la proclamazione da parte del Santo Padre Giovanni Paolo ii di san Tommaso More Patrono dei Governanti e dei Politici, ove si parla, fra l’altro, della vita di More prima dell’inizio della sua “straordinaria carriera politica”.

Vi si leggono testualmente queste parole: «Conduceva una vita di studio e di preghiera e, nato per l’amicizia, con grande affetto riceveva gli amici».

E fin qui siamo nella prospettiva storica.

La prospettiva diacronica emerge, invece, nella prefazione firmata dallo stesso Cossiga, là dove, riprendendo il testo di una lezione tenuta il 24 maggio 1997 alla Facoltà di Teologia di Lugano, il Presidente emerito della Repubblica italiana afferma altrettanto testualmente: «Sono amico di Thomas More, di quell’amicizia che solo i grandi e i santi possono regalarci oltre la morte (...) Conobbi More in una stanzetta di un ospedale di Londra e ne coltivai l’amicizia per tutta la vita: perché anch’io posso essere amico di More, uomo nato per l’amicizia, un amico che lo ascolta e lo prega, tentando di coglierne e, se possibile con l’aiuto di Dio, seguirne gli insegnamenti».

Il tutto è in piena coerenza con altre prefazioni di Cossiga ad importanti opere dedicate a More.

Così si dica per la premessa alla traduzione italiana, risalente al 1985, del drammatico volume Il processo di Thomas More, di Ernest Edwin Reynolds, con note della traduttrice Marialisa Bertagnoni ed ampia introduzione di Luigi Firpo, che vi sottolinea, fra l’altro, come More «ebbe senso vivissimo dell’amicizia».

Non meno significativa la successiva presentazione — siamo nel 2004 — del volume di Anna Sardaro La corrispondenza di Tommaso Moro. Analisi e commento critico-storico, dove numerosi sono i riferimenti all’amicizia tra viventi, tante essendo state le lettere scritte da Thomas More, oggetto di svariate raccolte.

Ricorderò, in particolare, due delle lettere inviate dalla Torre di Londra, Sua terribile prigione: indirizzate l’una nel 1534 A tutti i miei amati amici e l’altra nel 1535 — vergata con il carbone, essendogli stato inibito l’uso della penna — Ad Antonio Bonvisi, ricco mercante lucchese, definito da More «il più amico fra tutti gli amici», in quanto rimasto vicino a Lui e alla Sua famiglia nei quindici mesi di torturante detenzione. Tornando alle amicizie post mortem, dopo quella strettamente personale proclamata da Francesco Cossiga, vanno incluse quelle delle tantissime persone che hanno dato e continuano a dare vita alla straordinaria associazione denominata Société des Amici Thomae Mori, con sede in Francia, a Perenne, che ha portato, fra l’altro, alla nascita nel 1963 della rivista quadrimestrale bilingue (francese e inglese) «Moreana», ormai diffusa in oltre quaranta Paesi e giunta alle soglie del centesimo fascicolo.

Suoi compiti primari sono l’arricchimento e la promozione della ricerca sull’incidenza di Thomas More nei campi della storia, della letteratura, della teologia e di ogni altro settore di studio in grado di illuminarne l’opera e il periodo in cui visse.

Particolare significato ha il fatto che il fascicolo inaugurale si apra con un articolo del fondatore e primo direttore, l’abate Germain Marc’hadour, dal titolo Amicus Amicorum, cunctis et singulis Thomae Mori, seguito dallo scritto del Reynolds Gli amici di San Tommaso Moro.

«Moreana» è inoltre impegnata ad informare i lettori dei risultati delle ricerche in corso e ad illustrare i convegni con¬cernenti Thomas More, l’Umanesimo e il Rinascimento.

Tra gli ultimi, quello tenutosi a Venezia dall’8 al 10 aprile di quest’anno, e, prima ancora, quello svoltosi a Dallas dal 6 al 7 novembre 2009; tra i prossimi, quello ormai vicinissimo su More e Shakespeare a Dallas dal 5 al 6 novembre e quello sull’attualità di Thomas More dal 24 al 26 marzo 2011 a Montreal.

A Dallas, va ricordato, opera da tempo, sotto l’egida dell’università, l’attivissimo Centro per gli studi su Thomas More.

Un tutto che, con l’esplodere della tecnologia informatica, ha trovato sbocco nel sito www.amici-thomae-mori.com, anch’esso ricco di significati nel perpetuare il ricordo e gli insegnamenti del martire che, commossi, siamo qui a riverire.

di Giovanni Conso