A Strasburgo il cardinale Parolin per i 1.300 anni di sant’Ottilia

L’Europa ha bisogno
di speranza, fede e carità

 L’Europa ha bisogno di speranza, fede e carità   QUO-149
05 luglio 2021

L’Europa ha bisogno di speranza, di fede e di carità «se vuole porre fine all’inverno demografico», che non è «principalmente il risultato di una crisi economica o sociale», ma l’indebolimento «del senso autentico della vita e dell’esistenza». È il richiamo del cardinale Pietro Parolin, nella messa celebrata nella cattedrale di Strasburgo, domenica pomeriggio, 4 luglio, come legato per i 1.300 anni della morte di sant’Ottilia, patrona dell’Alsazia. Nella circostanza, in cui si commemoravano anche i 90 anni dell’adorazione perpetua sul monte Saint Odile con la sua celebre abazia, il porporato ha anche ordinato il nuovo vescovo ausiliare di Strasburgo, Gilles Reithinger, finora superiore generale delle Missioni Estere di Parigi. Co-consacranti sono stati gli arcivescovi Luc Ravel, di Strasburgo, e Jean-Marc Aveline, di Marsiglia.

Il vecchio continente, ha detto il cardinale all’omelia nella città sede del Parlamento europeo, deve «riscoprire il significato profondo delle sue radici», che sono impregnate «dell’incrollabile ottimismo di chi è consapevole della presenza e del peso della croce», ma sa che l’ultima parola appartiene alla risurrezione. In tal senso, riesce a vedere «il futuro personale, familiare, sociale, storico ed ecclesiale liberato dalla paura oscura e paralizzante del futuro, e per questo è disposto a investire grandi energie in esso». Da qui il riferimento alle tre virtù teologali: l’Europa, ha sottolineato il porporato, ha bisogno «di fede in Dio, che non abbandona i suoi figli». Ma necessita anche “di fiducia” nelle sue potenzialità, soprattutto spirituali. Come ogni realtà della storia umana, anche millenaria, ha aggiunto Parolin, è sempre «perfettibile e riformabile, e non sarà mai senza difetti ed errori». Tuttavia, essa potrà «continuare a produrre splendidi frutti di civiltà e cultura, se testimonierà attraverso il lavoro e una rinnovata apertura al futuro e alla vita, abitata dalla speranza e non paralizzata dalla paura».

Quanto alla carità, ha fatto notare il segretario di Stato, il continente deve «mettere al centro delle preoccupazioni quanti sopravvivono nella marginalità, nella povertà o nell’esclusione, e gestire il fenomeno migratorio con saggezza», in modo da rendere «realizzabile una vera integrazione, che diventi fonte di opportunità e fraternità e allontani il rischio di dolorose separazioni e incomprensioni, spettri di una cultura che nega che tutti gli esseri umani siano “fratelli tutti”». Come fare? per i cristiani basta guardare «la pagina del Vangelo che presenta Marta e Maria». Infatti spesso come santa Marta, ha fatto notare il cardinale, «siamo agitati da molte cose, vorremmo fare e sapere tutto, controllare e prevedere tutto, dimenticando che non siamo capaci di tale perfezione». Dovremmo invece imitare Maria, ha suggerito, che «si è seduta ai piedi di Gesù per ascoltare le sue parole». Dobbiamo scegliere «la parte migliore per liberare energie potenti, indispensabili per agire e servire senza stancarsi». Agire, ha rimarcato, è «una conseguenza dell’essere». Se si diventa «intimi con Gesù celebrando e vivendo la parola e i sacramenti, non saremo contemplativi del nulla», ma si troverà quella «chiarezza e costanza indispensabili per agire bene». Da qui l’invocazione conclusiva a sant’Ottilia, perché aiuti «a vivere pienamente la modernità come lei ha vissuto il suo tempo, e ad aprire gli occhi a Dio, guida dei nostri passi».