L’iniziativa per contrastare la criminalità organizzata e la vendita di droghe

In periferia si spaccia arte

 In periferia si spaccia arte  QUO-148
03 luglio 2021

Federica Angeli, giornalista, delegata dall’amministrazione comunale alle periferie e alla legalità per la città di Roma, ha avviato l’iniziativa “Spaccio Arte” divisa in evento “stornelli” ed evento “teatro”. Un progetto che intende raggiungere, attraverso la bellezza, le periferie della capitale macchiate dalla presenza della criminalità organizzata.

Come vive questo servizio e come nasce e si sviluppa l’idea di “Spaccio Arte”?

Ho accettato questo incarico proprio perché nei mesi precedenti ero stata in contatto con la sindaca Raggi per suggerire alcuni interventi che potevano esser realizzati per la legalità, soprattutto nei quartieri dove l’antistato si sostituito alle istituzioni. L’iniziativa di “Spaccio Arte” consiste nell’entrare all’interno di questi quartieri con un bus di colore verde, che contrasta il grigiore, con la bellezza della musica e delle performance teatrali. Tutto nasce dal desiderio di occupare le piazze di spaccio della Capitale dove, le forze dell’ordine segnalano enormi guadagni nei fine settimana. Secondo la Direzione investigativa antimafia, nelle principali piazze di spaccio si registra un guadagno che va dai 200 a 250 mila euro. Andare ad occupare quei luoghi con la bellezza, chiudendo le otto principali strade e piazze contemporaneamente, è un danno incalcolabile per la criminalità romana. È ora che le mafie capiscano che lo Stato, quando gioca in attacco, vince. Alle persone perbene dico di rialzare la testa e godersi lo spettacolo: musica, luci, colori, teatro, allegria al posto del grigio squallore dello spaccio.

Come sono stati accolti dai cittadini dei vari quartieri questi appuntamenti? Nonostante il periodo pandemico che vieta gli assembramenti e manifestazioni, i cittadini hanno risposto positivamente ?

L’iniziativa, soprattutto l’evento “stornelli”, era pensata non per far scendere le persone in strada ma per farle affacciare dalle proprie finestre, facendole partecipare a questo evento diversamente da ciò a cui sono abituati, ovvero vedere la cessione della bustina di droga. In tutti i quartieri di Roma c’è stata grande partecipazione di persone, tranne in due, Corviale e San Basilio, perché la gente aveva paura ad affacciarsi. Addirittura, in entrambi i quartieri, erano presenti alcune persone al centro della piazza dove partiva il bus con i telefonini rivolti alle finestre per registrare chi si affacciava. San Basilio è la piazza di spaccio più difficile per via della presenza della ‘ndrangheta, organizzazione strutturata e molto diversa rispetto alle altre mafie presenti nei vari quartieri. Per quanto riguarda le altre piazze di periferia i cittadini hanno applaudito dinnanzi a questa iniziativa mai vista prima d’ora, filmando e cantando. Chiaramente ogni periferia ha risposto in maniera differente e questo mi dà la misura di una classifica da fare in riferimento al lavoro da svolgere sul territorio. Da questo, infatti, si capisce dove la mafia è più potente e prepotente e fa più paura.

Durante l’iniziativa di “Spaccio Arte” le è rimasto impresso qualche volto, parola o testimonianza di persone che si sono avvicinati per ringraziarla per quello che sta facendo nei vari quartieri della capitale?

Tranne i quartieri sopracitati come Corviale e San Basilio, dove la risposta da parte delle persone non c’è stata, nelle altre piazze tante persone mi hanno ringraziato dicendomi di sentire, in questa iniziativa, la vicinanza dello Stato. Addirittura, a Tor Bella Monaca, mi hanno accolto con ventiquattro rose bianche. Oltre questa iniziativa di “Spaccio Arte”, trascorro le mie giornate spostandomi nei vari quartieri di periferia e donando il mio tempo alle persone che incontro per strada. Gli stessi ragazzi mi accolgono con affetto, poiché vedono coerenza da parte mia, non solo per quello che dico, ma soprattutto per il tempo che spendo con loro e per scelta di vita che ho fatto. Nei vari quartieri dove mi sposto cerco di intessere dei legami di fiducia, dando il mio numero di cellulare e mettendomi a disposizione per qualsiasi evenienza nei confronti di coloro che hanno bisogno di aiuto o che desiderano segnalarmi i fatti che vedono dalle finestre.

Partendo dal desiderio di molti cittadini di rimettere al centro il tema delle legalità e di migliorare la situazione del territorio dove risiedono, sulla scia dell’evento “stornelli” svoltosi tra aprile e maggio scorsi, ci saranno ulteriori iniziative?

Lo scorso 21 maggio è uscito il bando del Comune di Roma “Il tuo quartiere ti dà lavoro” dove verranno aperti, nelle varie piazze di periferia, dei negozi che saranno dati in gestione gratuita per ventiquattro mesi con l’indicazione importante che, chi aprirà questi esercizi commerciali, dovrà assumere persone del posto, per far sì che possano esser tolte dalla manovalanza. Se ai giovani e a ex detenuti si dà lavoro nelle periferie, si consegnano questi alla legalità e si mette in condizioni la mafia, che vive di consenso, di averne sempre meno e di danneggiare meno attività possibili, visto che si parla di gente del quartiere. Inoltre, nel corso di questi otto mesi di incarico, ho svolto anche delle lezioni nelle scuole di periferia, primarie e secondarie di I grado, dove sono presenti figli di appartenenti alla criminalità organizzata. Gli alunni che hanno aderito sono oltre cinquemila e tutti hanno ricevuto in Campidoglio un attestato di “portatore sano di legalità”. Le lezioni sono state tenute da due magistrati, una dalla sottoscritta al livello giornalistico e un’altra ora da un pubblico funzionario, che ha spiegato come da dentro si può resistere alle richieste e alle pressioni della mafia. Tutto questo per un totale di quattro ore di formazione. La fase conclusiva di questo progetto prevedeva, per gli alunni di I media, la realizzazione di un tema dal titolo “spiega ad un tuo amico perché si deve scegliere di stare dalla parte giusta”. Per i bambini di iv e v primaria, un cartellone, dove illustravano i valori che avevano imparato dopo aver ascoltato i vari interventi. Nelle periferie, inoltre, è stato realizzato anche il progetto “Missione reporter” dove, dai muretti dei vari quartieri, ho radunato centosettantadue ragazzi dai 13 ai 20 anni, che da gennaio fino a maggio, per tutti i fine settimana, hanno seguito un corso di giornalismo. Il percorso consisteva sia in lezioni teoriche per capire le regole del giornalismo, sia in lezioni pratiche “sul campo” di cronaca nera, bianca ed inchieste. Anche loro sono stati premiati in Campidoglio con un attestato di frequenza di 50 ore di corso. Infine, l’iniziativa di “Spaccio Arte” continuerà per tutto il mese di giugno con l’evento “teatro”, composto da performance di cabaret e letture di poesie. La novità che verrà introdotta in quest’ultimo evento è l’occupazione contemporanea delle otto piazze di spaccio, rendendole zona pedonale e, di conseguenza, bloccando lo smercio di stupefacenti da parte delle mafie.

Forte di questa esperienza significativa ed in virtù della sua storia, questo sevizio che svolge per i cittadini di Roma come l’ha arricchita al livello personale nonché professionale?

Attraverso questa esperienza sono riuscita a capire quanto è farraginoso l’apparato burocratico che c’è dietro tutto questo e ciò mi motiva sempre a fare di più e a fare meglio. Inoltre, mi ha arricchito tantissimo il contatto umano, ascoltando i problemi delle persone, da quelli più semplici ai più complessi, riuscendo a risolverli e a far tornare a qualcuno il sorriso.

di Marco Lambertucci