Prestito dei Musei Vaticani alla diocesi di Ugento

«Riposo durante la fuga in Egitto» di Francesco Mancini

 «Riposo durante la fuga in Egitto» di Francesco Mancini  QUO-146
01 luglio 2021

In concomitanza con l’edizione 2021 dell’incontro giovanile internazionale «Carta di Leuca», al Museo diocesano di Ugento si inaugura la mostra Patris Corde. San Giuseppe nell’arte del basso Salento (fino al 9 gennaio 2022) che include anche il dipinto di Francesco Mancini Riposo durante la fuga in Egitto dei Musei Vaticani. Un prestito di alto valore simbolico. Questa iniziativa, di carattere prettamente artistico, acquista un valore ancor più pregnante perché s’inserisce in un contesto, quello della Chiesa diocesana di Ugento - Santa Maria di Leuca, proteso nel cuore del Mediterraneo. Tale contesto fa sì che la Chiesa diocesana «si trovi già da tempo impegnata a offrire percorsi di grande valore religioso, umano e sociale», come sottolinea il vescovo Vito Angiuli. Di tale impegno è testimonianza appunto l’evento «Carta di Leuca » che ad agosto radunerà i giovani dei Paesi affacciati sul Mediterraneo per costruire, in spirito di unità, percorsi di pace. Il dipinto di Mancini (1679-1758) è giunto nelle collezioni vaticane nel 1772 quando venne acquistato, insieme ad altre due opere dello stesso autore (La castità che vince l’amore profano e Amore che vince la natura) da Clemente xiv (1769-1774). Già attribuito a Carlo Maratta, il dipinto è stato riportato alla mano di Mancini nel catalogo della Pinacoteca Vaticana del 1993. Marchigiano di nascita ma emiliano di educazione, formatosi ad uno stile classico nella bottega di Carlo Cignani a Bologna, Mancini fu, per più di trent’anni, figura di spicco della pittura romana, grazie anche l’intenso lavoro svolto tra Roma, dove approdò nel 1725, le Marche e l’Umbria, territori pontifici. A Roma, dove subì il fascino di alcuni artisti, fra i quali Pietro da Cortona, il pittore (ben presto accolto fra i membri dell’Accademia di San Luca) si dimostrò prolifico lavorando in diverse sedi, tra cui la basilica di Santa Maria Maggiore, dove realizzò la pala d’altare con l’Adorazione dei pastori e la basilica Vaticana dove, per Benedetto xiii , dipinse la tela del Miracolo di San Pietro alla porta Speciosa. Il Riposo durante la fuga in Egitto fu probabilmente realizzato nei primi anni Trenta del Settecento. «Costruita in modo semplice — spiega Alessandra Rodolfo, dei Musei Vaticani, curatrice del Reparto per l’Arte dei secoli xvii e xviii , e del Reparto Arazzi e tessuti — la tela mostra ascendenze romane ed emiliane, trasformate da una levità di tocco, capace di esprimere con maestria l’intimità della Santa Famiglia colta nell’atto di un riposo fatto di piccoli gesti quotidiani: la Vergine che accudisce il Bambino stanco porgendogli la ciotola per dissetarlo, e Giuseppe che lo distrae con l’offerta delle fragole, frutto rosso che allude all’umana incarnazione di Cristo e alla sua futura Passione». L’opera stava molto a cuore all’artista, che la tenne con sé fino alla morte, rifiutando offerte di acquisto.

di Gabriele Nicolò