In cammino verso
il pre-Vertice
delle Nazioni Unite
sui sistemi alimentari

Workers wash fresh apricots, to be used for making the Qamar al-Din popular sweet, in the Eastern ...
01 luglio 2021

«Lo scorso anno, il numero delle persone che erano esposte al rischio d’insicurezza alimentare acuta, e che avevano bisogno di sostegno immediato per sopravvivere, ha raggiunto la cifra più alta dell’ultimo quinquennio. Questa situazione potrebbe aggravarsi in futuro. I conflitti, i fenomeni meteorologici estremi, le crisi economiche, unitamente alla crisi sanitaria attuale, costituiscono una fonte di carestia e di fame per milioni di persone. Pertanto, per affrontare queste crescenti vulnerabilità, è fondamentale l’adozione di politiche capaci di far fronte alle cause strutturali che le provocano». Questa è la proposta lanciata dal Santo Padre alla Comunità internazionale, lo scorso 14 giugno, nel suo intervento per la 42a sessione della Conferenza Fao. Un messaggio che la Santa Sede intende sottolineare anche in occasione del prossimo pre-Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, che si terrà sempre alla Fao, a Roma, dal 26 al 28 luglio prossimi.

Oggi, ancora più di prima, assicurare a tutti un equo accesso al cibo rappresenta una delle priorità più importanti del nostro mondo. A questo riguardo, occorre ripensare i meccanismi che governano i sistemi alimentari per renderli più equi, sostenibili e adattabili, capaci di rispondere alle sfide delle future crisi globali. Rispondere a tali problematiche vuol dire soprattutto tutelare le popolazioni più indifese, sprovviste di strumenti adeguati non solo per l’accesso ad alimenti sicuri e nutrienti, ma anche per la loro produzione. La ricostruzione delle economie post-pandemiche rappresenta una opportunità d’invertire la rotta seguita finora e d’investire nella trasformazione dei sistemi alimentari globali. E per raggiungere tali obiettivi, Papa Francesco sottolinea l’importanza di non pensare solo ai nostri interessi ma di assumerci una responsabilità individuale e collettiva che incoraggi la famiglia delle nazioni a passare dalla formulazione teorica di strategie all’adozione congiunta di impegni incisivi, concreti ed effettivi, «perché senza una visione d’insieme, nessuno avrà futuro».

Il pre-Vertice sui sistemi alimentari sarà ospitato dall’Italia, a testimonianza del suo ruolo significativo sui temi della sicurezza alimentare e della nutrizione. Il Paese, infatti, ospita la sede delle principali Organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di sostenibilità alimentare, agricoltura e sviluppo (Fao, Ifad, Pam).

Il suddetto pre-Vertice rappresenta al contempo un punto di arrivo e di ripartenza, che segue un complesso percorso iniziato nel 2020 nell’ambito di cinque aree prioritarie definite “Action Tracks”, fra le quali la necessità di garantire l’accesso a cibo nutriente, la promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili e rispettosi dell’ambiente che favoriscano sistemi alimentari resilienti, in grado di rispondere con rapidità ed efficacia a shock globali.

Il cambiamento di rotta di cui il Vertice si fa promotore richiede il coinvolgimento di tutti, all’interno di un “People’s Summit” dove le voci di agricoltori, scienziati, commercianti, ma soprattutto dei più deboli e vulnerabili possono trovare spazio e concretizzarsi in azioni per rendere più sostenibili e adattabili i sistemi alimentari di tutto il mondo, preservando la biodiversità e gli ecosistemi locali. Già nella Enciclica Laudato si’, il Vescovo di Roma aveva evidenziato l’importanza dell’autonomia alimentare nell’ottica di una reale collaborazione in seno alla Comunità internazionale che combatta “il virus dell’indifferenza”. In numerose altre occasioni, Papa Francesco aveva già ricordato che viviamo in un mondo dove siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli altri, laddove il contesto globalizzato ci dovrebbe aiutare a comprendere che nessuno di noi è un’isola e che nessuno avrà un futuro di pace senza un degno avvenire per tutti (cfr. Ls 25).

Gli sforzi della Santa Sede sono dunque nel senso che questo importante Vertice non si risolva soltanto in un prestigioso consesso ma rappresenti altresì un punto di svolta coraggioso e decisivo nel processo di transizione dei nostri sistemi alimentari. La Chiesa cattolica si fa interprete di coloro che sono stati trascurati nel processo della globalizzazione, che vivono ai margini della società e che spesso rappresentano le categorie più colpite dalle crisi internazionali. Non si stanca di essere la voce degli ultimi per dar vita a un mondo più equo e sostenibile, ma soprattutto realmente inclusivo e volto al bene comune.

In occasione del webinar organizzato da diversi organismi della Santa Sede, lo scorso 26 di maggio, dal titolo «Giustizia alimentare: lavoro, innovazione e finanza al servizio della giustizia alimentare», il cardinale Peter Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, è intervenuto sul tema della giustizia alimentare indicando come nutrire tutta la popolazione mondiale sia un obiettivo ancora raggiungibile, sebbene sprechi e ingiustizie delineino uno scenario preoccupante. Ricordando l’Enciclica Fratelli tutti, il porporato ha evidenziato che l’alimentazione è un diritto inalienabile: «Garantire a tutti un accesso dignitoso al cibo a prezzi ragionevoli ed equi è una questione di giustizia sociale, di cura ecologica e di costruzione di un'economia realmente incentrata sulle persone». Pochi giorni dopo, nell’incontro titolato «Food for all: food conflicts and the future of food systems», il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha evidenziato la necessità di non lasciare nessuno indietro e per raggiungere tale obiettivo occorre trasformare i sistemi alimentari, ponendo l’accento sulla cura della “nostra casa comune”, sullo sradicamento della fame, sul rispetto della dignità umana. Ma, per usare le parole del Pontefice alla Fao, «tracciare semplicemente programmi non basta a dare impulso all’azione della comunità internazionale; occorrono gesti tangibili che abbiano come punto di riferimento la comune appartenenza alla famiglia umana e la promozione della fratellanza. Gesti che facilitino la creazione di una società promotrice di educazione, dialogo ed equità». È questa la grande provocazione che interpella tutti noi.

di Fernando Chica Arellano