La settimana di Papa Francesco
Nel discorso alla Caritas Italiana il Papa ha indicato tre vie da percorrere con gioia

Con lo sguardo dei bambini
«verso l’Alto e verso l’altro»

 Con lo sguardo dei bambini «verso l’Alto e verso l’altro» Verso l’Alto e verso l’altro  QUO-146
01 luglio 2021

«Ricordatevi, per favore, di queste tre vie e percorretele con gioia: partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività». Sono le strade che Papa Francesco ci ha indicato nell’udienza per i 50 anni di Caritas Italiana.

Partire dagli ultimi


Ci ha proposto anche due “mappe evangeliche”, le Beatitudini (Mt 5, 3-12) e Matteo 25 (vv. 31-46) con le parole del giudizio finale che vanno incarnate e vivificate nella realtà attuale «in forme consone ai tempi e ai bisogni» come indicato dallo Statuto di Caritas Italiana. Nel discorso delle Beatitudini la speranza assume la forma della consolazione per i fragili, e per essere testimoni e portatori di questa speranza dobbiamo sempre più frequentare ed abitare la storia e i territori.

La storia si guarda dalla prospettiva dei poveri — ha sottolineato il Papa — perché è la prospettiva di Gesù. Partire dagli ultimi, dai più fragili, è il modo con cui la Caritas sin dalla sua nascita, sotto la guida di mons. Giovanni Nervo, da subito affiancato da monsignor Giuseppe Pasini, ha cercato di declinare il Vangelo della carità.

A loro in particolare e a tutti coloro, operatori, sacerdoti, suore, religiosi, volontari, che in questi cinque decenni hanno dato voce, gambe, testa, braccia e soprattutto cuore alla Caritas va il nostro ringraziamento.

Guardare la storia dall’ottica dei poveri chiede in primo luogo una grande capacità di discernimento e un costante impegno per continuare a leggere i segni dei tempi. Così la storia della Caritas Italiana si intreccia e si fonde con quella delle Caritas diocesane, in modo particolare attraverso la ≪pedagogia dei fatti≫ che impegna le comunità a partire dai problemi, dai fenomeni di povertà, dalle sofferenze delle persone, ma soprattutto a considerare ed interpretare tutto questo alla luce del Vangelo.

Custodire lo stile del Vangelo


La cifra della Caritas si misura anche nello stile, che è quello della carità evangelica, come ce la presenta San Paolo: «Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… e non avrà mai fine» (1 Cor, 13).

Una carità che si apre alla persona intera, allo sviluppo integrale dell’uomo, e non soltanto ai suoi bisogni, coinvolge singoli e comunità. È lo stile dei primi credenti, che «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (Atti 2, 42-48).

Questa è la Chiesa-misericordia. È tenerezza, carezza e vicinanza. È missionaria, esce e va nelle periferie, propone nuovi stili di vita facendo la scelta dei poveri.

È capace — ha sottolineato Papa Francesco — di «una carità dedicata allo sviluppo integrale della persona: una carità spirituale, materiale, intellettuale».

Questo dunque per la Caritas negli anni ha voluto dire, in Italia e nel mondo, non tanto e non unicamente dare aiuti materiali, ma soprattutto garantire la presenza costante, condividere le difficoltà, aiutare singoli e comunità ad affrontarle insieme e soprattutto favorire lo sviluppo integrale di ogni persona, con un’attenzione particolare ai giovani, portatori di speranza e di energie per il futuro. Nel contempo non è venuta meno quella che il Pontefice ha definito «parresia della denuncia», che «non è mai polemica contro qualcuno, ma profezia per tutti: è proclamare la dignità umana quando è calpestata». Una presenza dunque che è stata dialettica, a volte fermento inquietante, stimolo e pungolo per le istituzioni, per promuovere sempre e dovunque il valore e la dignità di ogni essere umano, che è parte della missione pedagogica della Caritas.

Sviluppare la creatività


Cogliendo i bisogni reali e sempre nuovi sul territorio, la Caritas spesso anticipa le istituzioni e, mettendo in campo risposte innovative, le stimola ad attrezzarsi per rispondervi adeguatamente.

È sotto gli occhi di tutti quanto è stato fatto in questi 50 anni. Ma Papa Francesco ci ha invitato a considerare tutto questo non «un bagaglio di cose da ripetere», ma «la base su cui costruire», riuscendo a cogliere, anche in periodo di crisi e di emergenza, i bisogni, compresi quelli non espressi e a trovare, con quella che san Giovanni Paolo ii chiamava «fantasia della carità» le risposte adeguate in termini di carità concreta e di animazione e sensibilizzazione delle comunità. Continuando ad essere «segni di speranza», senza lasciarci «scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri e di nuove povertà». Anche in occasione di questa pandemia la rete Caritas ha cercato di rimodulare e intensificare la presenza, il rapporto umano, la comunione ecclesiale, la condivisione della sofferenza, spesso in forme nuove, per rispondere a bisogni nuovi.

Oggi che Papa Francesco ribadisce gli impegni dell’inclusione sociale dei poveri e dell’amicizia sociale per il bene comune e indica alla Chiesa italiana uno strumento, il sinodo, per attuare il concilio in questo cambio di epoca, Caritas Italiana è pronta ad essere parte attiva nel percorso sinodale. Fedele alla sua storia, aperta al nuovo e ai suggerimenti dello Spirito, per contribuire all’avvio di fecondi processi generativi. Con la creatività e lo sguardo dei bambini, «verso l’Alto e verso l’altro».

di Francesco Soddu
Direttore della Caritas Italiana