DONNE CHIESA MONDO

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Raccontando Eva
la prima donna:
una storia di storie

Tiziano, «Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre», particolare, ca 1550, Museo del Prado, Madrid  (Wikimedia commons)
03 luglio 2021

Mai banale né scontato, uno scritto di Cristina Simonelli ha sempre un che di “avventuroso”. Per la lingua, raffinata ma mai artefatta, per lo svolgimento rigoroso ma mai lineare, per l’accesso a fonti letterarie antiche e recenti, sapientemente inanellate affinché l’insieme non risulti mai monocorde, ma sinfonico. Fonti che, dallo studio di quella letteratura tradizionalmente classificata come “patristica”, Simonelli ha imparato a trattare non solo come testi scritti, ma come evocazioni di personaggi e figure che interloquiscono tra loro e con il lettore sul grande sfondo dell’immaginario religioso e della riflessione teologica.

Questa volta, poi, Simonelli chiama in scena Eva, la prima donna di cui intende, come recita il sottotitolo, raccontare la “storia” che altro non è, però, se non una storia di storie. Perché Eva, “potente” come figura archetipica, da tempo chiede di essere finalmente liberata dallo stato di cattività in cui l’hanno costretta secoli di pensiero “dottrinario” e di essere restituita allo smalto policromo di quei racconti mitici delle origini che fanno da incipit al Libro, il grande codice biblico: «Eva è una, Eva è nessuna, Eva è centomila: un personaggio che si dispiega in molti volti e in molte realtà, fino a perdersi, ma anche ritrovarsi, nella propria immagine moltiplicata» (p. 8). Una cattività nella quale il rigido confronto con Maria, così accattivante per il piano regolatore dell’ordine simbolico maschile, ma così ambivalente e spesso rovinoso per lei come per tutte le donne di sempre, l’ha ulteriormente costretta e da cui Simonelli nell’ultimo capitolo, un po’ come nei grandi libri di avventure fantastiche, arriva finalmente a liberarla (tra Eva e Maria, Dio: pp. 129-156) con un coraggioso affondo teologico che, per «custodire Eva in Maria e narrare Maria con Eva» sceglie il «registro simbolico adatto alle strade e alle case di questo mondo mescolato, intriso di spiritualità ben oltre i cortili del sacro» (p. 148s).

Nelle quattro “stanze”, che a prima vista richiamano l’itinerario del “castello interiore” della mistica ma che in realtà vogliono essere, come in poesia, parti di una grande composizione, Simonelli affastella in un disordine che, come sentenziò in una celebre massima Paul Claudel, è «la delizia dell’immaginazione», le tante storie sulla “madre di tutti i viventi”. Tutte tra loro comunicanti, le stanze non obbligano a un andamento lineare e progressivo ma consentono di attraversare ripetutamente soglie, di entrare e uscire senza mai ritrovarsi al punto di partenza.

Di questo piccolo, prezioso libro, è molto difficile parlare: va solo letto e riletto.

di Marinella Perroni

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Cristina Simonelli, Eva, la prima donna. Storia e storie, Il Mulino