PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
La transizione ecologica cambierà passo solo attraverso le comunità energetiche

Riscoprire il prossimo
alla luce del sole

 Riscoprire il prossimo alla luce del sole  QUO-144
28 giugno 2021

Il decennio appena trascorso ha segnato un importante cambio di passo nel settore delle energie rinnovabili che ha visto moltiplicare gli investimenti fino alla cifra record di 2500 miliardi di dollari. Un fenomeno destinato a crescere anche nel decennio 2020-2030 — cruciale per la lotta al cambiamento climatico — se è vero quanto afferma il rapporto congiunto dell’Imperial College del Regno Unito e dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (I ea ), secondo il quale le performance di questi investimenti hanno assicurato rendimenti del 367% superiori a quelli sulle fonti fossili. È certamente per questo motivo che in testa alla classifica dei Paesi investitori nelle energie rinnovabili troviamo, paradossalmente, i due più inquinanti al mondo: Cina e Stati Uniti.

Nel suo ultimo rapporto del 2 giungo, l’ Iea rileva anche una nuova crescita degli investimenti energetici verdi dopo il calo fisiologico dovuto al covid, segnalando però al contempo quanto questi siano ancora molto distanti dalla quantità e dalla velocità necessarie per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050. «Sulla base della nostra nuova tabella di marcia Net Zero, gli investimenti in energia pulita dovranno triplicare entro il 2030», ha affermato l’economista turco Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia.

In questa prospettiva decennale un contributo particolarmente significativo all’imponente sfida della transizione ecologica potrà presto arrivare dalle comunità energetiche. L’Unione europea ha fissato infatti al 30 giugno 2021 la data ultima per il recepimento da parte dei Paesi membri della Direttiva 2018/2001, che stabilisce un quadro comune per la promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, liberando di fatto le comunità locali dai limiti fino ad oggi imposti all’autoproduzione e semplificando notevolmente gli iter autorizzativi.

Un fenomeno, quello delle comunità energetiche, particolarmente significativo non solo e non tanto per la quantità di energia pulita che queste potranno produrre, quanto per gli straordinari significati che la sottostante innovazione culturale porta con sé. Parliamo infatti di imprese ad alto impatto sociale ed ambientale che potranno nascere dall’iniziativa di comunità locali, disposte ad investire collettivamente sull’energia pulita al fine di abbattere — quando non azzerare — la bolletta energetica di ogni singolo investitore ed eventualmente vendere alla comunità nazionale l’energia in esubero, per poi utilizzare i proventi in opere e progetti di interesse territoriale. E così, mentre la grande finanza si accorge troppo lentamente di quanto gli investimenti verdi siano redditizi e urgenti, i cittadini si apprestano a fare la propria parte creando le condizioni per sottrarsi alle logiche spesso tecnocratiche dei colossi energetici e riscoprire l’alto valore della propria comunità umana. Sembra di leggere l’enciclica Laudato sì’ quando ci ricorda che «la cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali… al degrado ambientale… Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata (111)… La liberazione dal paradigma tecnocratico imperante avviene… ad esempio, quando comunità di piccoli produttori optano per sistemi di produzione meno inquinanti, sostenendo un modello di vita, di felicità e di convivialità non consumistico. O quando la tecnica si orienta prioritariamente a risolvere i problemi concreti degli altri, con l’impegno di aiutarli a vivere con più dignità e meno sofferenze (112)».

Alla luce del magistero sociale di Papa Francesco le comunità energetiche assumono dunque un valore molto più alto di quanto non si comprenda dalla semplice lettura delle direttive europee, mostrando la loro straordinaria capacità di creare legami nuovi e costruttivi all’interno di una collettività. I cittadini scopriranno così che l’alleanza con il proprio vicino di casa può ridurre drasticamente i costi della bolletta e migliorare la propria qualità di vita. E quando la produzione supererà il fabbisogno locale si ritroverà a ragionare insieme a lui su come investire il conseguente guadagno nel bene comune del proprio territorio. Una riscoperta del prossimo nata, per così dire, alla luce del sole.

Si ritrovano qui alcuni dei principi cardine di quella economia cristiana nata secoli fa nell’Italia dei Comuni, dove il successo dell’iniziativa imprenditoriale era indissolubilmente legato al benessere generale della città e dove quindi la solidarietà era vissuta come tessuto connettivo sul quale costruire il benessere di tutti. Una rivoluzione silenziosa, quella delle comunità energetiche, che può ben dirsi copernicana non solo perché “gira intorno al sole”, ma perché torna a restituire la giusta centralità ai territori e agli esseri umani che li abitano. È in questa dimensione infatti che l’equilibrio tra uomo e natura può tornare a vivere e ad esprimere le sue potenzialità.

«Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano… per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti. Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale. Così una comunità si libera dall’indifferenza consumistica. Questo vuol dire anche coltivare un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette. In tal modo ci si prende cura del mondo e della qualità della vita dei più poveri, con un senso di solidarietà che è allo stesso tempo consapevolezza di abitare una casa comune…(Laudato sì’ 232)».

di Pierluigi Sassi