Il cardinale Tagle a San Paolo fuori le Mura

Servire i poveri per amore

 Servire i poveri per amore  QUO-143
26 giugno 2021

Qual è il significato dell’Amore? Lo ha spiegato il cardinale Luis Antonio G. Tagle, intervenendo, nel pomeriggio di ieri, venerdì 25, al momento di preghiera La via della carità, organizzato nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura, a Roma, in occasione del mezzo secolo di attività della Caritas italiana. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e presidente della Caritas internationalis, ha sottolineato che l’Amore, in senso cristiano, «non è un’idea, un’emozione», bensì «un modo di agire», un modo per far «funzionare i doni dello Spirito».

Tre i punti sui quali il porporato ha articolato la propria riflessione: con il primo, ha affermato che i doni dello Spirito non devono diventare «un’occasione per sentirsi superiori agli altri» o per realizzare i propri interessi personali. Essi, infatti, non sono «conquiste o proprietà», ma devono essere messi a frutto per il bene comune. Di qui, il richiamo del cardinale Tagle alla Caritas italiana affinché non ceda alla tentazione di «gonfiare il proprio ego», servendo il prossimo solo per «farsi ammirare, con ipocrisia». Al contrario, bisogna porsi al servizio dell’altro per amore. «Serviamo perché amiamo», ha ribadito il prefetto di Propaganda fide.

Quindi il cardinale Tagle ha attinto a ricordi personali per dare una testimonianza concreta di cosa significhi, nel quotidiano, «essere Caritas», raccontando di una donna libanese dedita alla cura dei migranti, di una volontaria nel campo profughi di Idomeni, in Grecia, e di un povero privo di tutto ma così desideroso di donare un pacco di biscotti allo stesso porporato da correre a perdifiato dietro alla sua automobile. «Questo è il potere che hanno gli ultimi — ha commentato il porporato asiatico — ovvero offrire la Buona Novella». E ciò dimostra che «il dono è più prezioso del profitto».

Come terzo punto, il presidente della Caritas internationalis ha invitato alla sensibilità, quella che deriva dall’Amore e rende «pazienti e comprensivi, rispettosi e umili» nei confronti di chi è nel dolore. «La sofferenza ci rende fratelli», ha detto ancora Tagle elogiando anche i tanti operatori della Caritas che si sono prodigati e continuano a spendersi in tempo di pandemia da covid-19. Da qui l’esortazione conclusiva del porporato ai volontari dell’organismo caritativo italiano: «Raccogliere storie di coraggio, solidarietà e amore», perché «la carità non avrà mai fine».

A presiedere il momento di preghiera è stato l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente della Caritas italiana, affiancato dal direttore nazionale don Francesco Soddu. Un alternarsi di orazioni e riflessioni, tratte da testi del magistero pontificio, ha scandito i vari momenti del rito, in cui l’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana che si articola in 220 Caritas diocesane dislocate su tutto il territorio della penisola, ha fatto memoria di cinquant’anni di attività. In vita di questo appuntamento due anni fa era stato avviato un percorso di approfondimento suddiviso in due tappe: la prima (2019-2020) è stata incentrata sui nuovi scenari e i mutati contesti in cui si vive, oggi, il mandato della Caritas; la seconda (2020-2021) è stata pensata per individuare le principali sfide che si prospettano per il futuro.

di Isabella Piro