Approfondimento

La fame, grande
piaga asiatica

epa09266584 A Rohingya Muslim woman walks with relief material in her hand after a fire damaged ...
25 giugno 2021

L’Asia, continente che ospita il sessanta per cento della popolazione mondiale, è profondamente segnata da fame e malnutrizione. Più della metà degli affamati del mondo, circa quattrocentosettantanove milioni di persone, vive qui e, se si prendono in esame altri parametri, come quello relativo all’insicurezza alimentare, i numeri crescono vistosamente.

Quasi un miliardo di abitanti della regione dell’Asia-Pacifico è colpito da insicurezza alimentare ed in un terzo dei casi, concentrati in Asia meridionale, il fenomeno assume caratteristiche di particolare gravità. Ottanta milioni di bambini sotto i cinque anni hanno sperimentato la fame per così tanto tempo da avere problemi durante la crescita e l’accesso al cibo è più difficile nelle aree rurali. Il settantacinque per cento degli abitanti rurali dell’Asia orientale è povero e non riesce a nutrirsi normalmente. In India, secondo quanto riferito dalle statistiche diffuse dal governo, la malnutrizione dei bambini è in crescita negli ultimi anni e questo fenomeno, preoccupante, sta cancellando i passi in avanti fatti nei decenni passati. Il lockdown provocato dal Covid-19 ha portato all’interruzione dei programmi governativi di assistenza di cui beneficiavano centinaia di milioni di donne e bambini e che consentiva a questi ultimi di procurarsi cibo più sano e nutriente. Il ciclo della malnutrizione si perpetua attraverso le nascite dato che le donne, spesso povere e e denutrite, mettono al mondo bambini altrettanto denutriti.

Sempre in India, le migrazioni verso le grandi città, unite a una burocrazia statale inefficiente, hanno lasciato numerose famiglie fuori dai programmi di assistenza del governo. Le diverse forme di malnutrizione impediscono alle persone di sviluppare il proprio potenziale e hanno pesanti ricadute sul futuro, anche lavorativo, dei bambini. I bambini malnutriti hanno problemi scolastici e ciò ne limita le future scelte lavorative, oltre ad avere un peso sulla crescita economica della nazione. Si calcola, infatti, che queste problematiche portino alla perdita di cinque punti percentuali del prodotto interno lordo indiano ogni anno. Gli adulti malnutriti sono, invece, meno in grado di lavorare, di contribuire alla crescite delle economie locali e di assistere le proprie famiglie. L’aspetto più grave è comunque legato alla mortalità infantile, evitabile, provocata dalla cattiva nutrizione e che corrisponde al quarantacinque per cento dei decessi totali in questa fascia di età.

L’Indagine nazionale sulla nutrizione, svolta in Pakistan tra il 2018 ed il 2019, ha portato alla luce alcuni dati inquietanti. Un terzo dei bambini è sottopeso, quattro bambini su dieci con meno di cinque anni sono rachitici ed il diciotto per cento tra loro ha un peso insufficiente per la propria altezza ed è a rischio di morire. L’indagine ha inoltre scoperto che il tredici per cento dei bambini tra i due ed i cinque anni di età sono colpiti da una qualche forma di disabilità funzionale che può andare dall’essere sottopeso all’essere anemici.

L’alto costo dei prodotti alimentari e la presenza di una povertà consistente hanno fatto sì che il Pakistan abbia uno dei più alti tassi di malnutrizione del mondo e nelle aree rurali la situazione è ancora peggiore. Gli shock di natura ambientale ed economica hanno lasciato molti pakistani poveri in una condizione ancora peggiore e ciò ha reso più complesso l’accesso al cibo. Il governo ha promesso di implementare una serie di riforme volte a ridurre la povertà e ad incrementare la sicurezza alimentare, ma su questa strada ci sono ancora molti ostacoli. Le crisi economiche, i disastri ambientali ed i conflitti che si sono succeduti negli ultimi anni hanno ridotto la sicurezza alimentare del Pakistan sin dagli anni Duemila.

In Bangladesh, uno dei Paesi più densamente popolati del mondo, la fame è una problematica che colpisce circa il quaranta per cento della popolazione. La Nazione soffre a causa dei ricorrenti disastri naturali, dispone di terreni agricoli insufficienti e deve lottare duramente contro l’insicurezza alimentare. La decrescita della mortalità infantile, i programmi contro la malnutrizione e la moltiplicazione della produzione di riso non sono riuscite ad evitare il fatto che, ancora oggi, sessanta milioni di bengalesi siano affamati.

Non bisogna poi dimenticare che in Bangladesh si trovano anche settecentomila rohingya fuggiti dalle violenze nello stato del Rakhine, in Myanmar. La situazione dei rohingya si è stabilizzata negli ultimi tre anni, ma sono ancora dipendenti dall’assistenza alimentare e la resilienza dei rifugiati nei campi è stata indebolita dalle misure sanitarie e di sicurezza adottate per rispondere al Covid-19.

L’Indonesia è un altro caso paradigmatico. La sicurezza alimentare è fonte di preoccupazione perché il Paese dipende dall’importazione di cibo per soddisfare la domanda interna di prodotti come il manzo, il riso e lo zucchero. Questo aspetto è legato alla scarsa produzione interna, che non è riuscita a restare al passo con la crescita della popolazione. Un esempio significativo è quello del riso, la cui produzione, in calo sin dal 2016, è riuscita a soddisfare di poco la domanda interna nel 2019 ed ha costretto le autorità ad importare un surplus da Vietnam, India e Myanmar. L’imposizione del distanziamento sociale, sin dall’aprile del 2020, da parte del governo indonesiano ha provocato una serie di problematiche a diverse famiglie.

Lavorare significa esporsi al Covid-19 ma anche restare a casa non è un’opzione dato che significherebbe ritrovarsi senza fonti di guadagno. Un rapporto redatto dalla Banca Asiatica di Sviluppo e dall’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Politiche Alimentari in collaborazione con la collaborazione di un’Agenzia interna ha reso noto che ventidue milioni di indonesiani hanno sofferto di fame cronica tra il 2016 ed il 2018. Il rapporto ha chiarito come, nonostante alcuni progressi, molte persone siano ancora impiegate nell’agricoltura tradizionale ed in attività lavorative poco pagate e ciò provoca la fame ed un accresciuto rischio di arresto della crescita tra i bambini. Il rapporto ha infine notato come le problematiche relative all’accesso ineguale al cibo ed all’insicurezza alimentare siano rimaste irrisolte nel Paese nonostante un aumento nella produzione di cibo e nella sua disponibilità.

di Andrea Walton