Un libro di Massimo Faggioli

Joe Biden e il cattolicesimo
negli Stati Uniti

epa09299897 US President Joe Biden walks along the South Lawn from Marine One to the White House in ...
25 giugno 2021

Un agile libro che ha il merito di proporre in modo diretto, ma non banale, uno dei grandi temi della politica occidentale: il rapporto tra cattolicesimo e vita pubblica negli Stati Uniti. Un tema abbastanza trascurato in Europa, e in Italia soprattutto, dove spesso la percezione delle dinamiche politiche a stelle e strisce viene inficiata dalla mancanza di comprensione di certe realtà culturali. Per questo Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti di Massimo Faggioli (Scholé, Brescia, 2021, pagine 208) può essere uno strumento prezioso per chi voglia ripercorrere il cammino storico che ha condotto l’attuale presidente alla Casa Bianca.

Un cammino “cominciato” con la sconfitta di Al Smith nelle elezioni del 1928 e che ha coinvolto altri tre candidati cattolici, due dei quali, John Fitzgerald Kennedy e appunto Joe Biden, hanno battuto il loro avversario, mentre John Kerry è stato sconfitto nel 2004 da George W. Bush.

Faggioli ha dalla sua una lunga esperienza statunitense, maturata prima come docente e poi come giornalista per riviste quali Il Regno, Jesus, Limes, Il Mulino e l’Huffington Post, ma anche, sul versante anglofono, per testate come Commonwealth, La Croix International, il National Catholic Reporter e il Tablet di Londra. Nell’introduzione, l’autore esprime un sentito ringraziamento agli studenti statunitensi che hanno seguito il suo corso su cattolicesimo e politica negli Stati Uniti e il suo seminario su cattolicesimo e modernità politica. Ma soprattutto ringrazia «quell’incredibilmente vitale e variegato mondo cattolico fatto di college e università, diocesi e parrocchie, ordini religiosi, associazioni e movimenti». Una realtà che garantisce una capillare presenza di servizio dei cattolici sul territorio e che conferisce al cattolicesimo statunitense un’unicità a livello mondiale. Ma come la storia insegna, il mondo cattolico a stelle e strisce non ha mai mostrato compattezza nel sostenere i candidati cattolici nella loro corsa alla Casa Bianca. I quattro candidati scesi finora in campo, tutti per il partito democratico, hanno al contrario scontato l’avversione dell’elettorato cattolico più tradizionalista, spesso più vicino alle posizioni repubblicane.

A fare la differenza sono state le questioni etiche, a partire dalla difesa della vita, ma è anche vero che un certo tipo di elettorato cattolico si riconosce maggiormente nella visione repubblicana apertamente contraria al welfare state. È quindi capitato spesso che parte dell’episcopato statunitense si sia schierato contro i candidati cattolici, che storicamente hanno già dovuto superare la diffidenza, se non l’ostilità, che ha accompagnato la presenza cattolica nel Paese.

Tutto questo ha avuto ed ha riflessi diretti sui rapporti tra chiesa statunitense e Santa Sede e sulle relazioni tra Santa Sede e Stati Uniti, relazioni che, vale la pena ricordarlo, hanno raggiunto il massimo livello diplomatico “solo” nel 1984, durante il papato di Giovanni Paolo ii e la presidenza di Ronald Reagan.

In questo complesso contesto si inserisce l’elezione di Joe Biden, che ha dovuto superare l’aperta avversione di una certa intellighenzia tradizionalista, la quale ha cercato di fare sentire la sua voce anche in Vaticano. E che ha dovuto fronteggiare un attacco senza precedenti, ancora prima del suo insediamento, concretizzatosi nell’ingloriosa marcia su Capitol Hill. Scrive Faggioli: «La chiesa cattolica guidata da Francesco oggi è una delle voci più importanti a salvaguardia della convivenza civile, dei meccanismi costituzionali posti a garanzia del sistema democratico e di una cultura istituzionale che si oppone a qualsiasi tipo di derive nazionaliste e illiberali». È questo un sicuro punto di convergenza come lo è la riappropriazione da parte statunitense di una prassi politica votata al multilateralismo, dopo gli anni dell’America first e delle chiusure. L’idea ripresa da Biden durante il suo giuramento di lavorare tutti insieme per il bene comune (che ha ad esempio riportato gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima) è un tema fondante del magistero di Francesco. In questo Faggioli vede quello che definisce «un allineamento profondo» che si esplica nel «rifiuto di rinunciare a una valutazione ottimistica della creazione». La presidenza Biden può quindi segnare una nuova opportunità, perché come cattolico nella vita pubblica egli «riflette l’idea che la politica è una professione profondamente nobile, una forma di ministero, una vocazione laicale. Biden è uno di quei credenti per i quali la vita pubblica non è teatro, la religione non è un insieme di regole, e gli aspetti paradossali del cattolicesimo non possono essere risolti matematicamente con gli aut aut dei cultural warriors».

di Giuseppe Fiorentino