A colloquio con monsignor Lazzaro You Heung-sik

Affidiamo ai nostri martiri
la riconciliazione della Corea

Il confine che delimita le due Coree
25 giugno 2021

«Le ferite della guerra di Corea sono ancora dolorose. Pregheremo intensamente per la riconciliazione, la pace e la riunificazione della penisola coreana. E affideremo la Corea all’intercessione dei nostri martiri»: così Lazzaro You Heung-sik, arcivescovo-vescovo emerito di Daejeon, nominato da Papa Francesco prefetto della Congregazione per il Clero, mentre prepara il suo arrivo a Roma, previsto per la fine di luglio, racconta a «L’Osservatore Romano» lo spirito con cui la Chiesa coreana vive la “Giornata nazionale di preghiera per la riconciliazione”, che si celebra il 25 giugno. Istituita dalla Conferenza episcopale coreana nel 1965, l’evento intende commemorare il 25 giugno 1950, giorno di inizio della guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud che durò dal 1950 al 1953, concludendosi con un armistizio che è ancora tecnicamente in vigore.

«Siamo al 71° anniversario di quel triste giorno in cui — ricorda il vescovo — con l’invasione del Sud compiuta dalle truppe nordcoreane, il nostro popolo iniziò un conflitto fratricida che ha versato sangue coreano e mietuto tante vittime. Oggi tutte le diocesi coreane celebrano una speciale messa con l’intenzione della riconciliazione, e tutti i fedeli si uniranno spiritualmente in un’intensa invocazione al Padre». Monsignor Lazzaro You Heung-sik nota che «la Giornata è culmine di un cammino spirituale che dura per tutto l’anno: ogni giorno, alle 9 di sera, tutta la comunità cattolica in Corea rivolge al Padre una preghiera per la pace nella nostra penisola. È un’orazione quotidiana preparatoria a questa solenne Giornata che vogliamo celebrare in compagnia dei nostri martiri».

La celebrazione è infatti legata al Giubileo che la Chiesa sta vivendo, per commemorare il 200° anniversario della nascita di sant’Andrea Kim Tae-gon (1821-1846), primo sacerdote cattolico in Corea e martire. «Celebrerò la santa messa — prosegue il presule — al santuario dedicato a Sant’Andrea Kim, nostro primo martire, e alla sua a intercessione ci rivolgiamo accoratamente per chiedere la sospirata pace per la nostra terra. Da troppi anni il nostro popolo soffre ed è diviso: è giunto il tempo opportuno della riconciliazione».

In questa fase storica, la popolazione sudcoreana segue con interesse il coinvolgimento diplomatico degli Stati Uniti che, sotto la guida del neo presidente Joe Biden, hanno inviato di recente in Corea un rappresentante: segnale che si sta cercando di intessere nuovamente un dialogo interrotto da tempo. Nel contempo i fedeli cattolici auspicano una possibile visita di Papa Francesco a Pyongyang, ventilata già in passato. «Tutti noi speriamo che si riapra un canale di dialogo con il Nord — precisa il presule — e, consapevoli che le forze e le capacità umane sono limitate, rimettiamo questo desiderio di armoniosa convivenza nelle mani di Dio che è Onnipotente».

Negli anni scorsi, nei diversi scenari politici e nelle alterne fasi storiche, la Chiesa sudcoreana ha sempre manifestato un forte desiderio di mettersi in gioco per la pace e la riunificazione della penisola coreana, promuovendo iniziative di solidarietà e preghiera, al fine di incrementare le relazioni Nord-Sud. Il desiderio comune, come afferma la commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano è «abbattere il muro fra Nord e Sud Corea e piantare semi di giustizia, pace e gioia nei cuori di tutti i cittadini coreani», esortando i fedeli a compiere sforzi maggiori per costruire e promuovere «l’autentico significato di unità e riconciliazione», che è «riconoscere e accettare gli altri così come sono». Ricordando ai fedeli coreani la preghiera di Gesù per l’unità dei credenti, la commissione ricorda che «la Chiesa risponde a questa preghiera di Gesù con una pratica concreta di riconciliazione e unità».

L’arcivescovo-vescovo emerito di Dajeon nota con tristezza che «il confronto e la tensione che esiste nella Penisola coreana è una delle più grandi sofferenze dell’umanità di oggi». In uno scenario caratterizzato dal confronto tra eserciti armati, «una vera pace è possibile soltanto se nasce dal perdono e dalla riconciliazione. Bisogna chiedere al Signore la grazia di perdonare, perché è una grazia il saper perdonare, come ha detto Papa Francesco». Non può che essere questo il punto di partenza, guardando con fede alla storia passata e recente: «Se preghiamo e lavoriamo l’uno accanto all’altro, perdonandoci e riconciliandoci in nome del Vangelo, seminando un’autentica pace nella penisola coreana, Dio sicuramente ascolterà la nostra preghiera», afferma. In questo cammino, conclude, «ci affidiamo a Maria, Regina della pace che, con amore di madre, veglia sul nostro cammino e guida i nostri passi verso un futuro di pace, prosperità, armonia, piena carità». Lo scorso anno la diocesi di Pyongyang, capitale nordcoreana, è stata ufficialmente consacrata alla Madonna di Fatima. Oggi, nella speciale Giornata di preghiera, i coreani implorano l’intercessione della Madonna per la conversione dei cuori e «perché il Cristo risorto faccia nuove tutte le cose nella penisola coreana». Il sogno è che la gente del Sud e del Nord possa celebrare presto insieme una messa di ringraziamento per la riunificazione.

di Paolo Affatato