Una danzatrice, un maestro di musica e una guida turistica

Come reinventarsi la vita
ai tempi della pandemia

 Come reinventarsi la vita ai tempi della pandemia  QUO-138
21 giugno 2021

Come reinventare la propria vita in tempi di emergenza sanitaria e sociale. Una danzatrice, un maestro di musica e una guida turistica si sono rimessi in gioco e hanno scoperto nuove modalità di approccio e nuove risorse. Perché questa è una situazione che ha tolto, sì, ma che, nello stesso tempo, ha dato anche la possibilità di esplorare territori sconosciuti.

«La fortuna di noi danzatori di poterci procurare una botta di adrenalina mettendo una musica a palla e…passé, grand battement, pirouettes, e senti la scarica di vibrazioni che sale su per la spina dorsale fino a farti rizzare i capelli in testa. Chi danza, oggi, sta soffrendo; chi danza, si sta ballando addosso. Manca la sala di danza, il pavimento di danza, la sbarra di danza, lo specchio di danza, l’odore di danza, manca profondamente tutto questo. Certo che si può ballare in casa, per strada, ovunque, ma la cerimonia della sala di danza è un’altra cosa, chi balla lo sa. Chi balla sta sognando di tornare lì il prima possibile, perché il tempo è limitato, per tutti, ma per i ballerini un po’ di più». Scrive così, sulla sua pagina facebook, Lavinia Savignoni, danzatrice e attrice. Sono gli inevitabili momenti di malinconia che contrassegnano la vita di tutti noi in questo periodo. «Durante il primo lockdown ho avuto un’ondata di emozioni scomposte, passavo dalla sovraeccitazione per una situazione che non avevamo mai vissuto prima alla preoccupazione e alla paura», racconta Savignoni, che è anche insegnante di gyrokinesis e gyrotonik. «Facevo telefonate fiume con gli amici per condividere tutte queste sensazioni e per cercare conforto. Sarei dovuta andare in tournée con il mio spettacolo, anche all’estero, e mi sono ritrovata in un isolamento forzato. Superato lo shock, ho cominciato a fare qualche lezione online ma così, per decomprimere la tensione, per divertimento. Man mano il gruppo è cresciuto e così, io che non ero per niente digitale, ho iniziato a strutturare veri e propri corsi e ho realizzato un sito dove, oltre a pubblicare i video delle mie lezioni, racconto di me e della mia filosofia di donna e di insegnante. È stata una scoperta. Il digitale ti consente di raggiungere luoghi e persone molto lontane da te. Ho allievi in tutta Italia e anche in Inghilterra e in Grecia. L’attività in presenza, però, è insostituibile, ha un aspetto energetico e un’espressività che non puoi ricreare online, pertanto, quando è stato possibile, ho iniziato a fare lezione all’esterno, a Villa Pamphili. Ci sono state tante persone che, vedendoci, si sono avvicinate e questa è un’altra opportunità che si è creata in questo periodo». Il confinamento è stato anche l’occasione per vivere di più la propria abitazione. «Prima ero sempre fuori e anche il mio compagno, che andava spesso all’estero. Ora abbiamo scoperto la nostra casa e il nostro giardino, dove abbiamo un orticello. E passiamo più tempo con i nostri piccoli coinquilini, due gatti e un cane. Tutto questo non smettendo mai di lavorare. Ho la macchina del gyrotonic e quindi posso fare lezione a casa e ho visto che, rispetto alla palestra, il lavoro è ancora più profondo, più emotivo, e più sereno. Se devo dire cosa ho guadagnato in questo periodo penso all’indipendenza, sia come artista sia come trainer. Oltre a nuove competenze. Ho scritto un cortometraggio e presto realizzerò un portale con tutti i miei contenuti, recitazione, training, corsi di public speaking, ecc. Cerco di lavorare sul benessere a 360 gradi. Lo scopo non è solo tonificare i glutei ma anche dare stimoli nuovi alla mente, al cuore, allo spirito. Un corpo più forte, sodo ed elastico è la conseguenza».

Arti Diffuse, invece, è un’associazione di promozione sociale in campo musicale e artistico nata a ottobre 2019. Pochi mesi e i corsi di musica, canto, danza, poesia e teatro vengono chiusi a causa del lockdown. Che fare? «Invece di gettare la spugna abbiamo pensato ad altre modalità di espressione artistica perché la voglia di conoscere e di esprimersi non può e non deve fermarsi», racconta Giovanni Gava, presidente dell’associazione, direttore di coro e insegnante di musica e canto. E’ nata così l’iniziativa «Un palco per te», che permette di cantare, ballare e suonare come se si fosse davanti a una platea. «Allestiamo un palcoscenico virtuale dove gli allievi si possano esibire. Insieme all’artista si decide l’ambientazione del numero che si vuole eseguire e poi, attraverso l’uso di tecnologie di elaborazione delle immagini, si crea la performance, che viene trasmessa tramite la pagina facebook e il canale YouTube dell’associazione». Così, magicamente, ci si trova vicino a un pianoforte o davanti al mare, in un teatro o circondati dai quadri preferiti. C’è spazio anche per le esibizioni di ballo dei maestri e del coro virtuale, un mosaico suggestivo di volti e voci. Quattro video a settimana per non smettere di studiare e per mantenere alto l’umore. Un’impresa che ha comportato nuovi saperi. «Attraverso i software audio e video e l’aiuto dei tutorial ho imparato moltissime cose. Ho scoperto un mondo bellissimo!». Gli allievi hanno partecipato con entusiasmo e anche il pubblico ha gradito. In due mesi si sono raggiunte circa 20.000 visualizzazioni. E intanto si pensa al dopo. «Bisogna portare l’arte alle persone», afferma Gava, che gira l’Italia insieme al suo gruppo di cantanti. «Nelle piazze, nelle periferie, negli alberghi, nei musei. Dopo questo difficile periodo rinascerà tutto, il pensiero, la vita, il modo di viverla. Dobbiamo togliere tutto ciò che è zavorra, superfluo e, riacquistata la leggerezza, metterci di nuovo in cammino con ancora più passione e energia».

Maria Luigia Cavinato è guida ambientale escursionistica, accompagnatrice turistica e organizzatrice di eventi culturali per scuole e per adulti. A metà febbraio 2020, il lavoro costruito in trenta anni con tanta fatica e impegno subisce una battuta d’arresto. «Si parlava di uno strano virus che contagiava le persone e ho cominciato a ricevere le prime disdette», racconta Cavinato, titolare dell’associazione “I Viaggi nel Tempo”. «Ma non mi rendevo bene conto, ero serena. Avevo la stagione programmata, quella che, con tanta cura, avevo iniziato a preparare dal settembre precedente, con tutte le gite organizzate, hotel, pullman e siti prenotati, guide locali incaricate, musei e mostre prepagati; come potevo credere che, da lì a pochissimi giorni, un decreto governativo avrebbe bloccato tutto? Si diceva fino al 31 marzo, e allora speri, ma poi la situazione si aggrava e ti trovi il vuoto davanti. Sei disperata perché senza lavoro non ci sono soldi e la tua associazione si ferma proprio quando, dopo anni di crisi, i bilanci sono tornati in positivo. Non sono mai stata una che si arrende facilmente o che si smonta al primo ostacolo ma stavolta la botta è forte e mina le mie radici». Giorni di tristezza e di rabbia, poi un’idea. «In quei giorni di isolamento, inizio a scrivere e a raccontare Roma, una cartolina al giorno che pubblico sulla pagina facebook dell’associazione e invio ai miei contatti tramite WhatsApp. Un’iniziativa partita per caso che diventa una cura, grazie anche al riscontro caloroso dei destinatari che mi stimola a continuare». Nel frattempo, arriva una piccola supplenza di scienze in una scuola della capitale. Provvidenziale, perché anche l’altro lavoro di Maria Luigia, organista ai matrimoni, si ferma. In quest’ultimo anno gli sposalizi, come tutte le altre cerimonie, sono stati interdetti. E dopo l’estate, la speranza di ricominciare lascia il posto a una nuova delusione.

L’impedimento dei viaggi e la chiusura dei musei rende ancora impraticabili le attività turistiche e culturali. «Si vive sospesi ma la mente trova presto altre risorse. Da un tam tam fra colleghi è nato un progetto di videoconferenze: un viaggio virtuale attraverso l’Italia per conoscere meglio le città più famose. Un modo per invitare a riscoprire quel turismo di prossimità che, per tanto tempo, è stato trascurato perché troppo “banale”, troppo poco esotico, e che invece ora ci appare urgente, necessario e simbolico».

di Marina Piccone