Il cardinale Cantalamessa nella festa dell’Università cattolica a Roma

Fare di Cristo
il cuore del mondo

 Fare di Cristo  il cuore del mondo  QUO-136
18 giugno 2021

Fare di Cristo il cuore del mondo, e in particolare del mondo della cultura: è questa l’attualità della missione dell’Università cattolica che in occasione della solennità del Sacro Cuore ha celebrato la festa “patronale”. A ricordarla alla comunità accademica è stato il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che nel pomeriggio di venerdì 17 giugno ha presieduto la messa nella chiesa centrale della sede di Roma,

Nell’omelia il porporato ha spiegato che l’ateneo dei cattolici italiani fu dedicato al Sacro Cuore per «fattori storici e contingenti, e cioè per il ruolo che il culto del Sacro Cuore rivestiva al momento della fondazione». Il nome tuttavia, ha fatto notare il celebrante, «senza perdere nulla del suo significato tradizionale, si arricchisce sempre di nuovi significati». E così la semplice presenza della parola “cuore” nel titolo dell’ateneo nato a Milano cento anni fa, contiene un messaggio che non ha perso la sua dirompente attualità. Successivamente il cardinale Cantalamessa ha evidenziato che nell’uomo Gesù di Nazareth «il cuore rappresenta la sede dei sentimenti e degli affetti», ma la civiltà odierna, «dominata dalla tecnica, ha bisogno di un cuore se vogliamo evitare che, mentre si surriscalda fisicamente, il nostro pianeta ripiombi, spiritualmente, in un’era glaciale», ha commentato. In questo, a differenza di altri campi, «la tecnica ci è di ben poco aiuto», ha avvertito il porporato. Si sta lavorando da tempo «a un tipo di computer che “pensa”»; ma nessuno finora «ha prospettato la possibilità di un computer che “ama”, che si commuove, che viene incontro all’uomo sul piano affettivo, facilitandogli l’amare, come facilita il calcolare le distanze tra le stelle, il movimento degli atomi e la memorizzazione dei dati».

È diventata familiare l’idea, ha proseguito, «dell’intelligenza artificiale, ma riusciamo noi a concepire l’idea di un amore artificiale?», ha chiesto all’assemblea. Il potenziamento delle possibilità conoscitive dell’uomo «non va di pari passo, purtroppo» con «il potenziamento della capacità d’amore». Quest’ultima, anzi, «sembra non conti nulla, mentre sappiamo che la felicità o l’infelicità non dipende tanto dal conoscere o non conoscere, quanto dall’amare o non amare, dall’essere amato o non essere amato».

Quest’ansia di accrescere le conoscenze, del resto, si spiega col fatto che spesso «la conoscenza si traduce automaticamente in potere — ha osservato —. Una delle moderne idolatrie è quella dell’ iq , del “quoziente di intelligenza”. Si sono messi a punto numerosi metodi di misurazione. Ma chi si preoccupa di tener conto anche del “quoziente di cuore”?», è stato il suo provocatorio interrogativo. La risposta nella conclusione del Faust di Goethe e nel «grido lanciato dal compianto regista Ermanno Olmi» che «in una scena del suo ultimo film Cento chiodi fa inchiodare simbolicamente al pavimento di legno i preziosi volumi di una biblioteca, con il protagonista che grida: “Tutti i libri del mondo non valgono una carezza”».

Da qui l’esortazione a docenti, studenti e personale dell’ateneo a non «trascurare la ricerca e l’impegno scientifico», ma soprattutto «a coltivare insieme con la mente, anche il cuore. Mettere le idee e la scienza, — a partire da quella medica — al servizio delle persone, mai il contrario» perché, ha concluso rivolgendosi in particolare ai medici del Policlinico Gemelli «dietro la cartella clinica e i risultati di esami, c’è una persona e spesso una carezza, un sorriso, e una parola di speranza può fare bene. Non permettete che la tecnica e la strumentazione sostituiscano il contatto umano».

Dopo la messa — concelebrata dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università cattolica — il rettore Franco Anelli ha consegnato a nome della comunità accademica un omaggio al predicatore della Casa pontificia, rievocandone la vicinanza all’ateneo prima come studente e come docente; e un riconoscimento alla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, per «il suo fondamentale apporto personale nelle relazioni fra i direttori dei grandi Musei del mondo per lo sviluppo della collaborazione e degli scambi culturali e di opere d’arte a livello internazionale».