Il Vangelo in tasca

Participio presente

 Participio presente  QUO-135
17 giugno 2021

Scrive così un amico che ha vissuto l’esperienza di allontanamento dalla vita di fede: «Mi sono accorto che il cristianesimo, almeno così come mi era stato presentato, parlava solo di mortificazione, sofferenza, croce, morte, rassegnazione di fronte a tutti gli incidenti e ai mali che mi colpivano. Avevo l’impressione bisognasse accettare una vita diminuita, limitata, per essere un buon cristiano...».

Ma la Parola di Dio in questa domenica ci parla di vita. «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano...» (prima lettura). E nel Vangelo Gesù ci dà due segni concreti del suo amore per la vita: la guarigione della donna che soffriva di perdite di sangue, e la risurrezione della bambina.

Dio è Dio della vita! E presentare il cristianesimo in chiave funeraria è oltraggio a Dio «l’amante della vita» (Sapienza 11 ,26). «Dove la vita è assente, anche Dio è assente. Se si ha paura della vita, è di Dio che si ha paura» (Don Alessandro Pronzato).

Ma ci è richiesto il dono della fede! Il cristianesimo non è solo morale e devozione. E, soprattutto, non è superstizione. C’è bisogno di fede, che è comunione vitale con Dio. «Soltanto abbi fede», dice Gesù (Vangelo).

Bisogna continuare ad avere fede. Annota giustamente lo scrittore Erri De Luca: «Credente non è chi ha creduto una volta per tutte, ma chi, in obbedienza al participio presente del verbo, rinnova il suo credo continuamente». Credere non è tanto un atto eroico ed eccezionale, compiuto una volta per sempre; è, invece, una scelta quotidiana, che richiede fedeltà. Che va rinnovata ogni giorno.

Chiediamo allora con fiducia nella preghiera di poter avere sempre il dono della fede: una fede semplice, una fede forte, una fede convinta, una fede contagiosa.

di Leonardo Sapienza