«Gli zoccoli delle castagne» di Barbara Ferraro

Storia di una nonna
che è stata bambina

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15 giugno 2021

Parla di lavoro e di bambini, Gli zoccoli delle castagne (Roma, Read Red Road Editore, 2020, pagine 66, euro 14). O meglio, parla di bambini che lavorano, tema spinosissimo, doloroso e terribilmente attuale. E lo fa — con delicatezza e profondità — rivolgendosi ai piccoli lettori con una storia antica, di quelle custodite sapientemente nel baule delle nonne. Una storia di ieri che può aiutarci a costruire il domani.

Nella Calabria rurale degli anni Trenta, Lina, una bimba di 11 anni primogenita di una famiglia di mezzadri poverissimi ma ricchi di figli, già bada ai bambini più piccoli e aiuta gli adulti nelle loro faccende finché, il 10 di ottobre, arriva anche per lei il momento del passaggio. Lina apprende infatti che dovrà partire con il padre e lo zio per andare a raccogliere le castagne. E così per diverse settimane vivrà con loro e con un piccolo gruppo di lavoratori, dormendo nel piano basso dell’essiccatoio, mentre le castagne riposano in alto. Un lavoro duro, malpagato e lontano dal suo quotidiano, che però le fa scoprire una nuova comunità che, pur nella miseria, non arretra di un passo in dignità. Lina osserva, registra, riflette; qualcosa le sfugge ma nulla va perso. Ci sono la nostalgia di casa, la grande stanchezza, la fame, ma non mancano i momenti di gioia, la curiosità del viaggio tutti insieme, la danza collettiva, le musiche nuove.

Con un bell’uso della lingua, Barbara Ferraro ci racconta la storia della bambina che era sua nonna. Ci racconta le sue giornate viste attraverso lo sguardo di una undicenne, il dolore, la sorpresa, il calore, gli attimi di spensieratezza. E la semplicità vera del giocare davvero, con niente – acqua, terra, pietre, fango.

Domina certo il tema del lavoro, dei diritti dei lavoratori, dello sfruttamento, delle differenze di salario; ci sono le lavoratrici considerate di minor valore dei muli che le accompagnano, ci sono le ingiustizie sociali e la rassegnazione che rischia di paralizzare. C’è una realtà povera e sfruttata, spremuta fin dall’infanzia — una realtà che non è passata perché sono ancora tanti oggi nel mondo i bambini lavoratori, i bambini schiavi. Anche in Italia. Tra i piccoli migranti ad esempio, in un quotidiano ancora fatto di diritti negati e di infanzia azzerata.

Mai banale, nel libro c’è anche la forza che viene dalla comunità, dalla miseria che non è squallore, dei legami importanti dentro e fuori la famiglia, della sana saggezza. E nel racconto della piccola Lina ci sono soprattutto i profumi, gli odori che segnano il quotidiano, le stagioni, le fasi della vita.

Il libro è impreziosito dalle illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, acquarelli e pastelli che a volte riecheggiano le fotografie seppiate di un tempo. Disegni che evocano scene o illuminano dettagli, alternando bianchi, neri e sapienti incursioni di colore. Sono le tonalità malinconiche dell’autunno, della terra, della fatica, del sorriso delicato.

Lina ha tanto da dire ai bambini di oggi. Il suo è un racconto di cura, lotta, amore, malinconia e curiosità che suggerisce — pagina dopo pagina, parola dopo parola — di non dare nulla per scontato. Un racconto che invita a porsi domande, anche se le risposte non sempre ci sono. È un modo di crescere, guardando avanti e facendo tesoro di ieri. Di una nonna che è stata bambina.

di Silvia Gusmano