Nella scuola austriaca l’etica affiancherà l’insegnamento della religione

Come l’acqua per il tè

 Come l’acqua per il tè  QUO-133
15 giugno 2021

L’educazione religiosa confessionale e le lezioni di etica previste per il livello secondario superiore forniscono «contributi essenziali e indipendenti al raggiungimento completo degli obiettivi della scuola austriaca; una stretta collaborazione fra i due temi è quindi espressamente da accogliere e incoraggiare». È quanto si legge in una dichiarazione congiunta firmata nei giorni scorsi a Vienna dal ministro dell’Istruzione Heinz Fassmann e dai rappresentanti di quelle Chiese e comunità religiose che in Austria offrono l’insegnamento della religione nelle scuole per conto dello Stato: il vescovo di Graz-Seckau, Wilhelm Krautwaschl, per la Chiesa cattolica, il metropolita Arsenios (Kardamakis) per gli ortodossi, Ümit Vural, presidente della Comunità religiosa islamica, il rabbino Schlomo Hofmeister, il presidente della Società religiosa buddista, Gerhard Weissgrab, oltre ai responsabili della Chiesa evangelica, degli aleviti e delle Chiese libere.

Durante una conferenza stampa moderata da Andrea Pinz, direttore dell’Ufficio interdiocesano per l’educazione e dell’Ufficio educazione dell’arcidiocesi di Vienna, è stato annunciato che dall’autunno ci saranno lezioni obbligatorie di etica di due ore settimanali per gli alunni del ix grado che non partecipano all’insegnamento religioso. La nuova materia obbligatoria alternativa sarà implementata in ordine crescente nei livelli superiori delle scuole secondarie generali e delle scuole medie e superiori professionali. La preoccupazione principale è quella di approfondire con tutti gli allievi le questioni etiche di base: “Io con me stesso”, “Io e te”, “Io e il mondo” i tre livelli di curricula pensati abbracciando questioni fondamentali come la formazione dell’identità, la convivenza, i sistemi di valori. Fassmann ha sottolineato l’importanza del passo avanti («notevole» ed «esemplare») compiuto dalle varie fedi, capaci di andare oltre il loro rispettivo, specifico punto di vista: un ulteriore tema etico obbligatorio inteso come supplemento e non come concorrente all’insegnamento religioso.

Per quanto riguarda le lezioni di etica — si legge nella dichiarazione — viene evidenziato che esse dovrebbero consentire agli alunni «di riflettere autonomamente sui modi per modellare con successo la propria vita, fornire loro aiuti di orientamento e guidarli a una discussione approfondita delle questioni fondamentali dell’esistenza». Nell’affrontare le diverse tradizioni filosofiche, ideologiche, culturali e religiose, le classi di etica dovrebbero dare un «contributo allo sviluppo della personalità individuale», dell’indole dei giovani secondo i valori morali, religiosi e sociali. Dal canto suo l’insegnamento religioso deve privilegiare modalità che consentano agli studenti di familiarizzare con se stessi, con il proprio culto e le altre fedi. Molti temi etici e questioni di fondo vengono ripresi e affrontati nell’ambito dell’educazione religiosa «per consentire agli scolari di partecipare in modo responsabile alla società». Al fine di sottolineare le intersezioni relative al contenuto dell’istruzione etica e di quella religiosa, i rappresentanti delle varie comunità hanno riassunto la dimensione etica nei rispettivi programmi in dispense come parte di un processo globale. E gli insegnanti di religione saranno incoraggiati a promuovere questa cooperazione con i docenti di etica.

Per monsignor Krautwaschl, responsabile per le questioni educative e scolastiche della Conferenza episcopale austriaca, la Chiesa cattolica ha accolto positivamente questa novità «perché l’educazione etica è ora resa possibile per tutti gli alunni». Questo fa sì che «nessuno lasci la scuola senza un fondamento etico» e allo stesso tempo che «siano presi sul serio gli ideali di vita di tutti». Le lezioni di etica, dunque, non sono in competizione con l’educazione religiosa ma «mirano a una cooperazione continua», ha affermato il presule: «Il fatto che ora ci siano classi di etica e religione corrisponde meglio alla comprensione democratica della nostra società illuminata». Per quanto riguarda l’educazione religiosa, il vescovo ha sottolineato che essa accompagna le persone nella ricerca di risposte alle grandi domande della vita: «Da dove vengo? Dove vado? In questa ricerca, prima o poi ti imbatterai in una “ultima spiaggia” che non è più facile da capire». L’istruzione religiosa risponderà da questo punto di vista. Gli aspetti etici fanno sempre parte della religione, «perché vengono affrontati i temi fondamentali della vita che consentono agli studenti di partecipare alla società, al dialogo, alla solidarietà e a molto altro», afferma Krautwaschl, per il quale «la convivenza sociale, la pace, la giustizia, la responsabilità per il creato, i diritti umani, sono tutti temi dell’educazione religiosa». Inoltre l’istruzione religiosa crea identità e aiuta gli alunni «a essere in grado di avvicinarsi apertamente e senza pregiudizi ai membri di altre fedi che incontriamo nella vita di tutti i giorni».

Il metropolita Arsenios ha invece sottolineato l’importanza del collegamento dell’istruzione religiosa che viene offerta ai giovani ortodossi di diverse chiese. La base comune è la Bibbia, che mostra non solo il rapporto tra l’uomo e Dio ma anche quello tra le persone e tra le persone e il creato, ambiti eticamente fondamentali. Dal canto suo il presidente della comunità islamica, Vural, ha messo in evidenza il divario tra la percezione esterna e la visione interna dell’islam, osservando che l’istruzione religiosa islamica contribuisce al rispetto della democrazia e dei diritti umani: «Musulmano-austriaco non è una contraddizione», ha affermato. Il rabbino Hofmeister ha spiegato che, dal suo punto di vista, nulla contraddice la qualifica degli insegnanti di educazione religiosa a diventare insegnanti di etica, perché fondamentalmente non può esserci neutralità di valori nell’insegnamento. E Weissgrab, citando il Dalai Lama, ha paragonato l’etica all’acqua e la religione al tè, come un “andare oltre”, non in opposizione; il tè infatti contiene sempre acqua e quindi la religione contiene sempre etica, ha detto.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche due diplomati che hanno raccontato le loro esperienze «arricchenti» grazie all’insegnamento religioso cattolico e islamico, visto come «addestramento alla tolleranza». E il vicerettore della Kirchlich-Pädagogische Hochschule di Vienna, Andrea Taschl-Erber, ha spiegato la diversità esemplificata nell’ateneo, dove operano professori di religione di diverse comunità di fede e ora anche docenti di etica. Insomma, come insegnare “competenze di diversità” in una società ideologicamente plurale.

di Giovanni Zavatta