Donne e uomini nella Chiesa/19
Dagli stereotipi all’attenzione prestata alle singole individualità

Oltre il decostruzionismo

Jean-Joseph Dumons, "Adamo ed Eva in Paradiso" (1734)
12 giugno 2021

L’antropologia cristiana, sulla base dei due racconti della creazione contenuti in Genesi, 1 e 2, ha sempre posto la dualità sessuale a fondamento della sua concezione dell’essere umano, originariamente esistente come donna e come uomo grazie all’atto creatore di Dio. Dalla dualità sessuale, come sua diretta conseguenza, scaturisce l’eterosessualità come reciproca ed esclusiva attrazione emotiva e sessuale della donna e dell’uomo. La pratica dell’omosessualità, conosciuta fin dall’antichità, non ha mai messo in discussione questo paradigma. Lungo duemila anni di cristianesimo, recependo anche modelli ampiamente presenti nel mondo classico, la dualità sessuale è stata sovente assunta come premessa per la svalutazione e per la subordinazione delle donne, viste come inferiori e umanamente incompiute.

Solo negli ultimi decenni si sta, invece, assistendo a un radicale ripensamento critico della dualità sessuale e, in stretta connessione, dell’eterosessualità come orientamento ritenuto naturale e normativo. Si pensa qui agli esiti estremi di alcune teorie del gender dalle quali scaturiscono le posizioni conosciute come queer (strano, stravagante), che non solo affermano che il genere, essendo soltanto un costrutto socio-culturale, può essere liberamente decostruito, ma che anche il sesso sia un prodotto della società e della cultura e dei rapporti di potere in esse esistenti.

Potrebbero essere citati vari nomi, ma è sufficiente ricordare l’influsso delle opere di Michel Foucault e il pensiero di una studiosa come Judith Butler che indica nella decostruzione dell’identità una precisa e non più dilazionabile azione politica, capace di sovvertire gli attuali rapporti di potere. Significativamente Judith Butler polemizza anche con le correnti femministe perché nega consistenza alla stessa categoria di “donne” che il femminismo vorrebbe valorizzare, rivendicandone la libertà, e con i principali filoni di teorizzazioni sull’omosessualità, responsabili, a suo avviso, di reintrodurre un discorso identitario. Il genere è, in questa prospettiva, sganciato dal corpo al quale, con la sua sessuazione, è negato ogni significato per la costruzione di un’identità per la quale è rifiutata stabilità e definitività, affermando la possibilità, e anzi la necessità, di una continua mutevolezza nei percorsi identitari. Al fondo di queste visioni vi è un latente e insuperabile dualismo che finisce per privare di senso la corporeità e il soggetto, che si vorrebbe valorizzare, diviene evanescente e privo di consistenza.

Come sempre, tuttavia, accanto ad aspetti che, ad avviso di chi scrive, si presentano come negativi e tali da non poter essere accolti, vi è qualche germe di fecondità che merita di essere sottolineato. Si tratta, in questo caso, dell’attenzione che è prestata alle singole individualità, al di là di ogni categorizzazione stereotipata che finisca per occultare le diversità esistenti tra gli esseri umani, tutti unici e irripetibili. È significativo, a questo proposito, rilevare che un’autrice come Judith Butler, ma anche altri, siano impegnati nei movimenti contro le discriminazioni razziali e le disuguaglianze nel riconoscimento dei diritti delle minoranze.

È senza dubbio difficile voler cercare di trarre delle conclusioni in discorsi così ampi, complessi e articolati, ma due considerazioni possono sicuramente essere introdotte. Da una parte, la dualità tra la donna e l’uomo si configura come un dato innegabile e irrinunciabile, anche se questo non comporta il misconoscimento della dignità di quei soggetti che esibiscono identità e orientamenti diversi. D’altra parte, poi, riconoscere l’originaria dualità non implica l’accettazione degli stereotipi che storicamente si sono costruiti su di essa, generando forme di sopraffazione e di subordinazione delle quali sono state vittime le donne, nei più svariati contesti culturali.

di Giorgia Salatiello