Libano
una crisi senza fine

I depositi di grano distrutti il 4 agosto dello scorso anno in una esplosione che ha provocato la morte di più di duecento persone (Joseph Eid/Afp)
11 giugno 2021

Il Libano non conosce pace. La pesante crisi economica e istituzionale che attanaglia il Paese dei Cedri si complica giorno dopo giorno con conseguenze sociali sempre più drammatiche. Gli ospedali libanesi minacciano di non poter più compiere dialisi e altri interventi medici considerati essenziali a causa della mancanza di materiale sanitario. Container con medicinali sono bloccati da settimane nel porto di Beirut a causa della protesta degli importatori che chiedono i rimborsi statali. Ieri sera Beirut e Tripoli sono state nuovamente invase da cortei di protesta.

Il sindacato degli ospedali del Libano, in un comunicato, ha denunciato che «gli ospedali non hanno il materiale necessario per eseguire la dialisi e potrebbero doverli interrompere dalla prossima settimana se l’attrezzatura non venisse consegnata questa settimana». Le cliniche «soffrono nel complesso di una grave carenza di reagenti e attrezzature necessarie per eseguire test di laboratorio e diagnosticare malattie. Molti ospedali hanno dovuto interrompere gli esami e sono stati costretti a ridurre il numero dei pazienti ricoverati». Ieri sera a Tripoli il piano terra di un ospedale è stato gravemente danneggiato dai familiari furiosi di una donna che, pur avendo urgente bisogno di cure mediche, non è stata accettata al pronto soccorso a causa dell’assenza del materiale necessario per prenderla in cura.

L’Iraq si è detto pronto a fornire al Libano fino a un milione di tonnellate di greggio che potrebbe essere usato per alimentare le centrali elettriche tutt’ora a corto di carburante. Al momento, tuttavia, non ci sono sviluppi.

Il ministro uscente della Sanità, Hamad Hassan, ha minacciato di esser pronto a «forzare i depositi» dove sono stipati i medicinali arrivati da settimane, ma che non sono stati venduti ai distributori locali perché, come accennato, gli importatori libanesi che li hanno acquistati dalle case farmaceutiche straniere sono da tempo in attesa di ricevere dallo Stato i relativi rimborsi. «Noi stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere per garantire la salute pubblica» ha detto il ministro uscente. «Ma la Banca centrale deve rispettare la promessa di provvedere ai sussidi».

Il Libano è alle prese con la sua peggiore crisi economica e politica degli ultimi trent’anni. La lira ha perso il 90 per cento del suo valore in 18 mesi e l’inflazione è alle stelle. Fonti dell’Onu affermano che più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e, nel quadro del grave default finanziario, le autorità non hanno le risorse economiche per pagare le importazioni di generi di prima necessità.

Proprio alla crisi libanese si è rivolto Papa Francesco nell’angelus del 30 maggio scorso annunciando un incontro di preghiera in Vaticano con i principali responsabili delle comunità cristiane presenti in Libano. Due giorni fa, mercoledì, il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Béchara Pierre Raï, ha auspicato una soluzione tempestiva contro «paura, povertà, emigrazione, instabilità politica ed economica».