Contro l’abbandono scolastico

Una seconda vita

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08 giugno 2021

Il progetto IBike dell’Istituto professionale di Prato


«Oggi ho iniziato a lavorare su una bici nuova. È parecchio malandata per cui il lavoro da fare, per rimetterla a posto, è tanto. Ho controllato prima di tutto le parti meccaniche e poi ho guardato anche l’aspetto estetico. Per renderla bella è sufficiente una carteggiata per rimuovere la ruggine e poi una passata di colore con la bomboletta spray».

«Ho capito che le cose, anche quelle più complicate non sono impossibili. Quando è iniziato il progetto non sapevo fare quasi niente. Sistemare un cambio, i freni o i raggi mi sembrava un lavoro difficile, ora posso dire che ho imparato a fare tutto questo».

«Imparare l’importanza del lavoro, quello pratico, manuale, operativo, sporco… Che soddisfazione riuscire a “fare”!».

Leggere gli stralci di diario, che Mario, Tommy e Andrea hanno rispettivamente scritto, suscita una sorta di ottimismo. E ciò non solo perché è meraviglioso rendersi conto di come la scrittura possa rappresentare uno strumento di espressione e sfogo, ma anche perché le parole, messe nero su bianco dai ragazzi dell’Istituto professionale Guglielmo Marconi di Prato, riescono a sovvertire le comuni e disfattiste convinzioni sulla generazione “Z”. A dimostrarne, infatti, i risultati raggiunti sono, oltre ai testi citati, proprio le biciclette a cui, nei diari, ci si riferisce. Quelle che, per l’appunto, gli studenti dai 14 ai 17 anni (classi prime, seconde e terze) della scuola diretta da Paolo Cipriani, salvano dalla discarica, con lo scopo di garantirgli — grazie pure all’aiuto del maestro artigiano Marco Vannucchi — una seconda vita. Le bici rubate o abbandonate, donate all’istituto dai comuni di Prato e di Scandicci e a volte anche da privati, sono dunque alla base del progetto IBike, che, da cinque anni, coinvolge allievi a rischio abbandono scolastico in quella che può essere considerata l’applicazione pratica di ciò che studiano (dalla meccanica fino all’elettronica). Così, divisi in piccoli gruppi, all’interno delle aule laboratoriali, gli allievi del Marconi sono annualmente in grado di rivitalizzare, in maniera da renderle di nuovo perfette e fiammanti, più di 300 biciclette (solo quest’anno, a causa delle chiusure dovute alla pandemia, i numeri sono diminuiti e le bici lavorate risultano circa 150). In particolare, una volta pronti per l’uso, i mezzi a pedali — tutti rintracciabili sulla pagina social di IBike — sono venduti (la consegna agli acquirenti s’è svolta proprio nel mese di maggio) a prezzi simbolici: il ricavato viene reinvestito nel progetto stesso, che, il prossimo anno coinvolgerà gli studenti più grandi affinché ci si possa dedicare (ancor di più) allo studio e alla riparazione di biciclette di tipo elettrico e, in modo inedito, di tricicli per chi ha difficoltà motorie.

«Tre sono gli obiettivi sottesi al progetto — spiega il dirigente Cipriani —. Il primo, in riferimento al recupero delle biciclette mal-ridotte o non più funzionanti, coincide non a caso con la realizzazione di pratiche legate al riciclo e alla green economy (di solito da tre bici ne viene fuori una; e quindi, degli scarti, effettuiamo uno scrupoloso smistamento); il secondo riguarda la riscoperta di antichi mestieri, come quelli del riparatore e manutentore di biciclette, nonché l’incontro tra generazioni diverse; e, infine, il terzo è rappresentato dall’inclusione: i nostri ragazzi, alcuni con disabilità, lavorano insieme, scrivono le loro riflessioni tenendo un apposito diario di bordo, fanno amicizia e al contempo conoscono loro stessi, acquisendo fiducia, consapevolezza delle proprie capacità, cosa che non è per nulla scontata (naturalmente vengono seguiti dai coordinatori di progetto)».

Organizzato in impresa didattica — i cui partner sono tra gli altri Regione e Confartigianato Toscana — IBike è pertanto divenuto fiore all’occhiello non solo della scuola, ma dell’intera comunità. «C’è un dialogo costante con il territorio — prosegue Cipriani —. Gli allievi diplomati, i quali decidono di non continuare gli studi, trovano subito impiego nel settore relativo alle biciclette o in strutture collegate: le richieste che ci arrivano dalle botteghe o imprese artigiane sono così tante che, essendo la scuola non grandissima, non si riesce ad evaderle tutte. In secondo luogo — dice ancora —, questo dialogo si sostanzia anche in altri modi. Per esempio, tempo fa leggemmo sulla stampa locale che alcune persone, con poche risorse, furono vittime del furto delle bici e noi gliene regalammo delle altre; oppure, l’altro esempio, è dato dal Movimento dei Focolari di Prato, che da luglio sarà in giro, nell’ambito del Summer Campus, per tutta la Toscana, e userà gratuitamente 30 nostre bici».

Biciclette, quelle del Marconi, che lo scorso 3 giugno, in occasione della giornata mondiale ad esse dedicata, hanno sfilato per le vie cittadine, insieme ai ragazzi (premiati dall’amministrazione comunale) e al maestro Vannucchi. «Per tutti noi — commenta Cipriani — una grande soddisfazione, segno del riconoscimento del duro lavoro che ha impegnato tutti: pure gli allievi dell’indirizzo grafico, non direttamente coinvolti nel progetto, hanno dato un contributo, realizzando loghi, disegni e anche un murale, che richiama la bici, nella scuola».

Poi, nell’istituto, c’è dell’altro. «Si tratta di una bicicletta che teniamo esposta — conclude il dirigente —. La trovammo in un bosco, è una Summer da uomo con dentro una pianta dal diametro di 40 centimetri. Una bici, insomma, tutt’uno con la natura, di cui ci prendiamo cura e che osserviamo per ricordare da dove siamo partiti, quanto abbiamo pedalato».

di Enrica Riera