Gli anni Cinquanta nel romanzo di Carmen Korn

Sul crinale
dalla bici all'auto

Particolare della copertina
08 giugno 2021

«Sono indeciso se comprarmi una macchina (…). Una Fiat cabrio di due anni, su cui ho messo gli occhi», confida il giovane Gianni all’amico tedesco Pips. «Lo dici a uno che va in giro con una vecchia bici», è la risposta affettuosa dell’altro. Si gioca tutto sul crinale della contrapposizione Quando il mondo era giovane (Roma, Fazi 2021, pagine 590, euro 20, traduzione di Manuela Francescon), nuovo romanzo di Carmen Korn.

Reduce dal successo della trilogia che da Amburgo copriva di fatto il Novecento, la scrittrice tedesca questa volta si concentra sugli anni Cinquanta, decennio di snodo dopo un periodo drammatico e flagellato dal male. Con un inizio fin troppo letterale, il romanzo si apre il 1° gennaio 1950 fotografandone i festeggiamenti da parte di tre donne e delle loro famiglie, a Colonia, Amburgo e Sanremo. Le speranze sono tante, mentre si cerca di chiudere la porta su anni di dolori immani e ferite profondissime.

A Colonia vivono Gerda e suo marito Heinrich Aldenhoven, insieme ai figli Ursula e Ulrich e alle cugine che hanno perso la casa sotto le bombe. Heinrich gestisce una galleria d’arte, ma gli affari vanno male, le macerie non hanno lasciato nemmeno una parete dove appendere i quadri, mettere il pane in tavola resta un’impresa. La situazione non è facile nemmeno ad Amburgo, dove vivono Elisabeth — la migliore amica di Gerda — e suo marito Kurt, assieme dalla figlia Nina e al nipotino Jan di 5 anni che non ha mai incontrato il padre, partito per la guerra all’indomani delle nozze e disperso in Russia. Infine Margarethe Aldenhoven (la sorella di Heinrich, dunque), che ha lasciato la nativa Colonia per Sanremo avendo sposato Bruno, figlio di una ricca famiglia locale; Margarethe che se anche nella cittadina ligure è diventata dispregiativamente «la tedesca», è stata comunque capace di sentirsi finalmente a casa (nella descrizione della quotidianità italiana c’è sì il grande amore della Germania verso lo Stivale, ma non manca qualche stereotipo).

Carmen Korn si conferma una scrittrice capace di dare voce a ciò che la Storia produce nella quotidianità dei singoli. Il nazismo, la Shoah, il secondo conflitto mondiale. «Ho sentito parlare di un medico che aiuta le persone a superare i traumi della guerra»: a volte il passato rende quasi impossibile riprendere a vivere; altre volte quella che si è faticosamente raggiunta è una felicità fragile, continuamente in equilibrio sul baratro. Pur con tutte le differenze tra loro, però, i protagonisti del libro — a prescindere dal sesso o dall’età — cercano davvero di fare i conti con il Passato. Il difficile equilibrio che va trovato (anche compiendo tanti errori) è tra averne «abbastanza della Storia» e non voler dimenticare, anche per giustizia e rispetto verso le vittime. Quello che però le pagine della Korn ci dicono a gran voce è che se i ricordi non si cancellano, è possibile conviverci solo rielaborandoli insieme.

Dall’altro lato del crinale, però, nel corso del decennio si snodano enormi novità. Nelle case compaiono timidamente i frigoriferi, fanno il loro ingresso le prime televisioni, compaiono grandi capolavori che segneranno la storia del cinema e formeranno l’immaginario collettivo come Luci della ribalta (1952) di Charlie Chaplin e, proprio nello stesso anno, Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann. Si giocano partite di calcio che passeranno alla storia (come il cosiddetto miracolo di Berna, e cioè la finale del mondiale del 1954 tra Germania Ovest e Ungheria) ed entrano in campo nuove realtà (Jules, ad esempio, lavora all’Alto Commissariato per i rifugiati, creato dall’Onu nel 1951).

Il risultato delle quasi 600 pagine di Korn è il romanzo di un continente in formazione anche come entità politica. Tra Colonia e Sanremo, fanno capolino Londra, l’Olanda… irrompe un popolo che torna a vivere: anche con la cucina, con l’arte, con nuovi lavori e progetti personali, tra convenzioni e stereotipi da superare, e la voglia di ricostruire. È il romanzo dell’Europa in bilico, insieme, tra un passato doloroso e un futuro incerto, e tra un passato di tradizioni e un futuro di speranza.

di Silvia Gusmano