Migranti: 14 cadaveri

Oceani distanti restituiscono corpi di migranti. Ancora due tragedie del mare. Nella prima, consumatasi a fine maggio nell’Oceano Atlantico, i 14 corpi senza vita sono ancora senza un’identità. Nella seconda, la tragedia ha, invece, il volto di un bimbo curdo-iraniano rinvenuto sulle coste norvegesi. Il naufragio era avvenuto un anno fa. È stato il test del Dna a dargli un nome, Artin, e a collegarlo al naufragio. Il mare lo aveva trascinato fino alle coste della Norvegia. Era un piccolo curdo siriano. Aveva un anno e tre mesi.
Sono stati trovati solo cadaveri anche nel barcone, che da mesi vagava alla deriva nell’Oceano Atlantico. Un ultimo viaggio dall’Africa ai Caraibi. Ammassati l’uno sull’altro sono stati rinvenuti, a Trinidad e Tobago, almeno 14 corpi di migranti su un caicco partito dalla Mauritania diretto alle Canarie e finito tragicamente ai Caraibi. A fare la scoperta a fine maggio sono stati alcuni pescatori dello Stato insulare, ma la notizia è rimbalzata solo ora in Europa, dopo le dichiarazioni di uno dei responsabili dell’indagine. Ad avvallare la tesi della polizia di Trinidad e Tobago che l’imbarcazione sia salpata dalla Mauritania è stato il ritrovamento a bordo di un cellulare registrato in quel Paese. «Ancora una terribile tragedia. Ma i trafficanti non se ne cureranno», ha commentato l’inviato speciale dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) per la rotta del Mediterraneo Centrale e Occidentale. Esito infausto anche per il viaggio di Artin, il bimbo curdo-iraniano di appena un anno e tre mesi. Il suo corpicino è stato rinvenuto dalla polizia sulle coste del sud della Norvegia, nei pressi della città di Karmoy. È morto il 27 ottobre dell’anno scorso insieme a quattro membri della sua famiglia nel Canale della Manica, quando l’imbarcazione sulla quale tentavano la traversata verso le coste inglesi è affondata. Il loro viaggio era iniziato il 7 agosto 2020, dal Kurdistan iraniano.