Oggi Athletica Vaticana al San Marino Stadium per testimoniare la cultura della fraternità

E Francesco apre la staffetta dei Piccoli Stati d’Europa

Francesco con il testimone della staffetta per i Campionati di atletica dei Piccoli Stati d’Europa
05 giugno 2021

«Perché c’è Athletica Vaticana? Perché c’è questa squadra sportiva in Vaticano? Non dovremmo occuparci di teologia? In Vaticano lo sport ci deve essere perché la Chiesa ha a cuore tutto ciò che riguarda l’uomo». È andato dritto al senso della missione nello sport Papa Francesco, incoraggiando personalmente le donne e gli uomini che stanno dando vita all’esperienza di Athletica Vaticana, «la sua squadra» come ha affermato il cardinale Gianfranco Ravasi, nel presentargliela, durante l’udienza di sabato 29 maggio.

E per rafforzare in semplicità — concretamente e simbolicamente — il valore della testimonianza tra «il popolo dello sport», il Pontefice ha messo la sua firma sul testimone (parola che «dice tutto») della staffetta che oggi, sabato 5 giugno, Athletica Vaticana ha consegnato nelle mani dei Piccoli Stati d’Europa durante la cerimonia inaugurale dei Campionati di atletica dei Piccoli Stati d’Europa al San Marino Stadium. Proprio come in una staffetta, appunto, di mano in mano, nel gesto più bello dell’amicizia che si fa fraternità. Fratelli tutti, anche nello sport.

E sul testimone, di colore bianco, c’è la significativa scritta in latino Simul Currebant — il «motto» di Athletica Vaticana — in riferimento al passo del Vangelo di Giovanni (capitolo 20, versetto 4): Pietro e Giovanni «correvano insieme» la mattina della Risurrezione.

Seguendo lo stile indicato dal Papa, Athletica Vaticana partecipa alla prima manifestazione internazionale insieme a popoli che, non solo sportivamente, non hanno la grande ribalta, per testimoniare concretamente la «cultura della fraternità» e costruire ponti di amicizia e di dialogo aperto con tutti. Con il linguaggio universale, «cattolico», dello sport.

Con San Marino sono presenti Albania, Andorra, Armenia, Cipro, Georgia, Gibil-terra, Kosovo, Liech-tenstein, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Moldova, Monaco e Montenegro. L’emergenza sanitaria non consente la partecipazione di Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina e Islanda.

Ma Athletica Vaticana partecipa con uno stile particolare, in linea con le indicazioni di Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: per il fatto che non è ancora completata l’affiliazione alle Federazioni internazionali di atletica, se dovesse salire su uno dei tre gradini del podio l’atleta vaticano lascerà il posto a quello che arriverà dopo di lui. Un piccolo segno per affermare, anche nello sport, scelte per passare dall’«io» al «noi» che dovrebbero valere in ogni contesto sociale.

Del resto, non c’era necessità di costituire in Vaticano un’associazione per fare sport «e basta»: Athletica Vaticana prova, con sobrietà e in stile di servizio, a vivere un’esperienza di comunità e di crescita di fede, con quella concretezza «di strada» che «pretende» lo sport (sono rappresentate un po’ tutte le realtà vaticane, e anche tutte le età), vivendo questa comune passione come una missione di testimonianza. E stando particolarmente attenti alle persone più fragili e con disabilità. Proprio con questa prospettiva di sport non fine a se stesso, l’associazione vaticana si apre, dopo l’atletica, anche al ciclismo e al tennis e padel. Perché quella della solidarietà — in particolare con il fraterno rapporto con il Dispensario pediatrico vaticano Santa Marta — è la vera medaglia e i poveri — che hanno diritto a fare sport! — non possono aspettare.

di Giampaolo Mattei