Testimonianza dal Brasile
dove tutto è iniziato

 Testimonianza dal Brasile dove tutto è  iniziato  QUO-123
02 giugno 2021

Non poteva non arrivare dal Brasile, dove tutto è iniziato nel 1991 grazie all’intuizione di Chiara Lubich e dove a San Paolo è sorto il primo Polo di economia di comunione, una delle testimonianze più sentite tra quelle rese nel corso del collegamento internazionale con Loppiano.

Emilio De Souza Strapasson, economista e imprenditore, ha così raccontato: «Nel 1991 ero ancora adolescente ma ricordo con tanta gioia quello che vivevamo con un gruppo di giovani: avevamo visto la “bomba” che Chiara aveva lanciato in Brasile e il nostro era un misto tra orgoglio e desiderio di contribuire a quel progetto perché non vi fossero più giovani poveri tra di noi. Però non si trattava solo di donare l’eccedente, perché l’invito che ci veniva rivolto era quello di creare ricchezza per condividerla attraverso il lavoro, come una responsabilità personale per diminuire la povertà». E così, 4 anni dopo Emilio si iscrive alla facoltà di economia e, una volta laureatosi, apre un’azienda, ispirata all’economia di comunione: «Ho capito che avere un’azienda era anche un’opportunità per usarla come espressione delle mie scelte, che sarebbero state lo strumento che avrei usato per costruire un mondo migliore e più giusto». I momenti di difficoltà non sono mancati, anzi, ricorda l’imprenditore «sono stati tantissimi e spesso ho dovuto scegliere chi pagare per primo, ma ho deciso di dare la priorità sempre ai dipendenti, in qualsiasi situazione. Un’altra decisione, presa fin dall’inizio e indipendentemente dal momento vissuto dall’azienda, è stata quella di non avere mai un dipendente senza registrazione legale», traduce l’interprete dal portoghese, il che, in Italia, vuol dire “non in regola”. Con i principi «molto solidi che l’economia di comunione mi ha trasmesso — conclude Emilio — ora lavoro anche per diffondere questa esperienza non solo tra gli amici ma pure tra altri imprenditori. Abbiamo un dono ma anche una responsabilità: possiamo formare uomini nuovi per una nuova economia, per essere membri di una stessa famiglia». (igor traboni)