In dialogo
Sul bisogno di seguire gli orientamenti del Maestro

La “spaccatura” pandemica
e il Regno di Dio

Pieter Bruegel il Vecchio, «Giochi di bambini» (1560)
02 giugno 2021

Dal covid-19, come ha anticipato in diverse occasioni Papa Francesco, si esce migliori o peggiori, ma non uguali. A distanza di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, i fatti gli hanno dato ragione. Questa crisi sanitaria mondiale sta mettendo a nudo disuguaglianze sociali ed economiche preesistenti, rendendole più profonde. Al tempo stesso, ha fatto sì che affiorasse in superficie l’eroico impegno del personale dell’ambito sanitario e nel campo della solidarietà comunitaria. Allo stesso modo, constatiamo tristemente come si sono acuite le differenze, sono aumentate le distanze e sono crollati i ponti di salvataggio umanitario. Il Santo Padre lo ha espresso così: «E il virus, mentre non fa eccezioni tra le persone, ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate!» (Udienza generale, 19 agosto 2020).

Vivo in un Paese, l’Argentina, in cui abbiamo battezzato quanto descritto nel paragrafo precedente. Lo abbiamo chiamato “spaccatura”. Nell’acqua torbida di questo contro-sacramento profano ribolle a fuoco lento la zuppa indigesta dell’odio, del rancore, dell’egoismo e delle meschinità sociali e politiche. Si tratta di una sorta di chiave ermeneutica situazionale dove si cerca di dirimere qualsiasi questione, situazione o evento. A volte sembra che molti di noi ritengano normale l’oxymoron di “innamorarci della spaccatura”, di “flirtare” con questo contro-regno celeste, con questo principato infernale. E tutto ciò in tempi di pandemia! Prendo l’esempio del mio Paese al solo fine di «dipingere l’universale a partire dal mio villaggio». Purtroppo, osservo che anche in altri Paesi si sono acuiti la violenza strutturale, la polarizzazione razziale, i fondamentalismi “teologico-negazionisti”, le radicalizzazioni ideologiche e l’accumulazione di risorse essenziali da parte di alcuni potenti di fronte alla loro scarsità per i molti divenuti poveri.

Questo contro-regno allarga i margini della “spaccatura” fino a cercare, attraverso la semiotica atroce della violenza, di rendere invisibile il contro-sistema amorevole e integrale del Regno di Dio e della sua giustizia. Diventano qui nuovamente attuali le parole di Gesù riferite a Giovanni Battista e ai suoi tempi: «Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Matteo, 11, 12). Il Battista, in carcere, era stato assalito dal dubbio sulla radicalizzazione del suo annuncio della venuta del regno dei cieli e dell’avvento dell’era messianica attesa. «Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”» (Matteo, 11, 2-3). È il dubbio che da allora assale, umanamente, tutti noi che restiamo per sempre un gradino al di sotto di Giovanni (cfr. Matteo, 11, 11). E ancor di più in questo tempo di “spaccatura”, dolore e morte! Ma è proprio in quel momento che il Maestro istruisce sulla dinamica inclusiva e integrale del regno di Dio e ci dà gli orientamenti di cui abbiamo bisogno per non cadere in quella spaccatura e costruire ponti per superarla: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete. I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella» (Matteo, 11, 4-5). È qui che, come nelle beatitudini, s’inverte l’ordine delle priorità sociali, dell’agenda politica e dell’urgenza economica. «Tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Matteo, 11, 11).

Gesù si confrontò con una società che non seppe, non volle e non riuscì a capire il cambiamento di epoca e il bisogno di mettere da parte la violenza divisoria delle spaccature esistenziali per spianare il cammino a una nuova epoca, quella del Regno di Dio. Alcuni versetti più avanti, Gesù ricorre all’immagine dei giochi dei bambini nelle piazze per i matrimoni e i funerali. Con questa tenera immagine aiuta a illustrare in modo comprensibile a tutti l’essere contro-tempo di quanti vivevano aggrappati alle differenze passate, e l’essere contro-corrente delle spaccature divisorie in tempi in cui è imperativo percorrere, con umiltà ma con fermezza, cammini verso una salvezza universale e integrale.

In questa serie di quattro riflessioni sul Regno di Dio in tempi di covid-19, ho cercato di porre in un’ottica teologica e profetica la diagnosi di Gesù su quella contraddittoria capacità che abbiamo, anche e soprattutto noi persone di fede, di capire i cambiamenti di epoca: «Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?» (Luca, 12, 56). Ho suggerito l’ipotesi che potremmo essere protagonisti di un punto di svolta o di una nuova era nella storia dell’umanità. Dinanzi a questo cambiamento di epoca che ci è stato dato di vivere come umanità, e vagliandola con il Kairos del Regno di Dio, appare necessario mettere da parte le spaccature dell’odio, la semiotica della violenza, la disumanizzazione delle risorse sanitarie e l’aumento delle disuguaglianze sociali. È tempo di incontro nell’amore senza distinzioni, di solidarietà planetaria concretizzata nella liberalizzazione dei brevetti che salvano vite, di tirare fuori il meglio di noi per spianare il cammino verso una nuova era dove regnino l’uguaglianza sociale, l’integrazione umana e l’equità planetaria. Così sia!

di Marcelo Figueroa