A un mese dall’inizio delle proteste

Colombia: il presidente Duque schiera l’esercito
a Cali

Presidio di manifestanti a Bogotà nel sesto giorno  di sciopero nazionale  (Afp)
29 maggio 2021

A un mese esatto dall’inizio delle proteste in Colombia, e durante l’ennesima giornata di sciopero nazionale, il presidente Iván Duque si è recato a Cali, capoluogo della regione di Valle del Cauca, diventata l’epicentro di questi primi trenta giorni di manifestazioni. Dopo un consiglio di sicurezza con l’amministrazione locale e le forze armate, ha annunciato il dispiegamento immediato dei militari a sostegno della polizia nazionale nell’intero dipartimento.

«A partire da stasera, inizia il massimo dispiegamento dell’assistenza militare alla Polizia nazionale nella città di Cali e nel dipartimento di Valle», le parole di Duque che ha poi precisato come i militari — circa settemila unità — rimarranno fino a quando non termineranno le proteste. In tutto il dipartimento, inoltre, è stato imposto un coprifuoco notturno.

«Oggi nella città di Cali abbiamo assistito a sparatorie di persone armate, testimonianza crudele e dolorosa della sparatoria di un cittadino contro un gruppo di persone e di persone che hanno aggredito un altro cittadino, abbiamo assistito a manifestazioni di vandalismo e abbiamo assistito anche ad atti contro infrastrutture» ha affermato Duque, aggiungendo come sia necessario «proteggere i diritti di tutti i cittadini» e, per questo motivo, «difendersi con gli strumenti che la Costituzione e la legge ci danno».

Mentre in molte parti del Paese il sesto giorno di sciopero nazionale è trascorso senza incidenti e in modo pacifico, nelle manifestazioni di protesta di ieri a Cali si è registrata una nuova ondata di violenza con atti di vandalismo alla stazione di Pampalinda, a sud della città, un autobus dato alle fiamme al terminal Andrés Sanín, nella parte periferica orientale, e un incendio nei pressi della stazione Universidades, all’altezza di Calle 16 con Carrera 100.

Non sono mancati gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. E tre persone hanno perso la vita. Secondo il conteggio delle autorità governative è salito così a 49 il conteggio totale delle vittime in un mese di proteste. Inoltre circa 2.000 persone sono rimaste ferite e, al momento, 123 risultano disperse.

Stando a quanto reso noto dal procuratore generale, Francisco Barbosa, nella ricostruzione della sparatoria di ieri mattina, l’agente Fredy Bermúdez Ortiz che faceva parte del Corpo investigativo tecnico (Cti) della Procura, è stato linciato da diverse persone dopo aver sparato sui manifestanti che bloccavano una strada nel settore La Luna, uccidendone due.

«La Procura Generale respinge tutti gli atti di violenza che minacciano la vita dei nostri cittadini indipendentemente dalla loro condizione, queste azioni violano lo stato di diritto, la Costituzione e i trattati internazionali sui diritti umani» ha dichiarato Barbosa.

Anche il sindaco di Cali, Jorge Iván Ospina, ha duramente condannato il tragico episodio di violenza, definendolo «una folle situazione di morte e dolore». «Non possiamo permettere che queste circostanze continuino a verificarsi a Cali. Non dobbiamo cadere nella tentazione della violenza e della morte. Al contrario, giustizia e dialogo sono due concetti che dovrebbero funzionare e sono complementari» ha detto il primo cittadino della terza città del Paese.

Sul fronte politico il Senato colombiano ha respinto — con 69 voti contrari e 31 favorevoli — la mozione di sfiducia contro il ministro della Difesa, Diego Molano, presentata dalle opposizioni che lo ritengono responsabile dei presunti abusi perpetrati dalle forze di sicurezza nella repressione delle proteste.

Nel frattempo, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha reso noto che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha incontrato il vicepresidente colombiano e ministro degli Esteri designato Marta Lucía Ramírez.