Un demone etrusco
dietro al volto
(e al nome) di Caronte

Michelangelo, «Giudizio Universale» ( particolare)
28 maggio 2021

L’omaggio antico


Molto tempo prima delle celebrazioni per il Settecentesimo anniversario della morte di Dante, un’istituzione antica come quella dei Musei Vaticani, che ingloba nel suo percorso alcuni ambienti del vecchio Palazzo apostolico, ha reso omaggio alla figura del Sommo poeta. Egli, infatti, proprio nel cuore del palazzo, ha ricevuto negli anni 1508-1511 un primo importante riconoscimento in un ambiente piccolo ma straordinario, considerato da tutti l’emblema della cultura neoplatonica rinascimentale, ovvero la Stanza della Segnatura.

Nata come biblioteca e studio di Papa Giulio ii della Rovere (1503-1513), la sala custodisce tutto il sapere del suo tempo tradotto in immagini: il pensiero filosofico e matematico nella Scuola di Atene; le scienze giuridiche nelle raffigurazioni di consegna della legge sovrastate dalla lunetta con le Virtù; il credo religioso nella Disputa del Sacramento e infine la bellezza in tutte le sue forme nel Parnaso. Ebbene, proprio in questa stanza, Dante è ritratto per due volte: nella veste di poeta: come teologo nel Parnaso e modello eroico di virtù nella Disputa del Sacramento. I due ritratti si devono al pennello del divino Raffaello, che con straordinaria duttilità e capacità introspettiva creò in tale occasione un modello iconografico ineguagliabile del Sommo poeta.

L’omaggio di oggi


Anche oggi i Musei Vaticani, in occasione dell’anniversario della morte di Dante, desiderano rendere omaggio alla figura sfaccettata e affascinante del poeta presentando un Percorso virtuale dantesco da offrire ai visitatori del sito web dei Musei Vaticani, grazie alla ricchezza e alla varietà delle collezioni pontificie, ma soprattutto alla collaborazione degli specialisti dei diversi settori: Maurizio Sannibale, etruscologo, e Rosanna Barbera, epigrafista, insieme agli storici dell’arte Alessandra Rodolfo, Fabrizio Biferali, Francesca Boschetti e Rosalia Pagliarani.

Il percorso si rifà al viaggio di Dante nei tre mondi descritti nella Divina Commedia: Inferno, Purgatorio e Paradiso e, a volte sovrapponendosi, si snoda presentando opere che appartengono a quel mondo figurativo e letterario cui il Poeta si ispirò, ossia al mondo classico, all’immaginario etrusco, al mondo medievale fino a giungere all’epoca del grande fiorentino (1265-1321), per poi arricchirsi ulteriormente proponendo opere d’arte di epoca successiva a Dante, che a loro volta traggono ispirazione dalla Commedia.

Nella Pinacoteca Vaticana, tra le opere anteriori o contemporanee a Dante si ricordano il Giudizio Universale di Niccolò e Giovanni con la rappresentazione dell’Inferno, il ritratto di san Francesco di Margaritone d’Arezzo e il Polittico Stefaneschi di Giotto; sono, invece, più tarde altre opere che riecheggiano o sono ispirate dai preziosi versi del poeta: il Matrimonio mistico di san Francesco con la Povertà di Ottaviano Nelli, il calco della Pietà di Michelangelo o lo spettacolare Combattimento tra l’arcangelo Michele e Lucifero del pittore tardo-barocco Corrado Giaquinto.

Infine, non mancano i riferimenti all’arte del Novecento, con le tavole realizzate per l’Inferno da Robert Rauschenberg, esposte nella Galleria dell’arte contemporanea insieme alle coloratissime visioni dell’universo dantesco della Divina Commedia illustrata da Salvador Dalí, con cui si conclude il viaggio del poeta, guidato da Beatrice, nei luoghi evanescenti e pieni di luce del Paradiso.

Tra le opere che Dante conobbe e da cui trasse ispirazione, ricordiamo la grande pigna in bronzo dorato, oggi nel cortile rinascimentale che prende il suo nome. Ai suoi tempi, il poeta la vide al centro dell’atrio della prima basilica costantiniana di San Pietro (1300/1301) e, colpito dalle notevoli dimensioni, la confrontò con la faccia del gigante Nembrot, esempio di superbia e di rivolta contro Dio: «La faccia sua mi parea lunga e grossa, come la pina di San Pietro a Roma, e a sua proporzione eran l’altre ossa» (Inferno, 31, 58-60).

Al tempo di Dante il patrimonio iconografico occidentale che raffigurava il complesso mondo dell’“invisibile” — gli angeli e i demoni — aveva preso forma rielaborando e reinterpretando tradizioni artistiche e letterarie precedenti, dando vita a sua volta ad una tradizione culturale cui hanno attinto gli artisti nei secoli a seguire.

Testimonianze di quel mondo figurativo e letterario conosciuto da Dante si possono trovare nell’ambito funerario etrusco e romano.

La testa del demone etrusco Caronte, custodito nel Museo Gregoriano Etrusco, che raffigura il dio etrusco della morte, mutuato dal Caronte dei Greci, traghettatore di anime sull’Acheronte, ricompare nel Giudizio Universale della Cappella Sistina, dove Michelangelo diede simili fattezze ad un demonio nella scena del trasporto dei dannati. Anche l’iscrizione sepolcrale di Marcus Lucceius Nepos, custodita nella Galleria Lapidaria, ci tramanda le parole pronunciate dal defunto che esorta i suoi cari a non stare in pena per lui, ormai accolto in una “sede superiore”, rievocando luoghi (Tartaro, Acheronte, paludi, e così via) e personaggi (Caronte e Minosse) ispirati da diversi testi poetici, che spaziano da Lucrezio a Virgilio, da Orazio a Ovidio. Così pure è scolpito a bassorilievo sulla superficie di un’ara sepolcrale della metà del i secolo a.C., esposta nella Galleria dei Candelabri, Caronte, il “nocchier de la livida palude”, che traghetta un’anima sul fiume.

Anche in questo caso il tema è stato ripreso da Dante e poi da Michelangelo nel suo Giudizio Universale «Caron dimonio con gli occhi di bragia» il quale «batte col remo qualunque s’adagia» e Minosse, il giudice infernale, che si contorce tra le spire di un serpente, immagini indimenticabili che un Dante visionario ispirò ad un pittore tragico e ultraterreno, dando forma visiva ai potenti versi danteschi.

Lasciamo alla curiosità del lettore tutti gli approfondimenti del Percorso dantesco su cui non possiamo ulteriormente soffermarci, invitandolo a visitare, nel sito www.museivaticani.va, la pagina dedicata a questa iniziativa

di Adele Breda