Due giovani testimoni della Chiesa in Myanmar: uccisi mentre andavano in parrocchia
per organizzare i soccorsi agli sfollati

Alfred e Patrick

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28 maggio 2021

I cecchini li hanno uccisi senza pietà. Alfred Ludo e Patrick Bo Reh erano due giovani cattolici birmani che, nella città di Demoso, nello Stato di Kayah, portavano cibo e aiuti umanitari agli sfollati interni. Nella città del Myanmar orientale, nel territorio della diocesi di Loikaw, sono intensi gli scontri tra l’esercito regolare e le forze popolari di difesa, nate spontaneamente per resistere alla repressione militare. Ma la sperequazione delle forze in campo è notevole: l’artiglieria del Tatmadaw (l’esercito regolare birmano) bombarda indiscriminatamente la città, colpendo case, chiese (due cattoliche), ospedali e causando migliaia di profughi. Alfred e Patrick erano tra quei giovani che, fin dal primo febbraio, hanno scelto la protesta non violenta contro la giunta militare che ha preso il potere con un colpo di Stato. I due, come migliaia di altri coetanei, hanno visto i loro sogni infrangersi e improvvisamente svanire gli ideali di un futuro prospero e democratico. Nella chiesa di San Giuseppe, ieri raggiunta da colpi di mortaio, Alfred e Patrick sono cresciuti, hanno conosciuto e amato il Vangelo, ricevuto i sacramenti. E, nell’entusiasmo dei loro 18 anni, hanno deciso di mettere in gioco la loro giovinezza per seguire Cristo, via, verità e vita. Per questo non hanno esitato quando il parroco li ha coinvolti tra i volontari che oggi assistono e nutrono gli sfollati. Proprio mentre stavano recandosi in chiesa, viaggiando in motocicletta, per organizzare i soccorsi, sono stati raggiunti dai proiettili che non hanno lasciato scampo. Sapevano che era rischioso muoversi ma hanno detto il loro fiat, per portare aiuti urgenti a persone indifese, bisognose, sofferenti, accolte in conventi, sale parrocchiali, cappelle, scuole.

Il loro sacrificio ha lasciato un segno profondo nella comunità che oggi celebra i funerali. «Sono martiri» dice a «L’Osservatore Romano» Joe Thein, un cattolico locale. Per Moses M. Chanmon, insegnante, «non possiamo che lodare e prendere esempio da questi eroi». «Siamo molto tristi per la perdita di due dei nostri giovani, ma siamo orgogliosi di loro. Hanno donato la loro vita per il prossimo, sull’esempio di Gesù», rimarca una parente di Alfred.

I militari prendono di mira i giovani, in un giro di vite contro gli oppositori che vede migliaia di teenagers arrestati, torturati, fatti sparire o uccisi in tutto il Paese. L’Unicef ha lanciato l’allarme riferendo che almeno 53 ragazzi sotto i 18 anni sono stati uccisi in Myanmar da quando l’esercito ha preso il potere, e almeno mille sono detenuti senza accesso agli avvocati o alle loro famiglie. I generali che governano la nazione li temono particolarmente a causa del loro attaccamento agli ideali democratici e ai diritti umani. Gli omicidi compiuti dai cecchini intendono intimidirli ma, secondo i cattolici di Demoso, avranno invece l’effetto opposto: «La morte di Alfred e Patrick — chiosa don Philip Aung Nge, sacerdote locale — renderà i giovani birmani ancora più uniti: troveranno nel loro animo maggiore forza e determinazione nella lotta per un futuro di giustizia, pace e democrazia».

di Paolo Affatato