La figura di santa Melangell che affascina anche anglicani e ortodossi

Misericordiosa
con ogni creatura

Coalova_27_x.jpg
27 maggio 2021

Il 27 maggio si ricorda santa Melangell, dolce vergine del vii secolo che dalla sua intensa vita di preghiera attinse la capacità di essere misericordiosa col prossimo, innanzitutto, ed anche con ogni essere vivente, con ogni creatura uscita dalle mani di Dio, tanto da essere considerata patrona dei piccoli animali. La sua storia ha il fascino di una ballata antica ed è stata narrata più volte, talora forse con l’aggiunta di qualche pennellata leggendaria al nucleo originario. Tuttavia non ci sono dubbi circa il fatto che nel Galles, in fondo alla valle di Tanat, a circa due miglia dal villaggio di Llanwddyn, visse davvero questa donna che si diede tutta a Dio, lasciando con la forza del suo amore un’impronta così profonda nel cuore dei suoi contemporanei: subito dopo la sua morte, si organizzarono, e si organizzano ancora, continui pellegrinaggi alla sua tomba dove fiorivano le guarigioni. Per ospitare le reliquie della santa, intorno al 1160 venne costruita una chiesa in pietra, che sostituì una precedente struttura in legno. Questo santuario normanno è uno dei più antichi di tutta l’isola. Nella suggestiva abside, illuminata solo dalla luce di alcune piccole finestre ad arco, una pietra rialzata segnava da tempo immemorabile il luogo dove si pensava fosse stata sepolta la santa. Nel 1958 vennero qui fatti degli scavi e in una bara di piombo furono trovati dei resti scheletrici che, analizzati da una commissione medica, furono identificati come ossa di una donna.

Il più antico testo che parla di santa Melangell, è l’Historia divae monacellae, che sicuramente riassume una precedente tradizione orale. Anche se il manoscritto, opera di un monaco medievale, non è giunto fino a noi, sono però stati conservati due frammenti e tre testi con la copia integrale di quello originale. Riferimenti a santa Melangell e ai pellegrinaggi alla sua tomba si trovano anche in due elegie di Guto’r Glyn, un poeta del quindicesimo secolo. Successivamente, Thomas Pennant (1726-1798), parlò ampiamente di questa dolce figura femminile nel suo libro Viaggi in Galles>. I testi su Melangell narrano la storia di una ragazza che si accese di un amore così ardente per Cristo da lasciare tutto: la propria terra, la famiglia, gli amici, la reggia in cui era nata. Era infatti figlia del re irlandese di Iowchel (probabilmente l’attuale Youghal) e quando suo padre decise di darla in sposa ad un uomo ricco la fanciulla rifiutò poiché già unita per sempre a Gesù con voto di castità.. Perciò la principessa irlandese vide un’unica soluzione per non cedere alla volontà paterna: la fuga. L’antica cronaca non ci dà particolari su questa impresa. L’Historia riferisce solo la frase con cui la stessa Melangell sintetizzò l’accaduto: «Deo ducente huc veni» (“Con la guida di Dio giunsi qui”), poche parole che rivelano uno sconfinato abbandono nell’Onnipotente. Stabilitasi nella valle di Tanat, la giovane visse per anni in completa solitudine, dedicandosi alla preghiera e alla penitenza. Come abitazione scelse una grotta, come letto una ruvida lastra di pietra (che ancora oggi viene mostrata ai pellegrini), come cibo i frutti del bosco, come bevanda l’acqua limpida del ruscello e come amici gli uccelli del cielo e i fiori dei campi. Al mattino innalzava le sue lodi a Dio insieme alle allodole, di notte contemplava le stelle scintillanti. I suoi occhi puri gioivano nel riconoscere la grandezza di Dio nel cielo infinito come in una goccia di rugiada, in un umile filo d’erba.

Un giorno dell’anno 604, però, la quiete dei campi fu rotta all’improvviso. Risuonò acuto il suono del corno e l ’alto silenzio fu rotto dall’abbaiare eccitato dei levrieri, dagli incitamenti frenetici dei cacciatori: una lepre terrorizzata, inseguita, corse a rifugiarsi sotto il mantello di Melangell che pietosa l’accolse e la difese dalla morte certa. Il signore del posto, Brochwel Yscithrog, che guidava la caccia, rimase esterrefatto nel vedere davanti a sé una donna di non comune bellezza: pregando il Signore, ella riusciva a bloccare una muta di cani inferociti, mentre un piccolo animale selvatico si comportava con lei come una bestiola domestica. Brochwel provò ad incitare i cani, ma questi indietreggiavano ululando. Allora si mise ad interrogare la donna che gli parlo con umiltà delle sue origini, informandolo che già da quindici anni si era dedicata alla preghiera in quel posto. Comprendendo di avere davanti «virginem vultu speciosam et divinae contemplationi deditam» (“una vergine bella nel volto e dedita alla divina contemplazione”), Brochwel decise di donarle il territorio in cui si trovava perché potesse continuare ad elevare la sua costante preghiera a Dio. Inoltre egli stabilì che nella zona venisse sospesa per sempre la caccia. Richiamate dalla fama di santità di Melangell, altre giovani si unirono a lei per condividere la sua vita di preghiera. Nacque così un piccolo monastero di cui la santa fu eletta abbadessa. Da lei guidate, le monache trascorsero i loro giorni in una dolce pace, lodando Dio, accogliendo i pellegrini, curando i malati, aiutando i poveri. Dopo l’incontro con Brochwel, Melangell visse ancora trentasette anni, animata sempre da un’ardente carità, la santa testimoniò a tutti la gioia e la luce del Vangelo circondando i sofferenti con particolare tenerezza e premure. I contemporanei attestarono che, fino alla fine della sua vita, le lepri e i piccoli animali del bosco non mostrarono mai alcun timore della santa, ma anzi le correvano gioiosamente incontro.

Vissuta quando la Chiesa era ancora indivisa, Melangell oggi affascina cristiani di tutte le confessioni. A lei gli ortodossi hanno dedicato diverse preghiere, come questo stupendo megalynarion: «Rallegrati, o meravigliosa figlia di re, fiore del deserto e ornamento delle vergini; rallegrati, o Melangell, misericordiosa e giusta, tu sei la più grande gloria del Galles». L’antica chiesa normanna e il Centro di santa Melangell attualmente sono affidati alle cure di una donna, Christine Browne, sacerdote della Chiesa anglicana (Church of England) che ricorda «l’esempio di preghiera, compassione e aiuto concreto» lasciato da Melangell e come «le persone continuino a venire in questo luogo per trovare la guida, la guarigione e la speranza di Dio». Il Centro è aperto a persone di tutte le fedi e anche ai non credenti. In esso si respira un forte senso di ospitalità ed accoglienza, col desiderio di lenire le sofferenze e di sensibilizzare all’ecumenismo e alla cura del creato. Sulla tomba di Melangell ci sono biglietti con preghiere di cristiani di tutte le confessioni. Poi i pellegrini tornano a casa portandosi negli occhi e nel cuore l’antico messaggio scolpito su queste antiche mura: «Rivolgiti alla preghiera con animo puro; / mantieni il tuo cuore nell’adorazione; / dà tutto l’onore dovuto / a Dio che è immensamente buono».

di Donatella Coalova