In due libri per i più piccoli

Quando la natura
si prende cura di noi

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25 maggio 2021

Qualche giorno fa, nel corso di una visita in una scuola elementare di Roma, un bambino ha chiesto a Sergio Mattarella «qual è la cosa migliore che noi possiamo fare per l’Italia?». Con il garbo, l’intelligenza e la saggia determinazione che abbiamo imparato a conoscere, il presidente della Repubblica ha risposto «Aiutarsi gli uni gli altri, vicendevolmente». E proprio alla collaborazione reciproca, all’idea dell’aiuto e della cura della natura verso l’uomo (e, meta finora disattesa, dell’uomo verso la natura), si ispirano due recenti libri per bambini, un prezioso messaggio di speranza in questi tempi complessi di pandemia e grandi cambiamenti climatici.

È innanzitutto il caso del nuovo nato nella collana Gli Aquiloni delle Edizioni Terra Santa: La scuola sotto l’albero (Milano, 2021, pagine 96, euro 12,90) di Luciana Breggia, con illustrazioni di Paola Formica.

Nel villaggio colpito da un cataclisma di cui sappiamo solo che ha sconvolto le abitudini degli abitanti, arriva il nuovo maestro. Arriva così, senza che nessuno lo conosca né ne abbia sentito parlare dagli abitanti dei paesi vicini, “vestito” solo da uno sguardo vivace che sprizza allegria e curiosità. Un primo elemento colpisce: immediatamente, prima ancora di presentarsi, il maestro vuole conoscere la nuova realtà in cui si trova; i luoghi, le storie, le persone che la animano; guarda, osserva e ascolta.

Poi comincia con i cambiamenti: le aule vengono ridipinte dai bambini a colori vivaci, il prato sotto il grande albero dinnanzi alla scuola diventa l’Aula Magna, luogo di ritrovo per tutte le classi. Si trasformano gli spazi, e contestualmente l’accesso al sapere: le lezioni spaziano dalla storia delle parole e dei mutamenti linguistici alla coltivazione dell’orto; dalla sintesi clorofilliana all’osservazione delle stelle (con il telescopio che il maestro ha installato sul tetto della scuola); fino all’affascinante storia dei numeri. A prescindere dall’argomento, tutto insegna la pazienza e l’attenzione verso il piccolo, il fragile, il seme che germoglierà, verso la bellezza e la ricchezza delle differenze. Tutte cose che i bambini del libro conoscono spesso in negativo come rifiuto, esclusione, discriminazione.

Gli alunni ascoltano, partecipano, traboccano di domande mentre il maestro insegna loro a «guardare con gli occhi giusti». I genitori, invece, vedono ciò che manca: dove sono gli esercizi di grammatica, le tabelline, i dettati? La notizia degli strani metodi del nuovo insegnante agita padri e madri, e alcuni di loro decidono di andare a vedere di persona. Vogliono parlare a questo strano maestro che, però, li accoglie a braccia aperte. E così anch’essi impareranno a vedere.

Non è il primo libro per giovani lettori scritto da Luciana Broggia, già presidente di sezione al Tribunale di Firenze, da tempo interessata a sensibilizzare bambini e ragazzi sui temi della legalità, della giustizia e della mediazione dei conflitti. E anche questa volta l’autrice si rivela abile nell’alternare toni e registri in una squillante ode alla cura del creato.

L’altro libro è L’erbaccia di Quentin Blake (Monselice, Camelozampa 2021, pagine 36, euro 16, traduzione di Sara Saorin), uno degli illustratori più amati dai bambini di tutto il mondo (tra i riconoscimenti ottenuti, ricordiamo il Premio Andersen, il più importante premio internazionale nella letteratura per l’infanzia, attribuitogli nel 2002); Blake è del resto diventato noto per essere stato l’illustratore delle storie di Roald Dahl.

«Il mondo stava diventando secco e arido e sempre più difficile da abitare. Finché un giorno, senza alcun preavviso, nella terra si aprì una profonda spaccatura e la famiglia Dolcipirati ci si ritrovò sul fondo». È questo l’incipit della storia che vede la madre, il padre, i figli Marco e Lily — e perfino Octavia, il merlo indiano domestico che parla in continuazione — finire sul fondo di una buca. Così, senza alcuna spiegazione; l’unica certezza è l’impossibilità di uscirne. La sola cosa da fare è liberare Octavia dalla sua gabbietta e mandarla in ricognizione. Per tutta risposta, il merlo indiano torna con un seme. Un seme??!? Ma non c’è nemmeno il tempo di sorprendersi che “qualcosa” inizia repentinamente a crescere: quest’erbaccia misteriosa potrebbe essere la via per la salvezza? I Dolciprati inizialmente sono scettici, quasi annichiliti, e ancora una volta è il merlo che deve invitarli ad agire. Anche mentre si arrampicano su per la pianta, continuano a essere scettici, non vedendo quel che hanno sotto il naso (perché l’erbaccia non è solo la via di fuga, ma anche la fonte del nutrimento). L’erbaccia li recupera (quando precipitano), li culla. Li salva.

Sulla scia di Dahl, Blake mescola sapientemente tradizione, fantastico ed elementi di riflessione in una storia che unisce — con qualche eco biblica tra colomba e arca di Noè — crescita, solidarietà, fiducia e stupore. Una favola sulla capacità della natura di salvare l’umanità. Che poi finisce per essere un invito per i più piccoli a prendersene cura. «“Octavia — disse Lily — tu sapevi che sarebbe successo tutto questo?”. Ma per una volta Octavia non disse nulla».

di Silvia Gusmano