Quattro pagine - Approfondimenti di cultura, società, scienze e arte

In ascolto del silenzio pieno

Salvo «Bosco mediterraneo» (1987)
25 maggio 2021

Sono molte, moltissime le favole e le leggende che da piccoli ci insegnano a temere il bosco, presunto luogo di violenze, nefandezze e abbandoni. Eppure la curiosità di tanti ha la meglio sugli stereotipi, e il fascino del bosco — con i suoi colori, suoni, odori e misteri — abbatte i pregiudizi, e lascia il campo alla vita. «Piantare un albero è, in primo luogo, un invito a continuare a lottare contro fenomeni come la deforestazione e la desertificazione — ha detto Papa Francesco a Nairobi, nel corso del viaggio apostolico in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana (novembre 2015) —. A sua volta, piantare un albero ci provoca a continuare ad avere fiducia, a sperare e soprattutto a impegnarci concretamente per trasformare tutte le situazioni di ingiustizia e di degrado che oggi soffriamo». Con questo numero di «Quattro Pagine» entriamo nel bosco. Senza dimenticarne i chiaro-scuri (Sergio Massironi), entriamo nei suoi silenzi e nelle sue voci (Roberto Rosano), nelle sue declinazioni letterarie (Gabriele Nicolò), nella scoperta che ne fanno i bambini attraverso libri loro dedicati (Silvia Gusmano) e scuole che in esso si trovano (Enrica Riera).

Scopriamo, tra l’altro, che — al di là di miti, arti e leggende — il bosco esiste. In Italia, ad esempio, boschi e foreste coprono il 39% del territorio nazionale, offrendo «una enorme quantità di servizi ecosistemici», come scrive l’ingegnere ambientale Roberto Mezzalama (Il clima che cambia l’Italia, Torino, Einaudi 2021). Sono, le sue, pagine vibranti e dolorose dalle quali — accanto alla storia di questo patrimonio ricchissimo e prezioso — emerge però tutto il disinteresse, l’abbandono e la depredazione di cui la natura è regolarmente oggetto. Miopia? Ignoranza? Egoismo?

Torniamo ad ascoltarlo, il bosco. Seguiamo l’invito — stupito e poetico — di Gianni Rodari che anche da adulti fa bene leggere. «Invano alzi l’antenna, controlli la batteria, torturi nervosamente la manopola della sintonia. Invano ti domandi che mistero c’è sotto, perché la radiolina s’è taciuta di botto. Lasciato senza canzoni, senza i soliti rumori: “Non s’è mai visto” dici “lo sciopero dei transistori”. Suvvia, non te la prendere. Piuttosto, per una volta, goditi in pace il silenzio e le sue voci ascolta… Ascolta radiobosco che trasmette di ramo in ramo la musica della vita, il suo eterno richiamo… Ascolta il canto del vento, il mormorio dei ruscelli e tra i nidi le dolci chiacchiere degli uccelli… Segui di foglia in foglia, di sentiero in sentiero, la natura che si nasconde nel suo verde mistero» (La radiolina nel bosco).

Il bosco è vita, ristoro, curiosità, «silenzio pieno», come scrive Milena Michiko Flašar in Il signor Cravatta (Torino, Einaudi 2014, traduzione di Daniela Idra), romanzo di due solitudini nel Giappone contemporaneo. Ascoltiamo il bosco, proviamo a tornare ad ascoltarlo. C’è tanto da imparare.

di Giulia Galeotti