Cattolici ed evangelici tedeschi chiedono una normativa più favorevole alle famiglie dei migranti

Risorsa preziosa

 Risorsa preziosa  QUO-115
24 maggio 2021

Occorre un maggiore impegno per favorire il ricongiungimento delle famiglie dei rifugiati e quelle con protezione sussidiaria perché esse sono uno spazio vitale particolarmente importante «in cui la responsabilità reciproca si assume a lungo termine e la fiducia può crescere. Per le Chiese, la famiglia è una risorsa molto preziosa che deve essere protetta». Con queste parole si sono espressi il rappresentante del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd), Martin Dutzmann, e quello della Chiesa cattolica presso le istituzioni del Paese, Karl Jüsten, in occasione della recente Giornata internazionale della famiglia, istituita nel 1994 dalle Nazioni Unite.

Un evento che assume ancora una volta un significato di rilievo in relazione alla drammatica situazione che in tutto il mondo stanno attraversando migliaia di migranti privati della gioia di stare insieme ai propri cari, spesso anche per lunghi anni. Per chi beneficia dello status di protezione sussidiaria — quei cittadini extracomunitari o apolidi che, pur non presentando i requisiti per poter ottenere il riconoscimento di rifugiato, hanno ugualmente esigenza di protezione internazionale per non rischiare la vita in caso di rimpatrio — il ricongiungimento familiare infatti è possibile solo dal 2018 per motivi umanitari e per un massimo di mille persone al mese. «Poiché la reale situazione di vita dei rifugiati e di quelli con protezione sussidiaria non differisce l’una dall’altra, è incomprensibile che anche coloro che hanno protezione sussidiaria non abbiano diritto al ricongiungimento familiare», ha affermato Jüsten.

Oltre a questi ostacoli legali per coloro che godono di protezione sussidiaria, ci sono notevoli difficoltà pratiche nel ricongiungimento familiare per i profughi che hanno diritto alla protezione internazionale. Ciò include lunghi tempi di attesa presso le missioni diplomatiche tedesche all’estero, con numerosi casi di documenti mancanti o difficili da ottenere. «Alcune persone — ha sottolineato Dutzmann — aspettano anni per rivedere i loro cari. Non è raro che i matrimoni si sciolgano o che i membri della famiglia muoiano durante questo periodo. Tutto questo è insopportabile», soprattutto in tempi difficili come questo contrassegnato dalla pandemia. «Quello che serve è un ritmo più flessibile che sia più orientato al benessere delle famiglie» ha concluso il rappresentante della Chiesa evangelica, con una procedura legislativa più snella e accelerata considerando, ha aggiunto Jüsten, come sia difficile l’integrazione nella società quando la vita di queste persone è interamente rivolta alla preoccupazione per i parenti nel Paese di primo rifugio o in quello di origine.

Attualmente, secondo quanto previsto dalla legge nazionale sulla residenza, il ricongiungimento familiare degli stranieri è soggetto a diversi requisiti. In linea di principio, in conformità con gli articoli 29 e seguenti, il rifugiato deve essere in possesso di un permesso di soggiorno e avere uno spazio sufficiente per vivere dignitosamente insieme alla sua famiglia. Inoltre, l’identità dei parenti che entrano in Germania deve essere accertata e il sostentamento economico assicurato, con i coniugi in grado di comunicare in modo semplice in lingua tedesca. Tali requisiti riguardano le persone aventi diritto all'asilo, rifugiati riconosciuti e altri titolari di permessi di soggiorno umanitari se la domanda di ricongiungimento familiare è stata presentata entro tre mesi dalla concessione della protezione e al contempo il ricongiungimento familiare non è possibile in un Paese terzo con il quale si ha un legame particolare. Al nucleo familiare con protezione sussidiaria, invece, può essere concesso un permesso di soggiorno solo per motivi umanitari. Il rilascio dei visti, come in precedenza accennato, è limitato a un massimo di mille per non più di trenta giorni, ostacolo non da poco al ricongiungimento familiare. Questo tetto, però, non è stato esaurito sebbene i centri di consulenza segnalino che molte famiglie sono ancora in attesa di appuntamenti con le rappresentanze diplomatiche tedesche all’estero: ai parenti di coloro che hanno protezione sussidiaria sono stati concessi solo 19.056 visti invece dei potenziali 29.000, corrispondenti al 65,7 per cento del totale. Il ricongiungimento familiare in generale è diminuito del 29,3 per cento nel 2020 (75.978 visti) rispetto al 2019 (107.520) a causa della ridotta attività di molte sezioni per i visti in seguito al diffondersi della pandemia.

di Rosario Capomasi