Biden: gli Usa sostengono la soluzione dei due Stati

Regge la tregua
tra Gaza e Israele

TOPSHOT - A Palestinian child stands amidst the rubble of buildings, destroyed by Israeli strikes, ...
22 maggio 2021

Regge la tregua tra la Striscia di Gaza e Israele, nonostante i nuovi scontri segnalati a Gerusalemme, nel complesso della Spianata delle moschee-Monte del Tempio. La comunità internazionale registra una importante successo diplomatico, grazie anche alla mediazione dell’Egitto, e pone quale priorità la ricostruzione di Gaza. «La ricostruzione è fondamentale, non per Hamas, ma per la popolazione palestinese» ha detto ieri il portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, confermando l’impegno dell’amministrazione Biden negli sforzi umanitari.

Il presidente Joe Biden, ha voluto sottolineare l’importanza di perseguire la soluzione dei due Stati per due popoli, sostenuta anche dalle Nazioni Unite. «Non c'è alcun cambiamento nel mio impegno alla sicurezza di Israele, punto e basta. C'è bisogno di una soluzione a due stati» ha dichiarato Biden in un briefing con la stampa. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha avuto ieri un colloquio telefonico con il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Al centro le misure per mantenere il cessate il fuoco. D’altro canto, Psaki ha confermato che «l'amministrazione Biden non ha alcuna intenzione di cambiare l’assistenza alla sicurezza di Israele».

Nel frattempo, si registrano le prime reazioni politiche al conflitto. «Le uniche cose che mi guidano nel prendere le decisioni sono la sicurezza e l’incolumità del popolo israeliano» ha dichiarato il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, parlando a Tel Aviv dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Nell’operazione “Guardiano delle Mura” contro Hamas, «Israele ha dovuto misurarsi anche con tumulti e violenze nel proprio territorio» in cui «persone innocenti sono state aggredite, sinagoghe sono state bruciate e ci sono stati episodi di saccheggio» ha sottolineato il leader del Likud. «La leadership araba in Israele deve condannare quanto avvenuto» ha poi dichiarato. «Così come di fronte al Covid, agiremo per ricostruire la coesistenza».

Molto diverso l’atteggiamento di Hamas. «Abbiamo distrutto il progetto di coesistenza con Israele» ha affermato il leader del movimento palestinese Ismail Haniyeh, rivendicando la vittoria. «Quello che succederà dopo questa battaglia non è quello c'era prima. Vedrete molti contatti diplomatici e successi — ha dichiarato — abbiamo visto la nostra nazione risvegliarsi». Inoltre «la sconfitta d’Israele nella guerra di Gaza avrà importanti conseguenze sul suo futuro» ha aggiunto.

La tregua è stata accolta positivamente anche dalla Turchia, che però ha chiesto un’azione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per garantire pace e convivenza in Medio oriente. «Per evitare il ripetersi del dolore e delle lacrime è necessario che Israele revochi il blocco disumano che ha imposto a Gaza e sia ritenuto responsabile sulla scena internazionale per i crimini commessi» si legge in una nota del ministero degli Esteri di Ankara.

Come accennato, a Gerusalemme la tensione resta alta. La polizia israeliana ha fatto ingresso ieri nel complesso della Spianata delle Moschee-Monte del Tempio. Secondo le informazioni giunte ai media, tumulti si sono verificati in mattinata al termine delle preghiere del venerdì. Gli agenti hanno disperso la folla con granate assordanti.

La dinamica dei fatti resta ancora da definire con precisione. Secondo la polizia israeliana, un centinaio di dimostranti ha lanciato verso gli agenti pietre e una bottiglia incendiaria per poi essere dispersi con la forza. La Mezzaluna Rossa ha riferito che una quindicina di persone sono rimaste contuse da proiettili rivestiti di gomma o intossicate da gas lacrimogeni. Nel pomeriggio a Gerusalemme est si sono svolte due manifestazioni, alla porta di Damasco (uno degli accessi alla Città Vecchia) e nel rione di Sheikh Jarrah. Intanto, manifestazioni di sostegno a Hamas e ad altri gruppi armati nella Striscia si sono tenute in diverse città della Palestina fra cui Hebron, Ramallah e Betlemme.

Intanto, dopo quasi due settimane di bombardamenti, ieri gli abitanti di Gaza sono tornati a popolare le strade del loro territorio. Aiuti umanitaria stanno arrivando nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom, riaperto da Israele. Tuttavia, la distruzione è ovunque. Come riferiscono testimoni locali, intere famiglie sono rientrate a Gaza City, incredule alla vista delle distruzioni. Rioni che credevano di conoscere bene hanno mutato la fisionomia, interi palazzi sono svaniti. Nelle strade le squadre di soccorso coi giubbotti rossi sono ancora impegnate a scavare fra le macerie nella speranza, remota, di trovare ancora superstiti e per recuperare i cadaveri di quanti erano dati per dispersi. Ieri, nel rione di Tel al-Hawa, è tornato alla luce il corpicino di una bambina di tre anni, sconosciuta ai soccorritori. Dei 243 morti registrati dalle fonti di Hamas, 67 erano bambini o minori.

Anche in Israele, soprattutto nelle città più colpite dai bombardamenti di Hamas e Jihad islamica, la vita cerca di tornare ad un ritmo normale. Le restrizioni di movimento alle quali dovevano attenersi le famiglie israeliane del centro e del sud del paese sono state tolte dalle autorità di sicurezza, anche se scuole e centri educativi rimangono ancora chiusi.

Secondo diverse fonti di stampa, una delegazione egiziana è arrivata in Israele e a Gaza per monitorare la tregua e avanzare nella mediazione tra le due parti, confermando il ruolo chiave dell’Egitto.