È tregua dopo undici giorni di scontri armati

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21 maggio 2021

Israele e la Striscia di Gaza hanno raggiunto una tregua dopo giorni di intensi combattimenti. È il risultato di un paziente lavoro diplomatico condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ora il lavoro di mediazione verrà svolto dall’Egitto. Ripercorriamo questi giorni di scontri armati che hanno coinvolto tanto la Striscia di Gaza quanto numerose località della Cisgiordania.

6 maggio

La Corte suprema israeliana decide lo sgombero di sette famiglie da Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme est. Le proteste degenerano in violenze tra manifestanti palestinesi e gruppi di israeliani.

7 maggio

Le forze dell’ordine israeliane fanno irruzione nell’area della Spianata delle Moschee-Monte del Tempio, dove decine di palestinesi stanno protestando contro gli sgomberi. Dopo le preghiere nel complesso della moschea di Al Aqsa, alcuni palestinesi iniziano a lanciare pietre e altri oggetti contro gli agenti di polizia israeliani. In risposta, gli agenti  sparano granate stordenti non-letali. Nello stesso giorno si celebrano  la giornata islamica di Laylat al-Qadr (una delle notti della fine del Ramadan) e la Giornata di Gerusalemme israeliana. Le violenze causano oltre trecento feriti. Alcuni razzi sono esplosi da Gaza, senza conseguenze.

8-9 maggio

A causa degli scontri in diversi quartieri di Gerusalemme, la Corte suprema israeliana rinvia di 30 giorni la sentenza sugli sfratti. La polizia israeliana vieta agli ebrei di recarsi nell’area della Spianata delle Moschee - Monte del Tempio  per i festeggiamenti legati alla Giornata di Gerusalemme. Ottanta le persone ferite nei nuovi scontri tra manifestanti e polizia.  

10-11 maggio

Hamas e la Jihad islamica, i due principali gruppi palestinesi considerati da molti paesi organizzazioni terroristiche che controllano la Striscia di Gaza, decidono di attaccare Israele lanciando razzi contro le città vicino al confine. Un razzo raggiunge quasi Gerusalemme. La risposta israeliana non si fa attendere: le operazioni militari colpiscono e distruggono diverse centinaia di obiettivi militari nella Striscia. L’esercito israeliano annuncia di aver ucciso diversi alti comandanti di Hamas e Jihad. A Gerusalemme est la tensione è altissima. Nell’area della Spianata delle Moschee - Monte del Tempio la polizia israeliana  esplode proiettili di gomma, granate stordenti e fumogeni contro i manifestanti palestinesi che lanciano pietre, bottiglie, petardi e molotov. Hamas chiede a Israele di sgomberare l’area. 

12 maggio

L’aviazione israeliana entra in azione colpendo centinaia di obiettivi nella Striscia in risposta al lancio dei razzi. La protesta dilaga nelle città israeliane: critica la situazione soprattutto a Lod, dove il sindaco dichiara di aver perso il controllo e chiede al governo di dispiegare i militari. A Sderot sette civili israeliani sono feriti dai razzi di Hamas, mentre un soldato muore dopo che il veicolo sul quale viaggiava è colpito da un missile anticarro. Ad Acri, un uomo ebreo è aggredito e gravemente ferito da una folla araba armata di bastoni e pietre mentre guidava la sua auto. Un palestinese è ucciso dai proiettili delle forze israeliane in un campo profughi a sud di Hebron. Episodi simili si registrano in diverse altre località palestinesi e israeliane. 

13 maggio

L’escalation non si ferma. Hamas lancia droni suicidi contro obiettivi militari israeliani. L’esercito israeliano richiama 7.000 riservisti. I media diffondono la voce di un’invasione israeliana della Striscia via terra, poi smentita. Sono segnalati scontri anche a Beersheba, Rahat, Ramla, Nassiriyah, Tiberiade ed Haifa. Iniziano le prime reazioni internazionali: Stati Uniti e Unione europea chiedono lo stop delle ostilità. Turchia e Iran condannano Israele. 

14 maggio

L’esercito israeliano lancia una massiccia operazione contro la rete di tunnel sotto il confine tra Gaza e Israele. Il bilancio, secondo fonti palestinesi, è drammatico: si parla di decine di combattenti palestinesi uccisi e la maggior parte dell’arsenale di Hamas distrutto. I palestinesi rispondono lanciando migliaia tra razzi e missili contro Tel Aviv, Asqelon, Sderot, Ashdod, e Beersheba. Altri incidenti in Palestina, in particolare a Hebron, dove gli scontri causano un centinaio di feriti. Ucciso un palestinese che aveva tentato di accoltellare un soldato.

15 maggio

Attaccato da un raid israeliano l’edificio Al Jalaa a Gaza, che ospitava giornalisti di Al Jazeera e Associated Press, e una serie di altri uffici e appartamenti. L’immobile è colpito da almeno 4 missili. Israele afferma di aver mostrato agli Stati Uniti le prove che era la sede di varie attività di Hamas. Almeno trenta razzi palestinesi raggiungono la periferia di Tel Aviv. Scontri a Betlemme e Hebron. 

16 maggio

Riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che però non riesce a raggiungere un’intesa su una risoluzione comune per chiedere la fine delle violenze. Pesanti scontri in Palestina, ad Azzun, a Huwara, a Ras Karkar e Nabi Saleh e a Idhna. A Gerusalemme sette soldati israeliani restano feriti. 

17 maggio

Emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza, dove tutte le principali infrastrutture, tra le quali soprattutto la centrale elettrica, hanno smesso di funzionare. Gravi danni anche alle strutture sanitarie. L’Onu riferisce che almeno 50.000 palestinesi necessitano di aiuti. Decine di attacchi israeliani sulla Striscia. Durante i bombardamenti viene distrutto l’unico centro anti-covid del territorio palestinese. Israele denuncia decine di razzi palestinesi contro le città del sud. 

18 maggio

Iniziano i primi contatti diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco. Israele concede l’apertura, per alcune ore, del valico di Kerem Shalom, nel sud della Striscia, per consentire il passaggio di aiuti umanitari. La Francia propone una bozza di risoluzione all’Onu. 

19 maggio

Ancora scontri al confine. Un convoglio di aiuti umanitari giordani destinato all’ospedale giordano di Gaza non  riesce a entrare  nella Striscia di Gaza perché il valico di Kerem Shalom da cui doveva transitare è stato oggetto di un attacco di Hamas. Netanyahu: «Siamo determinati ad andare avanti con l’operazione fino a quando la calma e la sicurezza per i cittadini israeliani non saranno ristabilite». Il presidente Usa Joe Biden interviene chiedendo «una significativa de-escalation» delle operazioni e il dialogo in vista di una tregua duratura. 

20 maggio

Israele e Hamas e Jihad annunciano un cessate il fuoco «reciproco e simultaneo» a partire dalle prime ore di venerdì mattina grazie alla mediazione dell’Egitto. Le forti pressioni internazionali, a cominciare da quelle del presidente statunitense Biden, si sono infine concretizzate portando le parti ad accettare l’iniziativa egiziana. Il Cairo invia delegazioni. Soddisfazione viene espressa dalle Nazioni Unite e dall’Unione europea. Prima dell’annuncio del cessate il fuoco, le zone del sud di Israele erano tornate sotto attacco: un missile anti-tank da Gaza aveva  centrato, a ridosso della linea di demarcazione un autobus militare dal quale erano appena scesi i soldati. Israele aveva risposto con nuovi raid in diversi punti della Striscia.