PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
L’iniziativa di agricoltura familiare in Brasile

Ciranda: un canto
per la terra

 Ciranda: un canto per la terra  QUO-109
17 maggio 2021

La Ciranda fa parte del patrimonio culturale della maggior parte dei bambini del Brasile. È una canzone, con una danza in cerchio, che ricorda le mogli dei pescatori del nord-est del Paese che cantavano aspettando il rientro dei mariti dal mare. Una danza comunitaria, sempre in attesa «dell’altro», proprio come un progetto sviluppato nella città di Açailândia, nello Stato di Maranhão, in piena Amazzonia brasiliana.

Un gioco preso sul serio dal 2018. Ciranda, acronimo di Centro di innovazione rurale e di sviluppo agroecologico, ha deciso di scommettere sull’agroecologia come alternativa economica alla catena mineraria e all’agrobusiness della regione, che si trova proprio in mezzo alla ferrovia «Estrada de Ferro Carajás» (Efc), che collega la più grande miniera di ferro a cielo aperto del mondo, a Carajás, nel sud-est del Pará, al Porto di Ponta da Madeira, a São Luís, in Maranhão.

L’ecologia integrale emerge così come una possibilità reale affinché le famiglie non dipendano solo dall'estrazione, ma siano in grado di salvare l’economia locale, generando reddito in casa, con meno impatto sull'ambiente. Il coordinatore di Ciranda, Xoán Carlos Sanches Couto, missionario laico comboniano, è colui che spiega la relazione con la casa comune, che può essere adattata alla realtà di ciascuno: «Ciranda promuove tecnologie appropriate per gli agricoltori familiari e i contadini. Qui testiamo e applichiamo tecnologie e forme di produzione che si adattano albene alle dimensioni delle proprietà degli agricoltori familiari, alle loro conoscenze, alla forza lavoro che trovano all’interno delle loro famiglie e all'ambiente che abbiamo in questa regione».

Agroecologia ispirata alla «Laudato si’»


Xoán è un agronomo spagnolo, si trova in Brasile da 20 anni e lavora con le famiglie nella regione amazzonica del Maranhão. All’inizio, ha creato la Casa Família Rural, un tipo di scuola agricola comunitaria per migliorare la vita e l’educazione della gioventù rurale. Oggi, insieme a Ciranda, porta avanti due progetti che aiutano nella formazione teorica e tecnica 70 famiglie della regione.

Nei corsi offerti, i figli dei contadini imparano a familiarizzare con i modi di produrre colture agroecologiche, con la possibilità di applicarle nelle loro proprietà. Si tratta di tecnologie adatte all'agricoltura familiare che, una volta apprese a scuola, vengono trasmesse alle famiglie e alle comunità in un flusso permanente di incentivi per non abbandonare l’ambiente rurale. Questo è uno dei buoni esempi provenienti dal Brasile, un’azione che non risolve i problemi globali, ma conferma «che l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente» per migliorare l'ambiente (Papa Francesco, Laudato si’, 58).

Nella Settimana Laudato si’— quando si sta per celebrare il sesto anniversario dell’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune — questa idea di lavorare con l’agroecologia, afferma Xoán, appare ancora più ispirata dal documento pontificio, «un incrocio di scienza e fede, che ha cercato il meglio che la scienza ha prodotto per spiegare la crisi ambientale, per dare una risposta con la fede, ma anche con una base scientifica. Così anche il Centro Ciranda prende la stessa strada. Usiamo la conoscenza scientifica, abbiamo partnership con istituti di ricerca e università, ma allo stesso tempo la nostra risposta si basa sui bisogni delle comunità, valorizzando anche la conoscenza tradizionale».

Xoán fornisce esempi delle tecniche insegnate, che vanno dalla bioedilizia, una forma tradizionale di costruzione ampiamente praticata nella regione con argilla e tegole fatte di materiale riciclato, alla produzione di biogas e alla raccolta di acqua piovana con cisterne. Ma si praticano anche l’avicoltura, la piscicoltura e l'apicoltura; si allevano maiali all'aperto e si incoraggiano sistemi agroforestali attraverso la piantagione di alberi da legno e da frutta e pure colture annuali che sono la base alimentare dei residenti, «come il mais, i fagioli, la manioca. Tutto questo è piantato insieme in una forma chiamata policoltura, dove non c’è monocoltura e una specie aiuta l'altra, in modo da avere un ambiente equilibrato: è molto difficile che un parassita o qualche insetto attacchi e causi danni economici. Quindi è un modo per ispirarsi alla natura, che ha anche la sua base scientifica».

Le sfide di Ciranda: dagli incendi all'agrobusiness


Nonostante i buoni risultati, esistono delle sfide: è il caso degli incendi che provengono da altre proprietà vicine. Xoán dice che generalmente riescono a salvare le coltivazioni permanenti, ma le altre aree, con le loro esperienze di pascolo ecologico e riserve forestali, sono gravemente danneggiate dal fuoco, come è successo negli ultimi due anni: «questa è una sfida che ci porta a pensare come, per i prossimi anni, per superare questo problema si possano costruire barriere forestali meno suscettibili al fuoco. Anche così, comunque, i risultati sono già promettenti: vediamo nelle famiglie un entusiasmo e la volontà di continuare a lavorare la terra, sapendo che questa è una missione per fornire cibo all’umanità e che ciò può essere fatto conservando la nostra casa comune, senza degradare l’ambiente».

L’alleanza con la natura è già molto presente nella vita della maggior parte dei contadini. Eppure non tutti hanno questa consapevolezza, perché l’agrobusiness è molto presente a livello locale, «trasformando economie, paesaggi e menti». Come conferma il Papa nella Laudato si’ (54), «molto facilmente l'interesse economico arriva a prevalere sul bene comune» e «qualunque tentativo delle organizzazioni sociali di modificare le cose sarà visto come un disturbo provocato da sognatori romantici». Xoán è pienamente consapevole del fatto che Ciranda sia un’esperienza che «contraddice profondamente i fondamenti del mercato capitalista, dove chi ha di più e chi fa più soldi vale di più». Per questo, molte volte, spiega, «le famiglie tendono a essere ridicolizzate, a essere minimizzate, a dire che questo non funziona, che questo non può nutrire l'umanità, quando abbiamo già diverse ricerche che dicono che, per esempio, un ettaro di agroforestazione — che è il metodo con cui lavoriamo, il sistema agroforestale — è più produttivo di un ettaro di monocoltura di soia. Questo in termini monetari, ma anche in termini ecologici. Quindi, smantellare questa “razionalità monetarista” è una delle sfide che abbiamo e a cui lavoreremo nei prossimi anni».

di Andressa Collet