Il clima al centro del colloquio in Vaticano tra il Pontefice e John Kerry

Un impegno comune
a tutela dell’ambiente
per il bene di tutto il Pianeta

 Un impegno comune a tutela dell’ambiente per il bene di tutto il   Pianeta Un impegno comune a ...
15 maggio 2021

Prima dell’udienza di questa mattina, sabato 15 maggio, John Kerry era stato già ricevuto dal Papa nel 2016, quando ricopriva la carica di segretario di Stato dell’allora capo della Casa Bianca, Barack Obama. Ora torna con il ruolo di inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima. Dopo l’incontro con Francesco, John Kerry, nell’intervista a Vatican News, ha parlato delle emergenze affrontate nel colloquio con il Santo Padre, a partire proprio dalla ormai improcrastinabile esigenza di tutelare l’ambiente e portare avanti una politica di diminuzione dell’inquinamento e di sfruttamento sostenibile dell’ambiente.

«Il Papa — ha detto Kerry — è una delle grandi voci della ragione e una convincente autorità morale sul tema della crisi climatica. È stato un precursore, anticipando i tempi. La sua enciclica Laudato si’ è davvero un documento molto, molto potente, eloquente e molto persuasivo dal punto di vista morale. E penso che la sua, sarà una voce molto importante che ci accompagnerà fino alla Conferenza di Glasgow, alla quale credo intenda partecipare. Quindi, abbiamo bisogno di tutti in questa battaglia. Tutti i leader del mondo devono unirsi e ogni Paese deve fare la sua parte. E penso che il Santo Padre parli con un’autorità morale che è unica».

«Abbiamo bisogno di tutti in questo impegno per la tutela dell’ambiente», ribadisce Kerry, ognuno in base alle proprie possibilità. Infatti, spiega, «ci sono differenze tra i Paesi, quello che possono fare e quello che stanno facendo oggi, che è parte del problema e della soluzione. E queste differenze sono state accolte nell’Accordo di Parigi. C’è una “responsabilità comune, ma differenziata”. Abbiamo tutti — insiste — una responsabilità comune, questa è la chiave. Nessun Paese è esente dalla necessità di prendere misure per affrontare la crisi».

«D’altra parte — aggiunge — non ci aspettiamo che un’economia molto piccola, che emette piccole quantità di gas serra, faccia la stessa cosa che faremo noi. Lo sappiamo, siamo il secondo Paese per emissioni di gas serra nel mondo. La Cina è il primo; dopo gli Stati Uniti c’è l’India e poi ci sono la Russia e altri Paesi. Ma la linea da seguire è questa: nessun Paese può risolvere questo problema da solo. Tutti dobbiamo fare dei passi in avanti. Gli Stati Uniti devono mettere la loro giusta quota di finanziamento per fare il possibile per contribuire alla riduzione delle nostre emissioni, e lo stiamo facendo!».

«Il presidente Biden — conferma Kerry — ha fissato l’obiettivo di ridurre le nostre emissioni nel prossimo decennio del 50-52%. Ma abbiamo bisogno che altri grandi Paesi emettitori facciano la loro parte, operando delle riduzioni. Non si può continuare ad utilizzare una centrale a carbone ed essere davvero parte della soluzione di cui abbiamo bisogno. Condividiamo tutti lo stesso dovere. Venti Paesi sono responsabili di circa il 73,75% delle emissioni. Quindi quei venti Paesi, che sono i più sviluppati del mondo, hanno una responsabilità particolare. Ma tutti hanno la responsabilità di essere parte della soluzione». E «penso — aggiunge — che Sua Santità, Papa Francesco, parli con un’autorità unica, un’autorità morale irresistibile. Speriamo possa aiutare a spingere le persone verso una maggiore ambizione per arrivare all’obiettivo».

«Possiamo farlo — assicura Kerry —. Questa è la cosa importante. La gente deve sapere che questo è fattibile. E nel farlo, possiamo creare milioni di posti di lavoro. Possiamo avere un’aria più pulita. Possiamo avere una salute migliore. Possiamo avere meno casi di cancro. E dobbiamo fare questo tutti insieme».

di Giancarlo La Vella